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Simone Tanda: un adolescente su due ruote

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Simone Tanda
Un motociclista adolescente già capace di comprendere la differenza tra il tentare e l’azzardare ha, di certo, la giusta percezione dei valori dello sport che, a ben vedere, non sono molto dissimili dai valori di una vita equilibrata e costruttiva

*****

Noi adulti quando parliamo dei ragazzi lo facciamo quasi sempre o con acritica indulgenza, o con preconcetta ostilità, mai sforzandoci di vederli come realmente sono, anche perché – ammettiamolo – non li conosciamo affatto anche se vivono in mezzo a noi o addirittura assieme a noi. Infatti ne ignoriamo le abitudini, i desideri, i progetti e spesso ci accorgiamo di loro soltanto se ne scrive la cronaca nera, o quando ci provocano con atteggiamenti di sfida. E non è giusto! È stato per questa ragione, approfittando di averlo quale vicino di casa, che ho deciso di andare a conoscere nel suo laboratorio-officina (ricavato da un garage) un tipico rappresentante di questi adolescenti in compagnia del suo papà, ovvero un ragazzo di sedici anni appassionato di motociclismo: Simone Tanda.

Ed eccoci qua, Simone, finalmente riusciamo a incontrarci per una chiacchierata grazie all’autorizzazione concessa dai tuoi genitori.

In effetti fa piacere anche a me…

Vedi, nella mia lunga carriera militare, in quanto Ufficiale dei Carristi, ho avuto spesso a che fare con officine meccaniche grandi quanto due supermercati e, tuttavia, sono colpito dall’ordine che qui regna in così poco spazio, vediamo… non una macchia d’olio per terra, tre moto, un banco da lavoro, gomme di cambio, cavalletti, tute a attrezzi: non si sospetterebbe tanto ordine da parte di un ragazzo di sedici anni.

Devo dire la verità: non è tutto merito mio, perché c’è papà che mi dà una mano a tenere le cose in ordine. Sembra una fissa da grandi, ma l’ordine è importante nella meccanica perché facilita la ricerca degli strumenti e, così, velocizza la capacità d’intervento sui motori eventualmente in avaria.

Evviva la sincerità. E visto che siamo in un clima di sincerità, ne approfitto per farti subito una domanda sgarrupatoria: il motociclismo è stato una passione innata o ti ha condizionato il papà qui presente nella scelta.

Condizionarmi no… diciamo che non gli è dispiaciuto che corressi in moto. E poi, se avesse voluto veramente condizionarmi, mi avrebbe portato ad adottare la sua vera passione che è il pugilato. Ricordo di essere salito sulla mini-moto DM 40 CS, che si trova alla sua destra, quando avevo poco più di cinque anni. Vede, salire la prima volta su di una moto può essere anche un gioco, ma farlo a sedici anni è una scelta… avrei potuto fare tante altre cose.

Immagino. Vedi, anche io alla tua età andavo in giro con la moto, anzi con la Vespa della Piaggio, eppure non ho maturato nessuna passione per le due ruote. A te com’è successo.

Non saprei dirle con chiarezza come si sviluppa una passione di questo tipo, so soltanto che è nata lentamente e che quando corro sulla pista trovo molto eccitanti le curve e il rumore dell’aria che s’insinua dentro il casco.  

Una tale eccitazione non potrebbe diventare pericolosa, nel senso di spingerti a qualche azzardo di troppo.

Non nego che qualche volta sono stato tentato di fare il passo più lungo della gamba, ma poi mi sono ricordato di aver sentito da un anziano motociclista che il tentativo è sportivo, l’azzardo no. E poi non bisogna dimenticare che una guida imprudente può procurare molti guai perché con la moto si cade pure.

E tu sei mai caduto.

Sì, una decina di volte, perché in curva non sempre vanno d’accordo l’effetto centrifugo e quello giroscopico.

Perdiana che paroloni! Che scuola frequenti.

Frequento il Centro Formazione Professionale – CFP di Somma Lombardo

Che moto impieghi e dove ti alleni.

Di solito impiego una Pitom Variante Alta da 172 cc. e mi alleno nel circuito di Borgo Ticino.

Qual è l’avaria più frequente che devi affrontare quando corri.

La rottura delle valvole.

Quanto pesa la moto, anzi quanto pesate tutti e due.

La moto senza di me pesa 60 chilogrammi; con me sopra in tenuta regolamentare arriviamo a 145 chilogrammi.

In quale categoria gareggi.

Nella S2 – Under.

La prossima gara?

Il 10 maggio nel Circuito di Franciacorta

Hai un meccanico che ti segue.

Ho qualche amico chi mi dà una mano quando occorre, il resto lo facciamo io e papà. E poi un meccanico fisso non me lo potrei permettere; già adesso per mantenermi alterno studio e lavoro in un’officina meccanica.

E gli sponsor non ti aiutano?

In questo sport, quando si è agli inizi, non si trovano molte persone pronte a scommettere su di te… tutti vorrebbero un Valentino Rossi già bello e formato. Però ci spero sugli sponsor.

Speriamo che dopo quest’intervista qualcuno si faccia avanti.

Lo spero veramente, tanto per iniziare bastano anche piccole sponsorizzazioni.

Adesso che ci avviciniamo alla fine della chiacchierata vorrei buttarla più sul personale. Corri in moto, vai a scuola e fai il meccanico per mantenerti: ce l’hai il tempo per gli amici e per le ragazze? Anzi, ce l’hai una ragazza?

Ad avercelo il tempo!

Diplomatico eh…

No, è la verità: non ho tempo per fare molte cose.

In ogni caso ti ringrazio, caro Simone, e ringrazio soprattutto i tuoi genitori per avermi autorizzato a intervistarti consentendomi, così, il confronto con un adolescente-tipo. Ma vi ringrazio soprattutto per avermi introdotto in un universo che adesso posso dire di conoscere meglio, dove di ragazzi costruttivi ve ne sono tanti e, secondo me, sono la stragrande maggioranza. Il guaio è che anche i ragazzi sani e con dei progetti in testa vengono lasciati da soli, mentre sarebbe conveniente per tutti – società e istituzioni – che i vari livelli di potere esistenti in Italia dessero loro una mano, almeno agli inizi, invece di continuare a indugiare in progetti faraonici e di dubbia utilità collettiva. In bocca al lupo per il futuro Simone.

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