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Il libro con la mascherina

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La nuova pubblicazione della casa editrice De Piante è un grazioso volume stampato in caratteri settecenteschi tipo Bodoni, su carta vergata e filigranata di colore avorio, con copertina alettata e rilegatura a filo, confermandosi ancora una volta la scelta della casa editrice di ripercorrere gli antichi sentieri dell’editoria cartacea di qualità il che, a ben vedere, è stato anche lungimirante sul piano del marketing perché in Italia il mercato del libro cartaceo è in costante aumento da almeno tre anni
– Enzo Ciaraffa –

In ragione dei miei interessi professionali di libri ne vedo molti, ma pochi ritengo siano meritevoli di essere letti e qualche volta ho avuto anche l’ardire di scriverne qualcuno, eppure devo confessare che erano anni che non mi capitava di leggere un prodotto editoriale che non esito a definire elegante, per palati raffinati come “Aut libri aut liberi – Otto racconti al tempo della peste”. Parliamo di un contenuto emulo, negli intenti, di quel Decamerone maturato in Boccaccio durante la peste nera del 1348 senza, però, lo spirito licenzioso e la sua … boccaccesca narrazione. Si tratta, infatti, di una breve raccolta edita da Cristina Toffolo De Piante, titolare dell’omonima casa editrice di Busto Arsizio, che per la veste grafica, anche soltanto a sfogliarla, è capace di “parlare” alla sensibilità del lettore ancor prima che questi inizi a leggerne i contenuti, soprattutto per la mascherina chirurgica che, dati i tempi, l’editore ha pensato d’inserire nel libro con una motivazione felicemente sintetizzata: «Un libro da leggere indossando la mascherina o da usare come mascherina. Otto racconti come antidoto al tempo presente, inseguendo il prodigio».  Il prodigio, credo, di una vita finalmente normale.

La pubblicazione in questione è un grazioso volume stampato in caratteri settecenteschi Bodoni, su carta vergata e filigranata di colore avorio, con copertina alettata e rilegatura a filo… insomma verrebbe da dire che la De Piante, che non è nuova ad iniziative di questo tipo nonostante sia sul mercato dell’editoria da non molti anni, ha colpito ancora regalandoci un’ennesima chicca d’altri tempi. Tra l’altro, la scelta della novella casa editrice di ripercorrere gli antichi sentieri dell’editoria cartacea di qualità è stata anche lungimirante sul piano del marketing perché in Italia il mercato del libro cartaceo è in costante crescita da almeno tre anni (dato ISTAT 2018: + 9,3%) e la ragione, a mio avviso, è da ricercarsi nel fatto che, essendo entrato in crisi di rigetto psicologico uno dei grandi miti del Novecento, la tecnologia esasperata, il lettore del XXI secolo aspira alle certezze delle buone letture e dei bei libri.

Ma ritornando a noi, tra gli otto autori degli altrettanti brevi racconti della raccolta pubblicata dalla De Piante mi ha colpito, in particolare, quello di Giuseppe Conte perché questi, pur condividendo nome e cognome con il nostro attuale capo del governo, è riuscito, ritengo, a sintetizzare, un po’ meglio di quanto non abbia fatto lui in questi mesi, cosa sono stati per noi italiani e per l’intera umanità la pandemia e il lockdown per il tramite del signor C, il protagonista del suo racconto: «Ebbe la sensazione angosciosa di non poter più muovere le braccia e le gambe, di non possederne più, e che anche il busto si sciogliesse, e la testa cominciasse a dondolare sul collo sino a scapparne come una nuvoletta di fumo.». Semplicemente perfetta la descrizione della sensazione di noi post-pandemici!

Interessantissimi, ovviamente, anche gli altri racconti di autori illustri come Davide Brullo, Michele Ciacciofera, Clery Celeste, Angelo Crespi, Gabriele Lavia, Nicolò Locatelli e Linda Terziroli.

Ciliegina sulla torta, “Aut libri aut liberi” reca la copertina illustrata da una pittrice di vaglio e molto nota sia in Italia che all’estero dove ha vissuto e lavorato per molto tempo, Lara Martinato, sulla quale ci sarebbe davvero tanto da scrivere e che, nella circostanza, mi piace salutare, col nome che le attribuii in una pubblicazione di qualche anno fa: ispida musa.

Ebbene, soltanto un editore coraggioso, un’artista e otto narratori di grande spessore potevano darci il senso del tempo, del cui scorrere ci accorgiamo, come precisa ancora l’editore, quando siamo costretti a convivere con la separazione tra la vita fisica e quella intellettuale.

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