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Presidente Mattarella, prenda in braccio l’Italia

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presidente Mattarella
In questo momento storico il presidente Mattarella potrà svolgere, e forse sta già discretamente svolgendo dal giorno dopo le elezioni, un ruolo doppiamente importante come quello solitamente istituzionale ma anche di moral suasion su alcuni punti controversi. E probabilmente Giorgia Meloni, donna pragmatica, si sta già sentendo con lui ogni volta che deve aggiungere il nome di un ministro nell’organigramma del suo prossimo governo, anche perché un futuro braccio di ferro, come avvenne durante la composizione del governo Conte Uno, non gioverebbe a nessuno tantomeno al Paese

– Enzo Ciaraffa –

Dopo Giovanni Leone e Sandro Pertini pochi presidenti della Repubblica hanno goduto della mia stima, non ne godettero in modo particolare Oscar Luigi Scalfaro e Giorgio Napolitano, che peraltro ho conosciuto personalmente, e ciò per una ragione ben precisa: non furono super partes, nemmeno un po’. E aggiungo che, se per quasi vent’anni siamo stati amministrati da governi nati fuori dalle urne, e quindi contro la volontà della maggioranza del Paese, la colpa è stata soprattutto loro che si resero complici di almeno due colpi di mano contro altrettanti governi di Silvio Berlusconi, il quale, pur non essendo il mio politico ideale, era stato voluto a Palazzo Chigi da milioni d’italiani, da quella che inclino ancora a definire volontà popolare. Ma i capataz del Pd, tra cui i due presidenti di cui sopra, ben conoscendo la propria debolezza sulle piazze e nelle urne – il risultato dello scorso 25 settembre non è arrivato dalla luna – avevano la necessità di eliminare dalla scena politica il più pericoloso dei loro competitori, vale a dire il Cavaliere, il quale, col combinato disposto di una sentenza giudiziaria e l’applicazione retroattiva di una norma di legge, fu cacciato dal Senato e – speravano gli interessati – dalla scena politica.

Ma le cose non andarono proprio così perché c’è una vendetta della storia che i greci antichi facevano ascendere a una dea del loro Olimpo, Nemesi, la quale secondo il mito era solita far pagare con un conto salatissimo, anche in modo trasversale, le ingiustizie commesse dagli esseri umani. Infatti, a distanza di nove anni dalla sua cacciata, Berlusconi è ritornato in Senato e speriamo non faccia guai con le sue bizze senili, Scalfaro e Napolitano sono stati condannati alla damnatio memoriae dagli italiani intellettualmente onesti, anche se uno dei due è ancora vivente, il Pd è allo sbando, e la Destra-Centro si accinge a governare il Paese grazie a una schiacciante maggioranza ottenuta alle urne… sono abbastanza certo che in questi giorni Scalfaro si sta giravoltando nella tomba e a Napolitano si è surriscaldato il pappagallo.

Probabilmente qualche amico del nostro blog, conoscendo le mie passate posizioni nei suoi confronti, si starà domandando perché io non abbia compreso nella disistima anche il presidente Mattarella al quale, in verità, non ho mai lesinato critiche durante il suo primo settennato. Come, per esempio, quando per sminuire le tesi del Centrodestra sull’origine della pandemia, commise l’errore di andarsene a visitare una scuola romana con prevalenza di bambini cinesi, e questo dopo che il governo Conte Due aveva proclamato lo stato di emergenza sanitaria nazionale da oltre una settimana.

Ebbene, qualche amico eventualmente perplesso potrà trovare le ragioni della mia sobrietà di giudizio nei confronti del nostro attuale presidente Mattarella sulla home page del blog, nel punto in cui riportiamo un pensiero di Gaetano Salvemini al quale ci siamo fino a oggi ispirati: «Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere».

Posto quanto sopra, vengo subito al ruolo positivo che il presidente Mattarella potrà svolgere (e forse sta già discretamente svolgendo dal giorno dopo le elezioni) nella nascita del prossimo governo, anche perché sono arciconvinto che Giorgia Meloni si senta spesso con lui ogni qualvolta deve riempire una casella del suo prossimo governo. E questo per evitare lo stallo e le sceneggiate che caratterizzarono la travagliata nascita del governo gialloverde, il cosiddetto Conte Uno. A questo punto presidente Mattarella, compia un atto di coraggio e, senza prevenzioni derivanti dal richiamo della foresta di anziano democratico cristiano e piddino, accompagni questa malmessa democrazia verso un corretto concetto di alternanza democratica e con concreto sprone ad atti di pacificazione nazionale, come proprio hanno fatto in Senato l’ex missino Ignazio Benito La Russa e l’ex deportata di religione ebraica Liliana Segre. Perciò, nei limiti della Costituzione, prenda in braccio come un padre questa Italia uscita dalle urne, presidente Mattarella, e sarà ricordato come l’ultimo dei giganti della politica italiana, al pari di Alcide De Gasperi, che seppe ricomporre entro limiti democraticamente compatibili le dirompenti passioni scaturite dalla guerra allo scopo di poter perseguire il bene supremo della salvezza del Paese in un momento drammatico della storia d’Europa.

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