Stiamo attenti al negazionismo di segno opposto
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Nonostante le diverse mutazioni del nuovo coronavirus, la medicina ufficiale continua a non interrogarsi, a non indagare ed eventualmente spiegare le diverse conseguenze che questo produce sull’organismo umano a medio termine, scegliendo di rimanere arroccata sulla Linea Gustav della vaccinazione, dimenticando che la pratica vaccinica è la profilassi di una malattia, non la cura dei suoi effetti collaterali, qualcuno dei quali, come ha ipotizzato il premio Nobel Luc Montagnier, anche grave come l’acclarata comparsa dell’Hiv in alcuni soggetti guariti dal Covid-19
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Crediamo di aver scritto tutto il male possibile sulla pessima gestione logistica dell’epidemia da Covid-19 da parte del governo italiano e, nondimeno, non ci siamo mai fatti arruolare dai tanti quaresimalisti o da quelli che il virus scioccamente snobbano perché atteggiamenti così estremi in un settore, quello della medicina, che fonda la sua stessa ragione d’essere sulla ricerca e non sulle ideologie sono irrazionali. E d’altronde, chiunque dovrebbe poter realizzare che la pratica vaccinica ha debellato malattie che hanno afflitto l’umanità per millenni.
Prima di andare avanti, però, vogliamo spiegare che quando parliamo di “pessima gestione logistica dell’epidemia” ci riferiamo anche ai cronici ritardi delle comunicazioni del governo, di un’informazione incapace di scavare, di andare oltre i comunicati di Rocco Casalino d’infausta memoria e della stessa medicina arruolata dal governo che, senza nessuna riflessione critica sul proprio operato di questi mesi, ha ibernato col terrore l’opinione pubblica e la politica già di loro in preda alla paura e al marasma. Ma l’informazione, assieme ai virologi d’assalto e ai Social in veste di custodi della morale pandemica, ha fatto di peggio laddove ha messo in croce coloro che non erano d’accordo su come il governo stava gestendo la pandemia e bollato come fake news tutte le voci scientificamente e motivatamente dissonanti dalla vulgata corrente. Sicché, soltanto i punti di vista e le opinioni dei più visibili sui media costituivano verità rivelate se non dogmi assoluti. Eppure la scienza è un campo dove, pur sposando l’azione, l’intelletto non può prescindere dai dubbi: lo scienziato che si dedica alla scoperta di un farmaco non è mai portatore di certezze ma, semmai, di dubbi perché fino alla fine della sperimentazione egli può soltanto sperare – perché non n’è certo – che le sue teorie e calcoli si rivelino poi esatti. Insomma, un autentico uomo di scienza e un giornalismo non arruolati non si sognerebbero mai di acclarare, o negare, malattie, cure e loro conseguenze senza avere alle spalle una solida letteratura scientifica. E invece…
È successo con la clorochina più o meno un anno fa, quando all’ex presidente degli Usa, Donald Trump, i media diedero quasi del demente perché si stava facendo curare con quel farmaco per prevenire il contagio del coronavirus. Stessa acredine mediatica e scientifica contro un premio Nobel per la medicina, il biologo e virologo francese Luc Montagnier, perché aveva sostenuto che la diffusione del Covid-19 era stato un errore umano e che trattavasi, in pratica, di un virus ingegnerizzato: «Con il mio collega, il biomatematico Jean-Claude Perez, abbiamo analizzato attentamente la descrizione del genoma di questo virus Rna. Non siamo stati i primi: un gruppo di ricercatori indiani ha cercato di pubblicare uno studio che mostra come il genoma completo di questi virus abbia all’interno delle sequenze di un altro virus, quello dell’Aids […] La sequenza dell’Aids è stata inserita nel genoma del coronavirus per tentare di fare il vaccino». Apriti cielo, il migliore epiteto con il quale il povero Montagnier venne gratificato dai media fu quello di rincoglionito complottista.
Ma dopo aver prematuramente trattato l’ex presidente americano Trump a pesci in faccia per l’uso della clorochina, i media misero la sordina alla notizia che il Consiglio di Stato aveva, in pratica, dato ragione al Tycoon stabilendo che l’idrossiclorichina poteva essere utilizzata dai medici per le malattie autoimmuni. Peraltro, mentre partiva molto stentatamente la campagna di vaccinazione, siamo stati chiamati a fare i conti anche con le diverse varianti del virus cinese che sono comparse in Inghilterra, in Scozia, in Africa, in Brasile e anche a Napoli, dove l’Istituto Pascale e l’Università Federico II hanno da poco individuato l’ennesima variante del Covid-19 e catalogata come B.1.525. Eppure, nonostante tutte queste varianti, la medicina ufficiale continua a non interrogarsi, a non indagare e spiegare le diverse conseguenze che il Covid-19 produce sull’organismo umano a medio termine, scegliendo di rimanere arroccata sulla Linea Gustav della vaccinazione, dimenticando che la pratica vaccinica è la profilassi di una malattia e non la cura dei suoi effetti collaterali, qualcuno dei quali, come ipotizzato da Montagnier, anche grave come l’Aids. Ma, per imprimere una svolta davvero dinamica alla guerra in corso contro il virus, bisognerebbe partire dal padre di tutti gli interrogativi: dov’è realmente nato il Covid-19?
Il professor Roland Wiesendanger è un fisico tedesco specializzato in nano-scienze, oltre che ordinario presso l’Università di Amburgo, dove ha creato un Centro nazionale di nanotecnologia. Pensate alla caratura dello scienziato che ha ricevuto, tra tantissimi altri premi, per ben tre volte consecutive il premio “ERC Advanced Grant” dal Consiglio Europeo della Ricerca. Ebbene, cotanto professore, appena una settimana fa, ha pubblicato uno studio suggerente che il Covid-19 sia sfuggito da un laboratorio di Wuhan e ritiene di poterlo dimostrare con almeno 600 prove. Ma, come abbiamo precisato fin dagli inizi, preferiamo pensare con la nostra testa piuttosto che farci “arruolare”, sicché anche quando prendiamo una posizione su di un argomento scegliamo di farlo sempre sulla scorta d’inoppugnabili fonti documentali. Per farla breve, nel caso siamo persuasi che il professor Montagnier possa avere una qualche ragione, e cioè che la sequenza dell’Aids potrebbe essere stata inserita nel genoma del coronavirus in laboratorio durante il tentativo di creare il relativo vaccino.
Da dove ci deriva tanta sicumera visto che non siamo medici? Da un documento ufficiale, dalle analisi di laboratorio fatte da un nostro lettore presso un’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Lombarda, e che siamo stati autorizzati ad esibire nella sua interezza nel caso ci fosse richiesto da autorità qualificata.
È accaduto che questo nostro amico, dopo essere stato infettato dal Covid-19 e curato/guarito a casa senza eccessivi problemi, dopo la prevista quarantena si è sottoposto allo screening veloce per poter donare eventualmente plasma immune, non immaginando la brutta sorpresa che lo attendeva. Infatti, pur essendo una persona dallo stile di vita e di costumanze sessuali irreprensibili, è risultato positivo all’Aids! Ma in un paio di giorni, con esami mirati e più approfonditi, è stato accertato che egli, per sua fortuna, è sano come un pesce pur rimanendo positivo all’Hiv, un paradosso riguardante anche altri soggetti nelle sue stesse condizioni e che i medici non sono riusciti a spiegargli in modo almeno comprensibile. Anzi, interpellatone tre sull’argomento, il primo ha affermato che non v’era correlazione tra il Covid-19 e l’Hiv, il secondo che era una stronzata e il terzo che una correlazione sarebbe stata una patente fake news. Insomma, coloro che non hanno saputo spiegare perché uno guarito dal Covid-19 possa risultare positivo all’Hiv, almeno una certezza ce l’avevano: tutto ciò che essi non conoscono, che non hanno mai scientificamente verificato è falso!
Ciononostante, il diretto interessato ci ha confessato di non essere rimasto avvilito tanto dallo spavento che si è preso, quanto dal costatare che i medici territoriali hanno il terrore di uscire dal solco del politicamente corretto di questi mesi, dove chiunque provi, con dati alla mano, a muovere qualche obiezione alle immarcescibili certezze mediche del momento rischia di essere tacciato, nella migliore ipotesi, di complottismo. Ma il poveretto si pone anche un interrogativo che dovrebbe, come minimo, porre un problema d’ordine morale ai medici che stanno rilevando il suo stesso problema su altri pazienti: «Alla luce di quanto sta in alcuni casi emergendo, non sarebbe il momento di andare a verificare sul terreno quanto ci sia di vero nell’ipotesi di Montagnier segnatamente agli anticorpi dell’Hiv presenti nel sangue di alcuni guariti da Covid-19?».
Facciamo nostro questo interrogativo e lo giriamo a tutta la classe medica perché non si può continuare sulla strada di un negazionismo di segno opposto, cioè negando a priori quello che ancora non è stato verificato.
Non sarebbe giusto.
Non sarebbe morale.
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