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Chi farà saltare per primo il sistema Italia?

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V’è da sperare che l’espulsione di Palamara non sia l’unico provvedimento adottato dall’ANM, perché le violazioni contestategli sono avvenute in concorso con altri magistrati, tra i quali ve ne erano, secondo il reprobo, alcuni anche tra i probiviri che ne hanno votato l’espulsione. In effetti si è trattata di un’espulsione avvenuta in modo rapido, perfino troppo rapido per i tempi della nostra giustizia in generale. È forte il sospetto che il taglio della testa del reo doveva avvenire rapidamente, prima che questi potesse sputtanare ancora di più la magistratura, come certamente farà nel caso in cui al CSM dovesse venir l’idea di metterlo definitivamente fuori dai ranghi
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L’ANM, Associazione Nazionale Magistrati, ha appena espulso il suo ex presidente, Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione e, chissà perché, per come si è svolta l’operazione ha risvegliato in noi alcuni ricordi storici, come quelli legati ad un altro arcinoto defenestramento. La notte tra il 24 e il 25 luglio del 1943 diciannove dei ventotto gerarchi riuniti in quella specie di parlamentino fascista che era il Gran Consiglio e il re, che dal Quirinale aveva dato il segreto avallo all’operazione, sfiduciarono il duce con l’illusione di riuscire a smarcarsi da lui e dal Ventennio, prima che la barca affondasse del tutto.

Ecco, lo smarcamento è stato, secondo noi, anche il principale obiettivo dell’ANM che, non a caso, ha cacciato il Palamara dopo l’avallo dell’attuale inquilino del Quirinale di qualche giorno fa: «È il momento di dimostrare, con coraggio, di voler superare ogni degenerazione del sistema delle correnti per perseguire autenticamente l’interesse generale ad avere una giustizia efficiente e credibile […] Nella limpidezza del modo di agire anche nella vita associativa». Richiesto e fatto!

La motivazione delle gravi e reiterate violazioni del codice etico secondo il collegio dei probiviri dell’ANM ha riguardato, purtroppo, soltanto il magistrato romano. Questo significa che i suoi tanti sodali riusciranno a passarla liscia? Confidiamo di no, perché le violazioni contestate a Palamara sono avvenute in concorso con altri magistrati, tra i quali ve ne erano, secondo il reprobo, alcuni anche tra i probiviri che ne hanno votato l’espulsione. In effetti si è trattata di un’espulsione avvenuta in modo rapido, perfino troppo rapido per i tempi della nostra giustizia in generale. Nutriamo, infatti, il forte sospetto che il taglio della testa del reo doveva avvenire rapidamente, prima che questi potesse sputtanare ancora di più mezza magistratura come certamente farà nel caso in cui, pensiamo, al CSM dovesse venir l’idea di mandarlo proprio a casa.

A riguardo gli intendimenti di Palamara in proposito non si prestano ad equivoci a giudicare dalle sue parole: «Chiedo scusa ai tanti colleghi che sono fuori dal sistema delle correnti […]  Per loro sono disposto a dimettermi ma solo se ci sarà una presa di coscienza collettiva e se insieme a me si dimetteranno tutti coloro che fanno parte di questo sistema. Non farò il capro espiatorio di un sistema». Un discorso che troviamo straordinariamente somigliante a quello che, nella finzione cinematografica, il Marchese del Grillo fa al papa-re Pio VII a proposito della corruzione dei magistrati papalini sul caso del processo di un innocente falegname ebreo a nome Aronne Piperno.

Eppure, nonostante i suoi magheggi e scarsa credibilità, l’ANM è stata, ad oggi, l’unica istituzione (ed è tutto dire!) che è riuscita a dare un tangibile e rapido segnale di discontinuità col passato, al contrario della famosa riforma Bonafede della giustizia che, ne siamo certi, farà la fine di tutte quelle strombazzate dai suoi predecessori: andrà a finire nel cesso una volta passata la legislatura! E d’altronde non vediamo perché un governo di sinistra e le forze politiche che lo sostengono, ma anche lo stesso Quirinale, dovrebbero volere un reale cambio di passo della magistratura, dal momento che i beneficati delle distorsioni del sistema giudiziario sono stati proprio loro.

Sicché, dopo anni di pessima gestione della democrazia, il Parlamento è riuscito a farsi sopravanzare sulle cose concrete da farsi per riportare la magistratura nell’alveo dei suoi compiti istituzionali da un’ANM screditata da Palamara e squassata dalle correnti interne e, quel che è peggio, è riuscito a dare una parvenza di dignità perfino al Gran Consiglio del Fascismo che, pur di salvare il Paese, non ebbe esitazione a far cadere Mussolini e il regime fascista. Alcuni dei gerarchi pagarono con la vita quella scelta, mentre i nostri governanti, specialmente i grillini, l’unica cosa che sono disposti a pagare è il mutuo della casa prima che termini la legislatura e venga meno il loro faraonico stipendio.

Intanto il capo del governo retto da questi pasdaran del mutuo, quel Giuseppe Conte che ha già dimostrato di avere un disinvolto rapporto con la Costituzione e col Parlamento, ha chiuso gli Stati Generali di Villa Pamphili così come li aveva aperti: all’insegna di un programma ricco di niente. Esattamente come il programma delle sue opposizioni politiche.

Tutto ciò mentre si va formando nel Paese una miscela esplosiva fatta di lievitante disoccupazione, di trascurate istanze economiche, sociali e di categoria, mentre neppure il governo sa dove trovare i soldi per continuare a finanziare la cassa integrazione.

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