Il dirigente bullo è più pericoloso di un asino che guidi una moto
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Spesso accade che il dirigente scolastico, invece di porsi come coordinatore e moderatore dell’operato dei suoi dipendenti, si metta egli stesso a fare il bullo fomentando le discordie interne al suo istituto e parteggiando per una delle fazioni che, purtroppo, si creano sui luoghi di lavoro, non esitando talvolta ad avallare comportamenti illegali o addirittura a compierli egli stesso
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Uno dei fenomeni emergenti più deleteri di una società senza il culto del dovere o quantomeno del giusto è il bullismo, ma non il bullismo dell’adolescente che vessa un suo coetaneo (che sarebbe già grave), ma quello dell’adulto e per di più rivestito di una funzione di supremazia gerarchica come, per esempio, potrebbe essere un capo ufficio o dirigente scolastico, coloro che dovrebbero essere in prima linea per combattere il bullismo nel luogo dove quasi sempre esso si origina: l’ambiente di lavoro, in particolare la scuola.
E, invece, abbiamo notizia di qualche dirigente scolastico debole e senza personalità che, invece di porsi come responsabile, coordinatore e moderatore dell’operato dei suoi dipendenti, inclina egli stesso a fare il bullo fomentando le discordie interne e/o parteggiando per una delle fazioni che si creano nella sua scuola.
È pleonastico ricordare che in un’organizzazione socialmente ideale, quale dovrebbe essere qualsiasi istituto di formazione, le fazioni si creano laddove il dirigente scolastico, peraltro super pagato, non vale granché e finge di guidare una “moto” che, in realtà, è lei a guidare lui, dove la moto è il paradigma della sua scuola.
Ma per saperne qualcosa di più sul bullo-tipo, siamo andati a leggere il punto centrale della trattazione che ne ha fatto Bruno Ferraro, presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione: «Ma chi è il bullo? Il bullo è un arrogante, incapace di coltivare ideali e buoni propositi, ma contemporaneamente anche un debole perché per farsi accettare dal gruppo dei coetanei si accanisce con sorprendente cattiveria su chi da lui è considerato più debole […] La vittima vien presa di mira, tartassata, destabilizzata, umiliata al cospetto degli altri, derisa e beffeggiata: con la conseguente caduta dell’autostima e, non di rado, con il compimento di gesti autolesionistici anche mortali».
A riguardo, sarebbe interessante conoscere il parere di alcune figure professionali che, operando sul terreno, dovrebbero essere esperte sul tema del bullismo e del quasi sempre correlato mobbing, come per esempio quello dei dirigenti scolastici. Prima di andare avanti, però, è il caso di chiarire che consideriamo la stragrande maggioranza di essi come persone perbene e capaci, che non meritano di essere accostati a soggetti che nella scuola non sarebbero dovuti entrare nemmeno da addetti alle pulizie, come ci raccontano alcuni fatti di nostra conoscenza. Ebbene, se potessimo farlo, a questi ultimi saremmo ben lieti di porre sette precise domande.
- Non pensate che il bullismo sia un comportamento particolarmente disdicevole per un dirigente dello Stato che, in sovrappiù, lavori in un istituto di formazione culturale e civile come la scuola?
- Vi adoperate, eventualmente, per bloccare sul nascere tali fenomeni tra i docenti oppure vi ci ficcate con sospetta voluttà?
- Come vi regolate con la distribuzione sociale degli alunni? Create delle classi-ghetto e altre di fighettini o distribuite gli alunni in modo omogeneo, senza guardare alla loro estrazione sociale, etnica e familiare?
- E con i comportamenti illegali? Per esempio, se una propria collaboratrice dovesse darsi per ammalata e, poi, volarsene magari in gita in Russia (quando vi si poteva andare), come vi comportereste: la denuncereste alla Corte dei Conti o fareste finta di non sapere?
- Sposate sempre le idee dell’ultima persona con la quale avete parlato o, invece, fate prevalere il vostro punto di vista professionale visto che per questo siete pagati?
- Distribuite equamente il carico di lavoro, il personale e i benefit tra i vostri dipendenti?
- Avete mai affidato lavori a congiunti delle vostre dipendenti creando così dei macroscopici conflitti d’interesse?
Va da sé che l’affiorare di una soltanto delle enumerate situazioni in una scuola, significherebbe soltanto tre cose: o il dirigente è bullo, o incapace, oppure è in malafede, o tutte le cose messe insieme. Il che non sarebbe proprio una bella fonte d’ispirazione per i discenti e per i loro genitori che gli pagano lo stipendio fidando che, soprattutto con l’esempio, egli possa far progredire la scuola e la maturazione culturale e civica dei loro figli.
(Copertina di Laura Zaroli)
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