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Festa di San Valentino: amore, business e libertà

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festa di San Valentino
Amare è un progetto di vita a due che, per fortuna, non tiene conto delle contingenze avverse: i giovani s’innamoravano anche durante le terribili invasioni barbariche, sotto i bombardamenti dell’ultima guerra e perfino nei campi di concentramento nazisti, in barba ai loro aguzzini, perché amare è soprattutto sentirsi liberi dentro

– Enzo Ciaraffa –

Avevo poco più di quindici anni – eravamo del 1964 – quando con una somma per me allora astronomica, 800 lire, ovvero meno di 0,50 centesimi di euro, proprio il giorno della festa di San Valentino comprai per la prima volta una fedina d’oro da mettere al dito di una ragazza, la mia fidanzatina di allora. Ricordo ancora l’espressione divertita dell’unico orefice esistente allora in paese, si chiamava Teodoro ed era un gran signore di nascita e di comportamenti,  il quale probabilmente si era lasciato intenerire dalla mia seriosa, adolescenziale impudenza e mi diede l’anellino per molto meno del suo valore reale.

Il più difficile venne dopo, perché non sapevo da dove partire per donare l’anellino alla mia bella… eppure nei film americani sembrava tutto così semplice, ma noi eravamo soltanto due ragazzini che, peraltro, si vedevano soltanto la domenica pomeriggio e di nascosto dai rispettivi genitori. Alla fine optai per l’italica semplicità e bene me ne incolse. Infatti, dopo che con imbarazzato sussiego le ebbi infilato la fedina al dito anulare mentre eravamo seduti su di una panchina dei giardini pubblici, lei mi diede un furtivo bacio a labbra serrate: sapeva di mentina, ma fu la prima volta che il cuore tentò di uscirmi dal petto.

Ebbene, sono passati sessant’anni da quel giorno e molte cose non sono andate secondo le nostre giovanili speranze, perché la mia bella da grande sposò un altro, io me ne andai in giro per il mondo e quell’anellino non riesco a immaginare che fine abbia fatto, ma ricordo benissimo la straordinarietà di quella festa di San Valentino: diventai responsabile di un amore o, se volete, diventai grande all’improvviso! Sì, perché amare è, soprattutto, prendersi cura di un altro amore per non farlo appassire e crescere insieme a questa piantina che ha per frutti sogni, speranze e illusioni, anche se bisogna essere consapevoli che questa “crescita” può interrompersi con un sofferto addio.

Nonostante la crisi economica in atto e una brutale guerra d’aggressione in Ucraina, v’è da scommettere che anche stavolta la ricorrenza di San Valentino sarà ravvivata da una miriade d’iniziative, di regali a forma di cuore in tutte le salse, in special modo da medagliette d’oro e d’argento riportanti un pensiero di autori famosi sull’amore.

Ed è giusto che sia così, perchè amare è un progetto di vita a due, un progetto che, per fortuna, non tiene conto delle contingenze avverse: le persone s’innamoravano anche durante le terribili invasioni barbariche, sotto i bombardamenti dell’ultima guerra e perfino nei campi di concentramento nazisti, in barba ai loro aguzzini, perchè amare è soprattutto sentirsi liberi dentro.

Nella copertina, Laura Zaroli si domanda se quello dell’amore, in modo particolare i riti del giorno di San Valentino, non siano diventati un business, ma quand’anche fosse così, sia benvenuto quel business che per un giorno ci consentirà d’incartare il nostro amore assieme a una scatola di cioccolatini o, per chi ne avrà la possibilità, assieme a un anellino, come aveva fatto un adolescente precoce e un po’ minchione sessant’anni fa. Buon San Valentino!

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