Valeva davvero poco la parola di D’Azeglio
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Un aforisma al giorno toglie il medico di torno


Massimo D’Azeglio, un uomo politico dell’Ottocento, oltre a essere di nobile schiatta fu genero di Alessandro Manzoni, primo ministro, pittore, scrittore e letterato, insomma un uomo di ragguardevole pensiero e, immaginavamo, di moderne vedute. Invece, a distanza di oltre un secolo e mezzo, dobbiamo domandarci quanto fossero moderne le sue vedute se riteneva una straordinaria concessione maschile dire la verità alle donne e mantenere con esse la parola data.
Ebbene, se questo era il pensiero di D’Azeglio, che come primo ministro governò il regno sardo-piemontese qualche anno prima di Cavour, non dobbiamo stupirci se bisognerà attendere l’affermazione della Repubblica, ottantacinque anni dopo l’Unità d’Italia, per vedere le prerogative delle donne messe almeno sullo stesso piano giuridico degli uomini. Un nostro convincimento che si presta a una riflessione che vale per ieri e soprattutto per oggi: metti una verità in mano a un uomo e questo la fa diventare una lama tagliente da utilizzare contro i suoi avversari o un noioso asserto filosofico; mettila in mano a una donna ed essa si trasforma in un lussureggiante prato dove ogni giorno sboccia un nuovo fiore.

Sicché, alla fine, la verità diventa un corposo e variopinto bouquet. Altri, più prosaicamente, definiscono il rigoglio del nostro prato ideale una semplice propensione al pettegolezzo. In realtà è creatività, è intelligenza, è fantasia… è un’infiorata alla vita.
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