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L’Italia, l’Europa, gli Usa e il conflitto in Ucraina

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conflitto in Ucraina
Secondo il generale Francesco Cosimato il conflitto in Ucraina sta durando da troppo tempo per non vederne con lucidità le radici e il probabile sviluppo, superando le menzogne propalate dal multilateralismo che, dall’Onu all’Unione europea, non è più in grado di svolgere un qualche ruolo. Sicché gli Stati Uniti e la Russia hanno avuto in parte quello che volevano e cioè riaffermare il loro ruolo egemonico

– Enzo Ciaraffa –

Generale Cosimato, benché amici da quando entrambi militavamo in una grande Unità della Nato, è noto che non la vediamo allo stesso modo sulla guerra in Ucraina, ma siccome il nostro è un blog liberale, continuiamo e continueremo a dar spazio al tuo pensiero solleticandolo, però, con alcune domande e interrogativi. Se sei d’accordo, partirei dal padre di tutti gli interrogativi: ritieni che, a proposito dell’invasione dell’Ucraina, l’interesse degli Stati Uniti fosse quello d’indurre la Russia a compiere il passo più lungo della gamba in maniera che si potesse declassarla a potenza regionale?

I media mainstream hanno fatto finta di ignorare il documento di Rand [un think tank legato al Pentagono], noto solo agli addetti ai lavori come Overextending e unbalancing Russia del 2019. La grande stampa ha quindi ignorato anche il documento Us Ukraine charter on strategic partnership, che non è un semplice studio, ma un accordo bilaterale di assistenza anche militare, scritto in vari anni. Sappiamo tutti che l’Ucraina è uno Stato eterodiretto dagli Stati Uniti, sia sul piano militare che sul piano economico. Pertanto, non ho bisogno di convincermi di tesi ideologiche, mi basta leggere dei documenti che si possono scaricare dal sito del Dipartimento di Stato Usa e da quello del citato Rand… quando talune tesi apparentemente inverosimili sono confermate da diverse fonti, allora diventano elementi concreti.

Beh, questo è da dimostrarsi vista la frequente fallacità delle analisi statistiche le quali, evidentemente sono condizionate dalla contingenza cessata la quale valgono meno che zero.  E poi, a proposito dell’essere eterodiretti, ogni Paese – perfino la neutrale Svizzera! – ha nel cassetto un piano di difesa e di possibili alleanze intorno al quale ruotano molte opzioni, compresa quella di fornire armamenti e tecnologia ad altri Paesi, non trascurando, spero,  i rischi. 

Quando l’ex Cancelliera tedesca Merkel ha dichiarato che «…gli accordi di Minsk sono serviti a dare tempo all’Ucraina […] era ovvio per tutti noi che il conflitto sarebbe stato congelato, che il problema non era risolto, ma questo ha solo dato tempo prezioso all’Ucraina» si parlava dell’intento degli Stati Uniti di portare in Europa un conflitto per i propri interessi strategici. Questa guerra dura da troppo tempo per non vederne le radici e lo sviluppo. Siamo tornati ai blocchi, superando le menzogne del multilateralismo che, dall’Onu all’Ue, non è più in grado di avere un ruolo. Gli Stati Uniti e la Russia hanno avuto in parte quello che volevano, riaffermare il loro ruolo, l’Unione europea no. Tra l’altro, la distruzione dell’Ucraina comporta seri problemi economici anche per l’Europa.

Intanto, prima di parlare di problemi economici nostrani parliamo della tenuta dell’economia russa che, a mio modo di vedere, sopravvive grazie a un paradosso: la sua economia, essendo arretrata rispetto a quella occidentale, non sta subendo gli stessi contraccolpi interni di un’economia finanziarizzata come quella nostra… insomma in questa particolare circostanza, la sua arretratezza è anche la sua forza. Non credi?

Certo, solo gli yankee radical chic prigionieri della cultura della cancellazione, la ormai tristemente famosa “cancel culture” potevano pensare che sarebbe bastato escludere la Russia dal sistema di transazioni bancarie per distruggerla. Oggi tutti fanno affari con lei e l’egemonia del dollaro sta declinando senza possibilità di invertire la tendenza. Dovremmo interrogarci su quanto convenga abbandonare l’economia reale a favore di quella virtuale e dovremmo parimenti chiederci se è giusto creare denaro dal nulla e distruggere intere nazioni a colpi di clic del mouse.

Io e te, Generale, siamo militari di antico pelo e, pertanto, sappiamo benissimo che l’Ucraina non potrà mai sconfiggere la Russia sul terreno, se non altro per una questione di volumi in campo, ma non mi pare che fosse questo l’obiettivo delle sanzioni occidentali e degli stessi ucraini: evitiamo di confondere gli obiettivi con le possibilità. E l’obiettivo è sempre stato quello di far pagare un prezzo salatissimo ai russi invasori, un prezzo che peraltro stanno già pagando visto che fino a oggi avrebbero perso oltre 180.000 uomini in combattimento, almeno altrettanti gli ucraini.

I leader europei hanno dichiarato in molte occasioni che volevano far vincere la guerra all’Ucraina, per cui devo ritenere che mentissero o che si fossero clamorosamente sbagliati. L’obiettivo statunitense era doppio: imporre un declassamento alla Russia, ma anche all’Unione europea, e sono riusciti nell’intento. Dare armi a dei belligeranti non è mai una buona idea, se lo si fa per condurre guerre per procura, una modalità che mi ripugna per la mia storia e per la mia formazione. L’Occidente non è in grado di combattere per ideali che non ha, la fornitura di armi completa un quadro riprovevole.

Generale, ho sempre apprezzato la tua nitidezza intellettuale e, tuttavia, voglio farti una domanda che sembrerebbe metterla un po’ in discussione: a proposito del trafugamento di documenti segreti dal Pentagono, tu veramente credi che certi segreti militari siano stati messi nelle mani di un guaglioncello della Guardia Nazionale per far sapere agli ucraini che la guerra non sta andando come previsto? Scusa, ma Biden non faceva prima telefonando a Zelensky per comunicargli la sua insoddisfazione?

La perdita di quei documenti è un’operazione di influenza informativa che è rivolta a loro e a noi cittadini europei che ci siamo persuasi di una cosa irrealizzabile. La perdita di informazioni di cui si parla in questi giorni fabbrica un colpevole che piace alla vasta area di “liberal” della sinistra americana, che non sono liberalconservatori come te, ma dei forsennati di sinistra. L’operazione consente di iniziare la campagna elettorale per le presidenziali americane dell’anno prossimo ma, soprattutto, di incominciare a preparare l’opinione pubblica europea e ucraina sul fatto che la guerra non sarà vinta, che bisogna trattare con la Russia e che il popolo ucraino deve smetterla di sostenere un dittatore di uno stato a elevato indice di corruzione che non ha nulla da invidiare alla Russia. Ho ascoltato degli ucraini, in Italia ne abbiamo tanti, i quali sostengono che loro vinceranno sui russi.

Dopo quattrocento giorni che hanno sbarrato il passo ai russi in un certo senso hanno già vinto. Ma, poi, basta l’analisi di un think tank per sentenziare la certa sconfitta della strategia euroamericana in Ucraina? Peraltro, se dopo Cuba, il Vietnam e l’Afghanistan, l’America dovesse in qualche maniera scappare anche dall’Ucraina, allora sarebbe veramente la fine, non tanto per l’Ucraina quanto per tutto il mondo libero, perché vedo pericolose saldature d’interessi tra tutti i Paesi autocratici, Cina in testa.

Purtroppo quell’istituto anticipa le mosse dell’Amministrazione americana. Nel suo delirio di “grandeur” francofono, anche Macron ha capito che non dovremmo essere troppo vicini agli Stati Uniti, sennò diventiamo suoi “vassalli”. Nella società dell’informazione abbiamo tante fonti disponibili, per cui bisogna svolgere un paziente lavoro di correlazione e aggregazione dei dati per liberarci dai pregiudizi. È importante valutare la situazione in maniera omnicomprensiva per abbandonare una visione falsamente etica della situazione.

Su di un punto, in particolare, dissento totalmente dalla tua analisi: l’America ha tutto l’interesse a uscire (onorevolmente) dal pantano ucraino, allo scopo di ricompattare l’Alleanza Atlantica, specialmente a Est dell’Europa, per poter dedicare i suoi maggiori sforzi all’arginatura dell’offensiva diplomatica che la Cina sta portando avanti in Africa e in America Latina e in Medioriente.

Se l’America avesse l’interesse a far finire il conflitto avrebbe potuto operare per favorire colloqui di pace che, a oggi, non vuole. Magari più avanti si ricorderà dello studio recente di Rand e cambierà idea. La guerra in Ucraina potrebbe aver creato un asse Russia – Cina che è più forte di quello che sembra. Spero di sbagliarmi, ma gli Stati Uniti potrebbero non raggiungere i propri obiettivi sia contro la Russia, sia contro la Cina.

Stare vicino agli Stati Uniti “…ha un prezzo che comincia a diventare sempre più elevato”? Scusami la franchezza Generale, ma tirare in ballo i nostri morti in Afghanistan non mi sembra molto elegante, posto che in ottant’anni gli americani non ci hanno mai rinfacciato i loro 90.000 caduti per liberare l’Italia dal nazifascismo. Sai meglio di me che certi sistemi di alleanza impongono delle scelte, anche quando non si condividono, come quella di mandare dei militari in guerra.

Le analisi vanno fatte in maniera oggettiva e non su basi etico ideali. Noi abbiamo un’alleanza militare con gli Stati Uniti che è difensiva. Stare vicino agli americani nelle loro guerre che non servono a proteggere l’Europa è sbagliato.

Ma questo varrebbe anche a parti invertite: perché gli americani dovrebbero stare vicini a noi, per proteggerci il fondoschiena come hanno fatto dal 1945 a oggi? Comunque, amico mio, dovendo fare un raffronto tra l’ieri e l’oggi della nostra storia, chi citeresti in negativo.

Da citare in negativo avrei una lunga lista di persone che hanno guidato, a vario titolo, il nostro Paese e lo hanno cacciato nel vicolo cieco del multilateralismo vassallo e dimentico del concetto di Italia – Patria – Nazione: il nostro Paese, qualsiasi Paese al mondo, non deve venire dopo le ideologie liberali, socialiste, comuniste e radical chic, ma prima!

La tua parola d’ordine per il futuro?

Ritornare alla vocazione avveniristica del Vecchio Continente.

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