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Una vittoria a manico d’ombrello

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Qualche osservatore ha definito “voto inutile” quello dato ai vari Orbàn, Salvini, Le Pen e Farage. Ma appioppare tale valenza ad un voto che, in fondo, è stato di protesta per le politiche fin qui seguite dall’UE significa essere chiusi ad ogni istanza di cambiamento ed incapaci di saper cogliere una realtà chiara agli occhi di tutti: anche se il voto europeo ha rafforzato i sovranisti e fatta sudare la riaffermazione agli europeisti, la vittoria di questi ultimi, benché sia stata numerica non lo è stata certamente sotto l’aspetto morale
– Enzo Ciaraffa –

Dalle elezioni europee del 23/26 maggio è venuta fuori un’Unione non proprio in buona salute perché ancora più divisa di prima fra gli eurofili, in calante maggioranza, e gli eurofobi che sono più incisivi oggi rispetto al passato dal punto di vista numerico. Al momento, però, gli equilibri che si vanno prefigurando nel nuovo Parlamento Europeo ci inducono a non essere affatto d’accordo con quelli che ritengono inutile la forte avanzata degli eurofobi, o come minimo sovranisti perché, anche se non hanno raggiunto la maggioranza che auspicavano, sono in numero sufficiente per contrastare o amplificare in negativo alcune scelte del prossimo governo d’Europa. Il che potrebbe avvenire persino prima del previsto.

Prendiamo ad esempio il vertice che i leader europei hanno tenuto il 28 maggio a Bruxelles per decidere sulle nuove nomine nel prossimo Europarlamento e, in particolare, per individuare il successore di Juncker alla presidenza della Commissione Europea. Nella circostanza i leader hanno potuto decidere soltanto di non decidere a causa dei forti contrasti che – nonostante i tanti bacetti di Aquisgrana dello scorso gennaio – sono sorti tra il presidente francese Macron e la cancelliera tedesca Merkel. Il primo, infatti, sponsorizzava il suo connazionale Michel Barnier, negoziatore della Brexit, mentre la seconda proponeva un tedesco, il capogruppo uscente del Partito PPE al parlamento di Strasburgo, Manfred Weber.

Sembrerebbe una perfetta situazione di stallo e invece non lo è, perché la baruffa Macron – Merkel sulla nomina del prossimo presidente europeo sta facendo salire le quotazioni della svedese Margrethe Vestager sulla quale, benché proveniente dalla sinistra radicale, potrebbero confluire i voti di eurofobi e sovranisti. In questo modo essi rimarcherebbero il proprio accresciuto peso nell’europarlamento e, cosa che riterrebbero ancora più godibile, farebbero grande dispetto a Macron e alla Merkel, i bardi europei dell’immigrazione proveniente dall’Africa… purché diretta in casa d’altri.

Dicevamo agli inizi che qualche analista ha definito “voto inutile” quello dato ai vari Orbàn, Salvini, Le Pen e Farage. Ma appioppare tale valenza ad un voto che, in fondo, è stato di protesta per le politiche fin qui seguite dall’UE significa essere chiusi ad ogni istanza di cambiamento ed incapaci di saper cogliere una realtà chiara agli occhi di tutti. Infatti, anche se il voto europeo ha rafforzato i sovranisti, che comunque hanno perso, e non ha scaldato il cuore gli europeisti, che comunque hanno vinto, la vittoria di questi ultimi, benché sia stata numerica non lo è stata certamente sotto l’aspetto morale.

Sì, perché nonostante il copioso aiuto che essi hanno ricevuto dall’establishment continentale ed extra continentale, dopo avere agitato per mesi improponibili spettri del passato, non hanno fatto numeri strabilianti alle elezioni e, sotto sotto, sono rimasti anche un po’ delusi da una grigia affermazione elettorale, tanto grigia quanto ordinaria e con in bocca il sapore della “conservazione”.

Almeno così pensano i nostri vignettisti Donato e Mario Tesauro.

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