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Conte, Di Maio e gli ansiolitici…

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L’intento di Renzi sarebbe quello di defenestrare Conte per prenderne il posto con i voti di tutto il centrosinistra e non soltanto, anche perché per la presidenza della repubblica un nome in testa lo ha già, un nome che come avvenne con Ciampi metterebbe d’accordo destra e sinistra: il presidente uscente della BCE, Mario Draghi. E non v’è dubbio che tra Romano Prodi, il “mortadella”, e Mario Draghi, il centrodestra voterebbe quest’ultimo
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Ove gli italiani avessero dei dubbi sullo spessore morale di Matteo Renzi, credo proprio che se li siano levati: un secondo dopo aver raccattato, a cavalcioni del PD, tutto quello che poteva raccattare nel governo Conte – bis, ha deciso di scendere da quel cavallo e fondare un nuovo partito assieme alla sua musa Tersicore, al secolo Maria Elena Boschi. Ma vi sono due punti contenuti nelle motivazioni con le quali Renzi ha giustificato l’uscita dal PD che non convincono: «La vittoria che abbiamo ottenuto in Parlamento contro il populismo e Salvini è stata importante per salvare l’Italia, ma non basta […] Lascio le polemiche e le dietrologie a chi sta nei palazzi.»

E sì, lui e il PD non hanno ottenuto nessuna vittoria in Parlamento, perché si sono semplicemente limitati ad occupare le nicchie lasciate inspiegabilmente vuote dalla Lega, a meno che Renzi non si riferisca a qualche sua promessa fatta sottobanco a Salvini, poi rimangiata, per far mancare la maggioranza numerica all’ammucchiata M5S – PD e, quindi, riandare alle elezioni per regolare i conti interni al partito, come sperava ardentemente il leader della Lega.

In quanto, poi, alla dietrologia di chi sta nei palazzi, rileviamo che, stante le sue stesse dichiarazioni, ci vuole davvero una gran faccia di tolla per ritenersi estraneo alla più sfacciata, devastante congiura di palazzo dopo quella del 25 luglio 1943 contro Mussolini, lui uno dei principali fautori di essa.

Ma Renzi, che come capacità teatrali può considerarsi il Laurence Olivier della politica italiana, ci ha ormai abituati alle sue disinvolte interpretazioni, qualcheduna anche di ottima fattura sicché, quando parla, chi non lo conosce pensa di trovarsi al cospetto di uno statista lineare e coerente, un politico d’altri tempi insomma. Ma noi riteniamo oramai di conoscerlo bene!

Il nostro uomo voleva abolire il Senato perché ritenuto inutile, salvo poi farsi eleggere senatore; promise urbi et orbi di lasciare il governo e la politica qualora avesse perso il referendum istituzionale del 4 dicembre 2016. Lo straperse e tuttavia è ancora a fare ed a disfare governi. Assicurò di non volere far cadere il governo di Enrico Letta al quale inviò il messaggino “Stai sereno Enrico” e, subito dopo, lo detronizzò; a riprova della sua probità dichiarò in televisione di avere sul conto corrente soltanto 15. 859 euro e, qualche giorno dopo, acquistò una villa a Firenze da un milione e 300.000 euro.

Prima di annunciare la sua uscita dal PD, il senatore di Rignano ha telefonato a Giuseppe Conte per rassicurarlo del suo appoggio, una sorta di “Stai sereno Giuseppe”.

Pare che dopo la telefonata, Conte abbia iniziato ad ingurgitare quantitativi industriali di ansiolitici e lo capiamo: se Renzi dovesse fargli venire meno la maggioranza parlamentare – com’è facile che farà non appena avrà i numeri sufficienti – lui tornerebbe ad occuparsi di divorzi e liti coniugali, Giggino Di Maio a vendere gazzose, Mattarella ad occuparsi dei nipotini ai giardini pubblici e Romano Prodi, detto il mortadella, e già presidente della repubblica in pectore, tornerebbe a coltivare la passione per le sedute spiritiche nel quale campo pare sia un’autorità.

Perché Renzi, secondo noi, oltre a voler defenestrare Conte per prenderne il posto con i voti di tutto il centrosinistra e non soltanto, avrebbe anche già in testa un nome per la presidenza della repubblica, un nome che come avvenne con Carlo Azeglio Ciampi, metterebbe d’accordo destra e sinistra: il presidente uscente della BCE, Mario Draghi. E non v’è dubbio che tra il “mortadella” e Draghi, il centrodestra voterebbe per quest’ultimo.

Come dire che il senatore di Rignano ha la morale elastica, il senso della parola zero e l’affidabilità di alleato sottozero ma tanta, tanta capacità politica.

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