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Affaire Memo Remigi: una mano sul sedere e l’altra sulla coscienza

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Memo Remigi
Non siamo del tutto sicuri che nel gesto dell’anziano Memo Remigi vi fosse quella che poi configura i comportamenti come inappropriati e motiva le sentenze nei tribunali: l’intenzione. Perché è questa alla fine che sostanzia una sentenza della Corte di Cassazione del 2017 sui vari tipi di violenza sessuale. Ma, di là della giurisprudenza, l’unica a poter far chiarezza su questa vicenda resta la diretta interessata, cioè Jessica Morlacchi, iniziando magari col rivelare se il suo anziano collega avesse mai avuto comportamenti equivoci nei suoi confronti

– Enzo Ciaraffa –

La caratteristica principale delle dittature è quella di divorare se stesse, e non fa eccezione a questa regola neppure la dittatura del politically correct, che la sinistra globalista sta tentando di mettere in piedi nei Paesi e nelle istituzioni occidentali: una di queste è la televisione e il sistema mediatico in generale. Nel caso della Rai, poi, questo processo sta via via assumendo dei contorni assurdi perché, essendo completamente in mano ai partiti politici, non si fa per niente scrupolo di coinvolgere la vita e l’onore delle persone pur di fiancheggiare alcune tesi o “stili” politici mediante pruriginosi esercizi di bigottismo culturale, che con la morale e l’etica hanno poco a che vedere.

Stavolta è toccato a un cantante ottantaquattrenne che andava per la maggiore durante la mia giovinezza, Memo Remigi, accusato dall’azienda e dalla diretta interessata, Jessica Morlacchi, di aver posato la mano sul suo sedere in diretta televisiva. Da quel che si riesce a vedere dal video ancora circolante in queste ore, il gesto incriminato credo stia tra il cameratismo dei compagni di lavoro e l’intenzione di sistemare la cassetta del microfono che la cantante portava sul fondoschiena.

Appena iniziato a circolare il video, senza neanche fare uno straccio di istruttoria, la Rai ha cacciato Memo Remigi a seguito di un comportamento in violazione del codice etico dell’azienda. Beh, che venga a parlare di codice etico un’azienda pagata con i soldi di tutti gli italiani ma occupata militarmente da un solo raggruppamento politico mi fa ridere, ma soprattutto mi preoccupa il suo mettere alla gogna una persona in nome di questo fantomatico codice, perché le dittature iniziano sempre con intenti moralizzatori e salvifici.

 D’altronde la spiegazione del gesto incriminato fornita da Remigi appare abbastanza verosimile: «Io cercavo di sistemare il microfono dietro, che era caduto dalla cintura. Gli ho messo la mano dietro perché stava cadendo questo microfono e scherzando le ho dato una pacchetta sul sedere. Ma non entriamo nei particolari, dico solo che non avevo nessuna intenzione di essere un uomo libidinoso, ho l’età che ho e non sono mai stato questo tipo di persona».

Posto che la pacchetta sul sedere di un’estranea è lontana anni-luce dal mio modo d’intendere i rapporti con le donne, tant’è che bacio ancora la mano alle signore di ogni età, e beninteso che trovo odiosi e censurabili tutti i comportamenti inappropriati (e non graditi) nei loro confronti, ritengo che la decisione di cacciare Remigi dalla Rai sia stata molto affrettata.

Non mi è ignoto lo stato d’animo, l’umiliazione e la sensazione di colpa e/o inadeguatezza che pervade una donna oggetto di questo tipo di attenzione e, tuttavia, una domanda s’impone: Remigi si era già reso protagonista di simili comportamenti in passato?  

Ebbene, se la risposta è sì, colpevole allora è la Rai che non ha provveduto a cacciarlo prima e a tutelare, così, la ragazza.

Se la risposta è no, forse bisognava procedere con più cautela prima di sputtanare urbi et orbi un artista molto anziano che in sessant’anni di carriera non ha mai dato adito a rilievi di questo tipo. Ma come tutte le istituzioni che l’hanno persa da lungo tempo, la Rai ha bisogno, ogni tanto, di mostrare una certa illibatezza etica offrendo in sacrificio al dio politically correct una vittima, e il gesto di Memo Remigi si è prestato alla perfezione a questo scopo.

Prevedo già le obiezioni: «Come al solito in queste circostanze si cercano attenuanti per il colpevole del gesto e si trascurano l’offesa e l’umiliazione subita dalla vittima perché è una donna».

Tutt’altro!

È che in questo caso non sono sicuro che nel gesto dell’anziano cantante vi fosse quella che poi determina le sentenze e le pene perfino nei tribunali: l’intenzione. Perché è questa alla fine che va ad integrare il comportamento inappropriato e/o il reato di valenza sessuale come stabilito dalla Corte di Cassazione nel 2017.

Ma, di là della giurisprudenza, l’unica a poter far chiarezza su questo aspetto della vicenda resta la diretta interessata, cioè Jessica Morlacchi, iniziando magari col dirci subito se l’anziano collega avesse mai avuto in passato comportamenti equivoci nei suoi confronti. Ciò perché l’eventuale recidività del Remigi toglierebbe ogni dubbi sulla sua “intenzione” di voler fare ciò che ha fatto.

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