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Enzo Ciaraffa, un libro e l’anno che sarà

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L’intervista parte da un libro e, via via, arriva a toccare tutti i temi che stanno agitando la politica italiana ed europea, dalla crisi di governo del mese di agosto al Conte-bis, dalla sempre maggiore inadeguatezza dell’Unione Europea alla Brexit, dall’Unità d’Italia all’avvento della Repubblica, dall’agonia della politica al movimento delle sardine, arrivando a delle conclusioni inedite e, per molto versi, spiazzanti
– Mario Tesauro * –

Chissà quante volte ti avrò incontrato da bambino allora che facevi servizio nella stessa caserma di mio padre; dallo scorso mese di agosto dirigo questo blog che è nato sotto la tua guida circa due anni fa, eppure non posso dire di conoscerti, anche perché credo di aver capito che la tua granitica riservatezza non facilita il compito alle persone che vorrebbero conoscerti come sei realmente. E allora, ora che non puoi più tirarti indietro, mi sono chiesto perché, con la scusa di saperne di più sul tuo ultimo libro pubblicato in e-book “Le 7 figlie del sole”, non indurti a fare una sintesi degli avvenimenti che hanno segnato l’anno che ormai sta terminando, un anno che, a giudicare dalle cose che scrivi sul blog, non hai molto apprezzato.
Beata gioventù… ti aspetti davvero molto da un’unica intervista, spero di non deludere le tue attese. Giusto per partire: non è che un vecchio liberal conservatore come me non abbia apprezzato l’anno che sta per lasciarci, semmai non ha apprezzato – ma è un disgusto antico –  i guitti, i nani e le ballerine che lo hanno animato; non ha apprezzato quella cloaca maxima che è diventato il Parlamento italiano; non ha apprezzato quella corte dei miracoli che è diventata la compagine governativa, come non ha apprezzato il fatto che l’Italia stia del tutto scomparendo dalla considerazione internazionale.

Come inizio non c’è male: come italiano  la faccio finita subito o aspetto ancora un po’?
Ho risposto alla tua domanda…

Ogni cosa a suo tempo, partiamo dal libro o, come lo hai definito tu, un cioccolatino natalizio: come ti è venuto in mente di scrivere “Le 7 figlie del sole”? Peraltro in formato tascabile.
In realtà volevo fare un piccolo dono natalizio alla città che mi ha regalato anni felici e grandissime soddisfazioni professionali. Spero di esservi riuscito con questo lavoro incentrato su sette personaggi muliebri della Napoli dei secoli scorsi, diversissimi tra loro per personalità, estrazione sociale e diverso epilogo a chiusura della loro storia. Spero che esse, attraverso le loro vicende, aiutino il lettore digitale a capire il vero “sentire” di tutte le donne napoletane, che poi è il sentire di quell’inimitabile popolo che vive all’ombra del Vesuvio ed al quale sono orgoglioso di appartenere. Anzi, voglio approfittare dell’occasione per ringraziare coloro che hanno illustrato il libro con delle pregevoli tavole a colori, come dire Giuditta Crosta e Donato Tesauro, che tu dovresti ben conoscere…. 

Questo però non è il tuo primo libro,  ne hai scritti molti altri, quali sono?
Non sottraiamo tempo all’intervista con l’auto pubblicità, il lettore che vorrà onorarmi del suo interesse non ha che da andare in libreria o su Internet. Tra essi, però, mi fa piacere segnalarne almeno uno in particolare, “I Cecoslovacchi sull’Olona”, e per una ragione ben precisa: qualche settimana fa la dottoressa Sara Flemrovà (che ha tradotto anche opere di Umberto Eco) ha ultimato la traduzione in lingua ceca di questo libro che, scritto assieme ad uno storico ceco nella sua seconda versione, tra pochi mesi vedrà la luce in terra Ceca e Slovacca. Non nascondo che ne vado oltremodo orgoglioso.

Cosa ha portato un ex Tenente Colonnello dell’Esercito a ideare un blog come “Il Rullo” che, seppure con estrema correttezza, parla sempre senza peli sulla lingua in un’epoca nella quale praticamente tutti i media – quando non schierati – sono ostaggi del politicamente corretto.
Vedi, un militare che ha servito il proprio Paese in armi per quasi mezzo secolo quando va in pensione ama sentirsi ancora “in servizio”, specialmente se il Padreterno gli ha fatto dono di una buona salute fisica e mentale. E poi, essendo giornalista pubblicista e avendo fatto il capo ufficio stampa di una grande Unità internazionale, in un certo senso sono rimasto nel mio campo d’interessi. In quanto al politicamente corretto, poi, rilevo che sta uccidendo il giornalismo e le democrazia che, evidentemente, fonda sulla verità quale che sia.

A rileggere le tue analisi su “Il Rullo”, si coglie una certa delusione per la fine prematura del governo Lega – M5S. È vero?
Verissimo. Anche se è il caso di precisare che non sono stato mai organico a nessuno dei due partiti. Tuttavia, speravo che dei giovani sprovveduti ma pieni di alte pulsioni civiche, come apparivano i grillini fino ad alcuni mesi fa, assieme alle Sturmtruppen di una Lega più “navigata” e presente sul territorio potessero fare a pezzi il marcescente sistema di potere previgente. Il guaio è stato che i “condottieri” dei due partiti non si sono rivelati maturi e capaci di assegnarsi il ruolo di due ruote del medesimo carro vittorioso che, alla fine, hanno fatto finire in mano agli sconfitti del PD: un capolavoro di demenza politica, non c’è che dire!

Allora te l’aspettavi la crisi di agosto del governo Conte – Salvini – Di Maio.
Più che aspettarmela la temevo.

Che cosa ti ispira questo governo giallorosso.
Fammi la domanda di riserva perché per rispondere onestamente a questa domanda dovrei ricorrere al turpiloquio che, come ben sai, oltre a non essere deontologico è giustamente punito dalla legge: sto vedendo il mio adorato e scassato Paese morire giorno dopo giorno, e questi cialtroncelli incapaci giocano a fare gli statisti due punto zero sulla pelle di sessanta milioni di italiani.

E meno male che volevi essere formale! Ma dimmi, sei superstizioso?
Tu dimentichi che sono partenopeo. Diciamo che in proposito la penso come Peppino De Filippo in una sua commedia teatrale: non è vero ma ci credo! Ma perché mi hai fatto questa domanda.

Tra l’anno scorso e questo che sta per terminare, anche dal punto di vista meteo ed infrastrutturale, ne sono successe di tutti i colori, come la caduta del ponte Morandi, il crollo del viadotto sull’A/6 Torino – Savona, i balzi di Matera ridotti a cascate, terremoti minori qua e là, Venezia sotto l’acqua mentre il MO.S.E. che doveva salvarla fino ad oggi ha prodotto soltanto tangenti… c’è qualcuno nella nostra compagine governativa che porta “jella”?
Beh, questo non lo so…fatto sta che certe coincidenze lo lasciano sospettare. E poi, vedi, vera o falsa che sia la jella che certi individui si portano addosso, è comunque disastroso che lo sospetti un popolo che dai suoi governanti dovrebbe attingere coraggio e fiducia nel futuro.

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Quali sono le tue aspettative per l’anno nuovo?
Non ti aspetterai da me una risposta politicamente corretta spero, anche perché il nascondere una brutta verità non la migliora per niente. E, poi, a spargere ottimismo e fratellanza universale ci ha già pensato il presidente della repubblica iersera che, poveretto, non credo potesse dire  agli italiani qualcosa di diverso da ciò che ha detto.

Guarda, non ci contavo proprio su una tua risposta politicamente corretta, ma una genuina.
Non ho molte aspettative per l’anno nuovo e quelle poche che ho sono più nere della pece. Ciò perché i nostri connazionali la cui capacità di critica  – l’unico atteggiamento mentale che potrebbe  “raddizzare” una democrazia stortignaccola come la nostra –  è stata ormai “sterilizzata” dal politicamente corretto, pare non si rendano conto della tragedia collettiva che potrebbe abbattersi su di noi da un momento all’altro.

Addirittura!
Senti, non sono un economista e, quindi, non capisco niente di conti tant’è che sono “amministrato” da mia moglie, ma da quel che dicono gli esperti, al cospetto di un debito pubblico che è il 134,8% del prodotto interno, è premessa di catastrofe economica la politica dei nostri governi, i due ultimi in particolare, che invece di tentare la diminuzione della spesa pubblica con maggiori entrate ottenibili attraverso politiche di incentivazione degli investimenti, sono invece ricorsi a nuove tasse e ai sussidi.

Ma in questi casi, quando la situazione economica di un Paese membro si fa difficile, non si attiva lo scudo protettivo economico dell’Unione Europea?
Te la raccomando quella con le sue politiche recessive! E poi pare che neppure dalle parti di Bruxelles in questo periodo si goda di buona salute.

Per quale ragione?
È inutile negarlo, l’Unione Europea dell’ultimo quarto di secolo è andata a traino di Germania e Francia, cercando – e qui è iniziato il disastro – di far marciare tutti gli altri Paesi dell’Unione con la loro stessa velocità economica e produttiva, mediante esagerate politiche di contenimento della spesa: la “normalizzazione” economica della Grecia n’è stato piccolo esempio. A complicare il quadro generale è sopraggiunto il fatto che, per ragioni diverse, sono tecnicamente entrate in recessione anche la Germania e la Francia le quali, essendo le più forti dell’Unione e in combutta tra loro (ricordare il bilaterale Aquisgrana due dello scorso mese di gennaio…) stanno tentando di risolvere i loro problemi economici anche col nostro fondo schiena che, con un pizzico di tardiva pudicizia, a Bruxelles chiamano fondo salva Stati il quale, mi è parso di capire, è un po’ come il nostro mutuo bancario che, per ottenerlo, devi dimostrare di avere una condizione economica e/o immobiliare tale da non averne bisogno.

Da quello che dici parrebbe che, oltre all’Italia, siano in pericolo anche tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea.
Tutti no, perché i Paesi aderenti dell’Est Europa stanno attuando dei programmi di ricostruzione post-comunismo che li terrà al riparo da turbolenze economiche ancora per alcuni anni, mentre gli inglesi hanno avuto il coraggio e il buonsenso di andar via da Bruxelles prima del tracollo. E il Paese che scappa da questa Unione Europea così com’è diventata oggi, secondo me, si salva perché in futuro potrà decidere la sua politica economica senza vincoli esterni e, cosa molto importante, potrà far fluttuare la moneta nazionale a sostegno delle sue esportazioni od importazioni.

E allora, con quali auspici la chiudiamo questa intervista d’inizio anno?
Per quanto paradossale possa sembrarti da parte di uno che ha definito il movimento delle sardine “un vuoto a perdere”, possiamo chiudere l’intervista con l’auspicio che i giovani, di tutti i partiti e movimenti però, finalmente si sveglino e costringano la politica  – ma prima i loro padri! – e le diverse istituzioni dello Stato a quel patto costituzionale tra il popolo e il potere, che mancò sia con l’Unità d’Italia che calò dall’alto, sia con l’avvento della Repubblica che fu una costruzione elitaria. Un patto che se vi fosse stato, probabilmente ci avrebbe resi tutti più responsabili.

*Direttore tecnico
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