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La Docker 3 Band, un cuore antico

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Questa band, nata quasi trent’anni fa in Lombardia, è costituita dal contrabbassista Matteo Pallavera, dalla voce solista e armonicista Jack Gornati e dal batterista Luca Galmarini Bagela, il quale per le sue esibizioni impiega una batteria innovativa di propria invenzione. Il complesso artistico è conosciuto nell’ambiente anche perché da anni crea ed esegue brani di musica sperimentale di propria composizione
– Enzo Ciaraffa –

Poiché il blues è un genere musicale che si rifà ai canti degli schiavi impiegati nelle piantagioni degli Stati Uniti del Sud fino al 1865, qualcuno ha scritto che il blues è una sconfitta, e un vincente non potrebbe mai portarsi il blues dentro. È una sciocchezza sia dal punto di vista storico che musicale: lo schiavismo fu sconfitto e Stevie Ray Vaughan, Jimi Hendrix, Buddy Guy, Riley B. King, Eric Clapton, Woody Guthrie, Bob Dylan, per citarne alcuni, sono stati grandi precursori perché hanno saputo creare generi nuovi fondendo blues, rhythm and blues, rock and roll, psichedelia e funky. Altro che sconfitti! Possiamo dire, semmai, che il blues, prima di essere un genere musicale, per chi lo pratica è una scelta esistenziale.

Mi sono servito di questo breve excursus sul blues per presentare una band che è certamente nota ai raffinati cultori del genere ma, a giudicare dalla tipologia del pubblico presente alla sua ultima esibizione dello scorso 13 settembre nella corte della libreria Boragno a Busto Arsizio, potrei dire che i suoi estimatori sono trasversali, appartenendo essi a generi e fasce d’età diverse: stiamo parlando della “Docker 3 Band”. Il gruppo che forma questa band, nata quasi trent’anni fa in Lombardia, è costituito dal contrabbassista Matteo Pallavera, dalla voce solista e armonicista Jack Gornati e dal batterista Luca Galmarini Bagela, il quale per le sue esibizioni utilizza una batteria innovativa di propria invenzione, la TQ Drums che è presente anche su Amazon. La band è conosciuta nell’ambiente anche per aver creato ed eseguito brani di musica sperimentale di propria composizione, come Fat Cat, Non guardare in basso e The Doctor.

Un gruppo musicale così particolare, d’élite oseremmo dire, non poteva che esibirsi in locali che non fossero anch’essi di prim’ordine, come appunto il Pub “Velvet” di Legnano. Ebbene, pur nei limiti imposti dalle norme sanitarie per il contenimento del Covid, questo locale continua ad essere frequentato da persone che amano ascoltare le esecuzioni di rinomate band rock, in un ambiente dove pare che le ore trascorrano con una diversa scansione temporale. Insomma il “Velvet” è un micro mondo della ricreazione dove non si va per “sballarsi” ma per ascoltare, in un raccoglimento quasi mistico: ritmi antichi che parlano di nuove ingiustizie grazie alla bravura e agli arrangiamenti di band rinomate come la nostra.

Infatti, è nella cornice di questo ambiente così particolare che la sera del prossimo 10 ottobre si esibirà, ancora una volta, la “Docker 3 Band”, con arrangiamenti di classici del blues e del rock come Spoonful di Howlin Wolf, Caledonia di Dougie MacLean, Small town di Lou Reed & John Cale.

Consigliamo agli appassionati del genere di non mancare perché Luca, Matteo e Jack faranno materializzare, per una serata, un pensiero del chitarrista e compositore inglese Mark Knopfler: «Mi immagino il paradiso come un luogo dove la musica folk incontra la musica blues».

Beh, se il Pub di Legnano non è esattamente il paradiso di Knopfler è certamente un luogo fuori dal comune, e se i componenti della “Docker 3 Band” non sono angeli muniti di trombetti, di certo costituiscono una band molto interessante che vale davvero la pena di andare ad ascoltare.

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