Flotilla a tribordo…
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Per proteggere l’incolumità fisica degli italiani imbarcati sulla Global Sumud Flotilla, il governo ha dovuto inviare a loro protezione due Fregate con regole d’ingaggio che all’occorrenza non prevedono l’uso della forza, subito imitato dalla Spagna di Pedro Sanchez, quello che si rammarica di non avere un bomba atomica da lanciare su Israele
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Prima è stata la giornalista Francesca Del Vecchio del quotidiano La Stampa a essere cacciata dalla Global Sumud Flotilla, che sta ancora procedendo a balzelli verso Gaza, perché accusata di aver rivelato non meglio precisate informazioni sensibili e linee di sicurezza, come se un giornalista (perfino uno della Stampa!) possa fare qualcosa di diverso dal raccontare ciò che vede ai suoi lettori. Poi è toccato alla pasionaria ambientalista Greta Thunberg essere epurata dal comitato direttivo. E ad una settimana dal previsto arrivo nelle acque di Gaza, e a poche miglia dall’uscita dalle acque internazionali, a bordo della flottiglia è esploso un nuovo caso, ovvero è venuto fuori, in tutta evidenza, il grande e taciuto equivoco della Sinistra pro-Pal sempre pronta a scendere in piazza con le sue truppe di studenti, centri sociali, sindacati e organizzazioni Lgbt, ignorando il fatto che nell’orbe islamico (figuriamoci in quello islamista di Hamas!) l’orientamento sessuale, l’omosessualità in particolare, sono inammissibili quando non puniti con la morte.

Infatti, sbattendo il boccaporto, ha lasciato il naviglio il coordinatore tunisino, peraltro moderato, Kaled Boujemâa, disgustato perché a bordo mischiata con loro v’era una delegazione Lgbt facente parte, tra l’altro, del comitato direttivo che guida la spedizione. Ciò accadeva mentre, da sempre, in Israele (la grande nemica della flottiglia) le persone omosessuali sono protette da leggi contro la discriminazione e Tel Aviv è conosciuta come una delle città più gay-friendly del mondo, tant’è che gli omosessuali arabi e palestinesi vi si rifugiano per non essere perseguitati nei loro Paesi.

Poi, due notti fa, droni non identificati hanno attaccato le barche con bombe assordanti che sparavano non proiettili, ma la musica degli Abba ad altissimo volume attraverso le radio di bordo e lanciavano liquido urticante. Nessuno si è fatto male e, tuttavia, a questo punto, per proteggere almeno l’incolumità fisica degli italiani sulle barchette, il governo ha inviato a loro protezione la Fregata Fasan seguita dalla lanciamissili Alpino formando in pratica un piccolo gruppo da battaglia, con regole d’ingaggio che, però, non prevedono l’uso della forza al di fuori delle acque internazionali; iniziativa subito imitata dalla Spagna di Pedro Sanchez, quello che è così pacifista che si è rammaricato di non avere un bomba atomica da lanciare su Israele.
Chissà se coloro che sono a bordo (ma anche a terra…) colgono l’assurdità della situazione: dei pacifisti-antimilitaristi protetti da navi da guerra! Tutto questo mentre il governo israeliano sembrerebbe più malleabile di quanto si potesse sperare perché, per non essere costretto ad azioni di forza per impedire la forzatura del blocco navale, aveva accettato la mediazione del nostro governo, di Cipro e del patriarcato latino di Gerusalemme per portare gli aiuti della Flotilla a Gaza nel giro di poche ore, magari facendole stoccare provvisoriamente nel porto di Askelon. Anche il nostro presidente della repubblica Mattarella ha esortato la Flotilla ad accettare questo onorevole compromesso e a tornare indietro.
Esortazione che fino a questo momento non pare abbia sortito effetti perché l’obiettivo di partenza dei pro-Pal e della Sinistra non era l’aiuto alla popolazione di Gaza, ma creare un caso e, se ci fosse scappato il morto, tanto meglio perché, comunque andranno le cose, essi pensano di ricavarne un ritorno elettorale e in termini d’immagine. Infatti, se Israele consentirà loro di forzare il blocco navale – e proprio non lo crediamo – essi sosterranno di aver vinto la prova di forza; se invece ciò non avverrà, si proporranno come vittima della violenza sionista, sostenendo che il governo di Giorgia Meloni (che è il vero obiettivo dei nostri sinistrorsi) non li ha protetti a sufficienza, ben sapendo che il naviglio militare italiano non poteva proteggerli una volta entrati in acque territoriali israeliane. Speriamo che i flottiglianti ascoltino almeno Mattarella e mettano giudizio, a meno di non voler suggerire al nostro governo una dichiarazione di guerra allo Stato d’Israele che, speriamo, non faccia la cazzata di abbordare la Flotilla in acque internazionali costringendo, così, le navi italiane a intervenire. Buffo, vero? Grazie ai pacifisti che vanno in piazza in nome della pace e poi spaccano le teste ai poliziotti, che sono così democratici e tolleranti da voler cacciare i gay e i giornalisti dalla Flotilla, proprio non ci aspettavamo di dover quasi dichiarare guerra allo Stato d’Israele come un qualsiasi Iran degli ayatollah.

Questa nostra si sforza di essere un’analisi realistica, diversa da quella che qualcuno ha definito la Redazione del Pensiero Unico, ma non significa che vogliamo veder morire i bambini di Gaza sotto le bombe israeliane, anzi, li vorremmo veder crescere felici nella loro terra, governata da una leadership autorevole che possa rapportarsi con i vicini in modo credibile, pacifico ed efficace. E, invece, quei poveretti, oltre a essere vessati dai tagliagole di Hamas, sono nelle mani di un novantenne rincoglionito e corrotto come Abū Māzen, che da anni ha abdicato al suo ruolo di guida pacifica del popolo palestinese. Peraltro, questo signore non ha nessuna legittimità morale e politica per eventuali negoziati con Israele perché, alla scadenza del suo mandato, il 15 gennaio del 2009, si è prorogato unilateralmente il mandato a vita. In pratica è un dittatore… i soliti amici di questa Sinistra folle.
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