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Bergoglio, un papa sopra molte righe

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Come sempre accade nella patria dei guelfi e dei ghibellini, una parte dell’opinione pubblica ha approvato il poco ieratico gesto del papa a Piazza San Pietro, quando ha percosso la mano di una fedele che aveva preso energicamente la sua di mano per baciargliela; un’altra parte dell’opinione pubblica, invece, quella più popolare, si è detta turbata da un gesto così inusitato per un papa
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Le ruffianerie mediatiche, quel parlare da nonno bonaccione e un po’ terricolo di Bergoglio si sono, secondo noi, un po’ appannati lo scorso 31 dicembre quando, dopo la celebrazione del Te Deum nella basilica vaticana, si è reso protagonista di un gesto che, compiuto dal capo della Chiesa di quel Cristo mansueto che si sarebbe offerto al supplizio della croce per tutti noi, è stato di una crudezza a dir poco sconcertante. È accaduto che, piuttosto adirato, il papa abbia percosso per ben due volte la mano di una donna asiatica la quale, da dietro le transenne di Piazza San Pietro aveva afferrato, un po’ troppo energicamente in verità, la sua mano per potergli fare probabilmente il consueto baciamano… crediamo sia stata la prima volta, nella bimillenaria storia della Chiesa, che un papa sia venuto alle mani con un fedele!

Eppure dal 2013, da quando Bergoglio è stato assiso dal conclave e dallo Spirito Santo sullo scranno petrino pensavamo di averle viste tutte le sue sconcertanti performance come, per citarne soltanto alcune, l’introduzione nella Chiesa di  un’approssimativa teologia della liberazione, gli ammiccamenti a sovversioni dell’ordine naturale (o vogliamo dire di Dio?) delle cose, come le unioni gay, l’aborto, l’eutanasia e i suoi ripetuti interventi a gamba tesa nella politica interna di Paesi democratici. Tutto ciò in antitesi con la bipartizione giurisdizionale, Cesare – Dio, tracciata dall’Evangelo.

Come sempre accade nella patria dei guelfi e dei ghibellini, una parte dell’opinione pubblica ha approvato il poco ieratico gesto del papa a Piazza San Pietro; un’altra parte, invece, quella più popolare, si è detta turbata da quello stesso gesto.

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Rivedendo la scena, ci vengono in mente due date e due luoghi: il 27 dicembre del 1983 nel carcere di Rebibbia e la notte del 24 dicembre del 2009 nella Basilica di San Pietro. La prima data ricorda il giorno in cui il papa Giovanni Paolo II si recò a portare il suo perdono al terrorista turco Mehmet Ali Ağca, che il 13 maggio del 1981 gli aveva sparato in Piazza San Pietro ferendolo gravemente. La seconda data, invece, ci riporta alla memoria la notte di Natale di undici anni fa, quando una cittadina svizzera affetta da turbe mentali scavalcò le transenne per correre disordinatamente incontro al papa Benedetto XVI che, all’epoca, aveva già la veneranda età di 82 anni, facendolo cadere rovinosamente: il papa dolorante, ma mite e paziente come sempre, si rialzò con l’aiuto del suo seguito e andò a celebrare regolarmente la funzione religiosa in programma.

Quelli furono certamente esempi da imitare, forniti da due guide spirituali di una religione che ha fatto dell’esortazione evangelica «A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra» uno dei pilastri della sua credibilità come religione di pace e di equidistanza dalle passioni umane. Per carità, nessuna guerra civile per un gesto che è stato certamente inopportuno ma anche piuttosto istintivo, un gesto che peraltro il papa ha “pagato” poche ore dopo, non tanto perché ha chiesto pubblicamente scusa all’interessata ma perché nella sua omelia ha dovuto spiegare al mondo che «Se vogliamo tessere di umanità le trame dei nostri giorni, dobbiamo ripartire dalla donna».

Sì…magari non percuotendola, ha sussurrato qualcuno a denti stretti.

(Vignetta: Officina Tesauro)
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