I nuovi mostri…
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Non è detto che Donald Trump e Giorgia Meloni non trovino supporter conservatori anche nel Conclave che a breve dovrà eleggere il nuovo papa, nonostante la Sinistra globalista faccia il tifo per l’elezione del cardinale maltese Mario Grech e per il segretario di stato della Santa Sede Pietro Parolin
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Quando appaiono all’orizzonte personaggi che hanno in programma di cambiare il mortifero immobilismo dell’Occidente, come stanno facendo Trump in America e Giorgia Meloni in Italia per citarne alcuni, coloro che hanno trasformato il mondo in un ingestibile casino globale, prima li mostrificano e, quando capita, cercano di levarseli di torno. Come? Eliminandoli fisicamente come tentarono di fare con Trump, o – come vorrebbero fare con Giorgia Meloni – giocando di sponda con certa Magistratura e col Quirinale che, sarà un caso, non è mai sulle stesse posizioni del governo di Centrodestra. Sicché in Italia e nel mondo sta prendendo piede la pericolosa idea che, quando si toglie di mezzo un sovranista, un fascistaccio insomma, è opera meritoria. Dove questo ci porterà speriamo di non doverlo verificare in modo tragico anche in Italia, perché uno stronzo esaltato che si ritiene il salvatore della democrazia si può trovare anche da noi. Eppure, a nostro modo di vedere, i leader emergenti dei conservatori sono uomini e donne coraggiosi stante i tempi, che non hanno messo al primo posto la perduranza della carriera politica ma il futuro dei loro Paesi, anche a costo di pagarne lo scotto in termini di ritorno elettorale.
Prendiamo Donald Trump che viene descritto in Europa come un folle per le sue rodomontate annessionistiche e per una decisa politica dei dazi. Ebbene, l’inquilino della Casa Bianca non solo non è folle, ma si sta battendo per la sopravvivenza dell’America e dell’Occidente, posto che la sua amministrazione non è più disposta a reciprocare commercialmente con il più grande killer dell’Occidente, la Cina comunista, continuando a riconoscerle le antiche facility di “Paese in via di sviluppo”, mentre – altro che Paese in via di sviluppo! – ha appena realizzato un surplus commerciale più alto di sempre, pari a circa mille miliardi di dollari.
Dunque, bisogna ringraziare questi uomini e queste donne se iniziano a incresparsi le putride acque della globalizzazione a pilotaggio cinese. Certo, la politica economica di Trump comporta degli svantaggi per l’immediato, come un leggero calo del Pil americano, ma si riprenderà non appena la Cina sarà costretta a giocare ad armi pari con l’Occidente, almeno sul piano dell’export/import. Senza parlare del risultato politico che il Tycoon si propone di raggiungere mediante un accordo commerciale con l’India che, a sua volta, non vedeva l’ora di farsi riconoscere dagli Usa come alleata e co-competitor della Cina nell’Indopacifico. E sì, perché la narrativa globalista (apertamente sbilanciata verso il Dragone), sta tacendo da anni sull’obbiettivo perseguito dai cinesi di prendere alle spalle l’India tramite la Karakorum Highway, la strada più alta del mondo che la collega al Pakistan, un Paese confinante con l’India con cui storicamente non ha buoni rapporti tant’è che, mentre scriviamo, si stanno sparando addosso nel Kashmir.
E non è detto che i dazi trumpiani non riescano a depotenziare anche il raggruppamento di quelle economie emergenti di Paesi canaglia che va sotto il nome di Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) aggiungendo un altro tassello alla possibilità dell’Occidente di sopravvivere senza servaggi alla Cina. Una mano a Trump in questa operazione a medio termine gliela sta dando anche Giorgia Meloni che ha instaurato anch’essa degli eccellenti rapporti col premier indiano Narendra Modi, in nome di un principio secondo il quale l’amico dei miei amici è anche amico mio.
Oggettivamente parlando della Meloni è difficile non dir bene in questo momento complicato per la politica internazionale perché, checché ne dica una Sinistra becera e incapace che il solo pensare di averla al governo fa venire i brividi, è l’unica leader europea a tenere i conti in ordine (e col nostro debito pubblico non è facile…) a rimanere euro critica e, allo stesso tempo, ostinatamente abbarbicata all’Occidente. Infatti, dopo aver portato l’Italia fuori dalla “Via della seta”, che fino al 2022 ha prodotto un mastodontico deficit commerciale con un interscambio a tutto favore della Cina dalla quale abbiamo importato prodotti per 57,5 miliardi di euro e vi abbiamo esportato appena 16,4 miliardi di materiale, la premier ha iniziato a diversificare gli accordi commerciali e ad allacciarne di nuovi con alcuni Paesi africani e mediorientali come l’Arabia Saudita, con la quale ha di recente siglato un accordo per dieci miliardi di dollari.
E non è detto che i nuovi mostri dei globalisti, Trump e Meloni, non trovino supporter conservatori anche nel Conclave che a breve dovrà eleggere il nuovo papa, nonostante la Sinistra faccia il tifo per l’elezione del cardinale maltese Mario Grech e per il segretario di stato della Santa Sede Pietro Parolin, piuttosto squalificato dopo l’affaire Becciu e la trattativa segreta per la nomina dei cardinali cinesi da parte di Xi Jinping invece che dalla Santa Sede. Premesso che dal punto di vista religioso a noi non interessa più di tanto chi sarà il nuovo papa, se proprio dobbiamo metterci in competizione con l’infallibilità dello Spirito Santo azzardando una previsione, facciamo il nome del patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, proveniente dall’ordine dei frati minori perché si tratta di un prelato giovane (ha appena 60 anni), equilibrato e potenzialmente capace di far dialogare palestinesi e israeliani sul futuro della striscia di Gaza.
P.S. – C’è un altro “mostro” di destra che in queste ore si sta affacciando sullo scenario europeo ed è l’inglese Nigel Farage. Infatti, il suo partito, il Reform UK, ha letteralmente stracciato laburisti e conservatori nelle elezioni tenutesi in alcune località inglesi. Tra l’altro, stando alle rilevazioni fatte a livello nazionale, il Reform è in corsa per diventare il primo partito inglese: una vera rivoluzione dopo secoli di alternanza laburisti – conservatori!
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