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Il boy scout della politica da non prendere come esempio

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Con un’ardimentosa capriola, Renzi ha spinto il PD ad allearsi coi grillini diventando così fondamentale per la tenuta del nuovo governo, grazie ai non pochi parlamentari da lui manovrati. Non pago di questo risultato e con una capriola nella capriola, l’uomo di Rignano è uscito dal PD per creare “Italia viva”, il suo partito personale, con il primario compito di tenere per i testicoli Conte e il suo governo ma, sospettiamo, soprattutto per salvaguardare gli interessi dell’establishment. Non a caso i primi cinquantamila euro di finanziamento per il suo nuovo partito gli sono arrivati dalla famiglia Fiat, da quel Lupo Rattazzi nipote dell’avvocato Agnelli
– Silvio Cortina Bascetto –

L’ultima capriola di Matteo Renzi, che supera in bravura il voltafaccia di Conte e il salto mortale del Giggino nazionale, impone un sia pure breve commento sulle prodezze di questi tre acrobati della coerenza politica che, negli ultimi giorni, hanno monopolizzato l’attenzione degli italiani e, in verità, il nostro disgusto.

Partiamo dal più inverosimile dei tre, da quel Giuseppe Conte che già capo di un governo antieuropeista, con un voltafaccia che non trova precedenti nella storia dei governi italiani ed europei, ha scelto di succedere a se stesso con un un governo ad equilibri invertiti sicché ora sostiene che bisogna seguire i dettami dell’Unione Europea. Siccome quest’uomo ha dimostrato di mancare del più elementare senso della decenza politica, ora sostiene anche che bisogna aprire i porti e cambiare i decreti sicurezza, quelli che aveva firmato appena pochi mesi fa! Fulgida dimostrazione di come per rimanere sulla poltrona si possano firmare decreti e, qualche mese dopo, sostenere che essi sono sbagliati e, perciò, vanno cambiati. Peccato che il cuor di leone se ne sia accorto soltanto dopo che Salvini ha staccato la spina al suo precedente governo… immaginiamo che se non la staccava andavano bene.

Anche Luigi Di Maio, che oggi fa la voce grossa col premier ungherese Orbàn sull’immigrazione, deve decidere, in qualità di ministro degli esteri (sic!) e capo politico dei Cinque Stelle, quale sarà la sua politica riguardo l’immigrazione, sennò dobbiamo pensare che anche lui, per quattordici mesi, ha perseverato nell’errore e avrebbe continuato a farlo se Salvini non avesse fatto cadere il governo. Oddio, il Giggino nazionale ai suoi dovrebbe chiarire le idee su molte cose, ma forse dovrebbe chiarirle prima a se stesso.

Invece, con un’ardimentosa capriola, Renzi ha spinto il PD ad allearsi coi grillini diventando così fondamentale per la tenuta del nuovo governo, grazie ai non pochi parlamentari da lui manovrati. Non pago di questo risultato e con una capriola nella capriola, l’uomo di Rignano è uscito dal PD per creare “Italia viva”, il suo partito personale, con il primario compito di tenere per i testicoli Conte e il suo governo ma, sospettiamo, soprattutto per salvaguardare gli interessi dell’establishment. Non a caso i primi cinquantamila euro di finanziamento per il suo nuovo partito gli sono arrivati dalla famiglia Fiat, ovvero dal nipote dell’avvocato Agnelli, Lupo Rattazzi.

Sacerdote dell’UE e nel tempo libero presidente della repubblica italiana, sopra tutti e tutto sta Mattarella il quale, invece di preservare la stabilità del Paese mandandoci a votare per avere un governo passabilmente stabile (in sei mesi gli israeliani sono andati a votare due volte…), pur di favorire il suo partito che sarebbe stato fatto a pezzi nelle urne, ha preferito affidare l’incarico a Giano BiConte e ad una maggioranza che non è maggioranza nel Paese.

E lui lo sa.

(Vignetta dell’officina Tesauro)
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