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Che presepe, signor presidente!

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signor presidente
Da quando c’è il premier Giorgia Meloni alla guida del Paese, sono molti gli italiani che si sentono meno persi nel mare magnum dei principi astratti, delle vuote enunciazioni, del mondialismo e dell’immigrazionismo nel quale li aveva scaraventati la Sinistra per scopi che, da quanto sta emergendo in questi giorni grazie alla Magistratura belga, non erano affatto nobili. Anzi, la residua credibilità della Sinistra come partito degli ultimi si è inabissata, forse per sempre, nel nuovo triangolo delle Bermude mazzettaro  Qatar – Marocco – Bruxelles

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Presidente Meloni, contravvenendo a una nostra quinquennale tradizione, quest’anno, invece di scriverla al presidente della Repubblica, la letterina di Natale la indirizziamo a lei. Ciò per una ragione ben precisa: l’attuale capo dello Stato rappresenta, suo malgrado bisogna dire, troppe cose vecchie buttate alla rinfusa nel contenitore del Pd, come la vecchia Democrazia Cristiana, il vecchio Partito Comunista, i soliti Verdi, il solito Partito Socialista, sputtanatosi per tangenti perfino a Bruxelles, la satrapesca gestione del potere. Tu, invece, sei incontestabilmente il nuovo, se non altro perché l’unica donna segretaria di un partito politico e la prima a capo del governo nella storia d’Italia.

Ex baby sitter dei figli di Fiorello e, secondo i soliti gentiluomini della Sinistra che non hanno mai lavorato in vita loro, ex coatta della Garbatella, hai vinto la prima delle tue battaglie, raggiungendo i due più difficili obiettivi politici: governare l’Italia (ammesso che sia possibile e utile governare questo Paese) ma, soprattutto, dimostrare che governare con la Destra si può e che questa non è meno affidabile della Sinistra nei negozi internazionali. In ciò, signor presidente, sei stata favorita anche dal fatto che l’ariete scornato della Sinistra, il Pd, non soltanto è stato incapace di contrastarti sul piano delle idee e della concretezza politica, non soltanto non ha uno straccio di gruppo dirigente, ma non ha nemmeno una linea, tant’è che il povero Enrico Letta ha dovuto sollecitare gli iscritti per ottenerne suggerimenti sulla nuova identità del partito, sul profilo programmatico, sul nome, sul simbolo, sulle alleanze e perfino  sull’organizzazione interna.

D’altronde il partito di Letta non è certo nuovo a cretinerie del genere, basti pensare che del 2014, l’allora ministro della Difesa piddina, Roberta Pinotti, attraverso il quotidiano La Stampa, rivolse un inconsueto appello agli italiani: “Scriveteci per aiutarci a costruire il futuro delle forze armate”. Come se, invece di provvedervi lei, i generali e il Parlamento al futuro delle forze armate, avessero dovuto pensarci la massaia di Pollena Trocchia o il ragioniere di Busto Arsizio.

Proprio a proposito delle forze armate, signor presidente, cerca di far desistere l’ineffabile Ignazio La Russa dal progetto di quella sciocchezza che è la mini-naja di quaranta giorni perché o la naja dura almeno un anno, oppure è soltanto una costosa scampagnata in mimetica il cui finanziamento finirebbe per depauperare ulteriormente il già risicato budget della Difesa.

Confessiamo che dopo il responso delle urne dello scorso 25 settembre, eravamo preoccupati perché pensavamo chissà quali e quanti sfracelli avrebbe combinato la Sinistra sconfitta per rendere la vita difficile al nuovo governo di Centrodestra e, invece, con nostra sorpresa le cose sono andate alquanto diversamente, perché quelli di sinistra sono campioni dell’auto-martellamento dei pendenti, e come sanno farsi male da soli non ci riesce nessuno. La Sinistra è talmente in bambola che non ha provato neppure a contrastarvi con un minimo di costrutto la manovra economica sulla quale, diciamo la verità, il governo non ha brillato né per il coordinamento dell’impianto complessivo, né per omogeneità di vedute.    

Buon per voi, signor presidente, che a furia di ergersi a paladina delle banche (esemplificativo il caso del Monte dei Paschi tenuto in vita con iniezioni di danaro pubblico perché è il bancomat del Pd), delle Ong, dell’establishment, della Bce e dell’Unione Europea, nel cui Parlamento i tangentieri sinistrorsi incassavano mazzette a camionate per nascondere le violazioni dei diritti umani in Qatar e chissà che altro ancora, la Sinistra italiana ha smarrito la sua funzione storica di baluardo degli ultimi. In altre parole così com’è oggi non serve a nessuno, neppure a se stessa, figuriamoci insidiare il governo con i tipi alla Soumahoro e signora, diventati ricchi a loro insaputa

Non ti sta andando male neppure a Bruxelles, signor presidente, dove con qualche contorcimento delle viscere ti hanno approvato il bilancio e, benché ogni volta che la presidentessa della Bce, Christine Lagarde (la stessa che mandava i pizzini al presidente Sarkozy del tipo “Al tuo fianco per servirti. Utilizzami”), apre la bocca le Borse vanno giù e lo spread schizza in alto, per il tuo governo il 2023 si annuncia impegnativo ma con solide prospettive di durata. Non ti cullare sugli allori, però, perché i tuoi avversari non sono nel parlamento europeo, che in questo momento ha altre gatte da pelare, non sono neppure nei banchi delle diverse opposizioni, che sono divise, litigiose e inefficaci, ma nel condominio che appoggia il tuo governo: Berlusconi, e la sotterranea idea di sostituirlo eventualmente con il gatto e la volpe RenziCalenda ti farebbe saltare dalla padella alla brace. Meglio, allora, signor presidente, tener d’occhio le divisioni interne ai due partiti del condominio che ti sostiene, e che non sono poche, tra i governisti a oltranza e gli ortodossi che sono sempre di meno perché crediamo che nessuno di loro sia disposto a sacrificare cinque anni di legislatura e relativi, favolosi stipendi per un Salvini ritornato padano o per un Berlusconi al tramonto.

Ma, indipendentemente dai nostri e dai tuoi convincimenti politici, signor presidente, non possiamo non provare ammirazione per te che, in appena dieci anni, sei riuscita a portare il FdI dall’1,5 al 30%. Ma c’è un paradosso che un po’ ci rassicura, un po’ ci inquieta: anche se lo hai avversato fin dalla sua designazione, il governo che presiedi è quello più vicino di sempre alle idee dell’ex premier Mario Draghi, in fatto di accorti bilanci e di politica economica. Non a caso il tetto al prezzo del gas, il Price cap che anche grazie a te si è imposto in Europa nei giorni scorsi, lo ha inventato lui. Su questo punto ti preghiamo di andare avanti, di non mollare perché le bollette energetiche degli italiani sono diventate insostenibili. A riguardo, chissà perché, da quando sei tu al governo, in pochi mesi l’antitrust ha messo due volte sotto accusa sette società fornitrici di energia elettrica per aumenti tariffari unilaterali. Ma il tempo corre e non ne abbiamo ancora molto per scrivere e tu di leggerci, perciò non ci produrremo nei soliti e stucchevoli auguri natalizi, signor presidente, ma speriamo di farti cosa gradita confessandoti la sensazione – per adesso vaga in verità – che abbiamo da quando sei al governo del Paese: ci sentiamo un pochino meno annaspanti nel mare magnum dei principi astratti, del mondialismo e dell’immigrazionismo senza capo né coda nel quale ci aveva scaraventati la Sinistra. E nel nuovo triangolo delle Bermude delle mazzette QatarMarocco Bruxelles abbiamo anche capito il perché.

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