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L’ultimo in fondo a destra nella repubblica degli spioni

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Nessuno pensa che nel caso del dossieraggio, che coinvolge la Direzione nazionale antimafia, il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano abbia potuto fare tutto da solo. Come nessuno crede che egli ce l’avesse personalmente col Centrodestra, eppure il sospetto è che l’inchiesta partita da Perugia alla fine colpirà lui e non i mandanti

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Non abbiamo mai creduto nell’esistenza di un grande fratello globale teso al dominio del mondo mediante il contemporaneo controllo dell’economia, dell’immigrazione, dei media, dei social, della religione e soprattutto dei servizi segreti dei vari Paesi. Di contro, non sono pochi coloro che il grande fratello credono di averlo individuato nello straricchissimo finanziere George Soros che, fino a prova contraria, è soltanto uno squalo della finanza, un dichiarato sostenitore delle cause politiche progressiste, della Sinistra insomma, che finanzia con un sacco di soldi.  A onor del vero, bisogna anche dire che molti soldi li destina anche a diverse iniziative civiche per ridurre la povertà nel mondo. Pertanto, riteniamo che anche in ragione della sua età (è quasi centenario), egli possa essere depennato degli aspiranti dittatori globali.

Per quanto riguarda l’Italia, il grande fratello da molti evocato in questi anni dovrebbe chiamarsi in realtà la grande confluenza, ovvero l’incanalamento, simultaneo e non programmato, di diversi interessi verso un unico obiettivo. Un esempio? È fin troppo evidente che una parte dei magistrati (che in questi giorni se le stanno dando di santa ragione mediante le Procure), la Chiesa bergogliana, gli Agnelli, Carlo De Benedetti, La Stampa, la Repubblica, Il Fatto Quotidiano, il maggior sindacato italiano, una fetta di Confindustria e il Pd, hanno interessi convergenti: il principale è quello di provocare la caduta del governo Meloni.  Ma questo non vuol dire che essi abbiano alle spalle un unico regista… è l’interesse in tutte le sue declinazioni, soltanto l’interesse, a farli camminare spesso insieme a tutto il caravanserraglio della Sinistra.

L’interesse del quale noi parliamo non è definibile con un unico sostantivo perché ha varie sfaccettature, che di volta in volta si chiamano amichettismo (Meloni dixit), avanzamenti di carriera senza meriti come premio di fedeltà al partito, finanziamenti statali a imprese private che pagano le tasse all’estero e le tangenti in Italia, direttori senza qualità a capo di pennaruli che, senza l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e delle veline, sarebbero capaci di scrivere un articolo giornalistico come noi un trattato di fisica nucleare. Senza parlare di un sindacalismo prono alla Sinistra e di una Chiesa senza rotta, in mano a un timoniere che ogni volta che apre la bocca chiudono almeno dieci parrocchie per la fuga dei fedeli disgustati e sconcertati. Il fatto, poi, che gli attori evocati abbiano nel Pd globalista, acriticamente filoeuropeo, filo Bce e filo green il loro principale referente è nella logica delle cose, un po’ come quella dei fiumi che, pur senza proporselo, prima o poi vanno tutti a sfociare nel mare. Ma questo non deve significare, per carità, che Elly Schlein sia una grande sorella: in Abruzzo dove aveva lanciato la sfida del campo largo, anzi larghissimo, non ha tirato su neanche un campo di cetrioli!

Anche se, proprio in questi giorni, è scoppiato un caso che coinvolge pesantemente la Dia (Direzione Nazionale Antimafia) e indirettamente il Centrosinistra perché, come ipotizzato dal procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, in sede di audizione presso la Commissione parlamentare antimafia qualcuno passava sottobanco informazioni riservate sui movimenti finanziari di personaggi appartenenti, quasi esclusivamente, al Centrodestra di governo. D’altronde, pare che il maggior beneficiario e propagatore delle veline provenienti dagli accessi illeciti nei database della Dia sia stato il quotidiano Domani che, guarda caso, è proprietà di Carlo De Benedetti, tessera numero uno del Pd.

Ma non solo, perché, stando al decorso degli avvenimenti snocciolati fin qui dagli inquirenti, vi potrebbero essere, secondo noi, anche dei “beneficiati indiretti”. Per esempio, per quali vie, come ci sono arrivati in Parlamento certi magistrati della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo? E potremmo fare anche i nomi di altri magistrati indiscutibilmente attratti dal Centrosinistra in questi anni, ma così ci produrremmo in fanta-giornalismo non avendo nessuna velina che, nei citati casi, possa dimostrare un organico do ut des.

L’incedere prudente, però, non ci vieta di rilevare alcune confluenze che, a nostro modo di vedere, sono involontarie e tuttavia fanno molto danno alla credibilità delle istituzioni, perché sono come gli uragani che, pur originati in posti diversi, quando s’incontrano accrescono la loro capacità distruttiva. C’è soltanto De Benedetti dietro i risvolti di questa storiaccia di dossieraggio che, se confermata dalle indagini in corso, sarebbe il più grave attentato alla democrazia italiana dai tempi dei fascicoli del Sifar? E l’Ambasciata russa in Italia, perché l’anno scorso ha avuto un accredito di quattro milioni di dollari da Putin che più o meno in contemporanea ha cercato di ridicolizzare l’immagine della “guerrafondaia” amica di Biden, Giorgia Meloni? Chi doveva essere pagato con quei soldi? E il papa che esorta l’Ucraina a consegnarsi al dittatore del Cremlino? E Mattarella che attacca il governo sulle manganellate della Polizia a Pisa e, poi, fa il pesce in barile sul verminaio che sta venendo fuori a Perugia e che coinvolge la Magistratura della cui indipendenza (e correttezza!) egli sarebbe il custode?

Ebbene, come abbiamo anticipato, riteniamo che questi rivoli di pessimo servizio reso alle istituzioni e all’informazione non partano dalla stessa sorgente, ma vadano comunque a confluire nello stesso fiume delle intenzioni: logorare il governo di Destra-centro, che sta facendo oggettivamente bene in Italia e all’estero anche in funzione antirussa per quanto concerne il supporto all’Ucraina.

L’indagato numero uno nella torbida vicenda della Dia è il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, in qualità di presunto fornitore a stampa amica, e chissà a chi altro, delle notizie riservate riguardanti qualche pubblico personaggio e centinaia di politici del Centrodestra. Stante ad alcuni concetti da lui espressi in un’intervista al Giornale.it dello scorso 10 marzo, il tenente in questione ci sembra piuttosto arrogante e sibillino: «Ho lavorato con dignità e con i miei metodi, non quelli dei burocrati. Risponderò davanti a un giudice, poi vedrai che succederà». Rilevato che nessuno può servire lo Stato con i “suoi metodi” invece che con quelli previsti dalla legge; posto che in una struttura gerarchizzata come quella militare un dipendente non è in grado di commettere delle illeceità senza l’avallo del superiore gerarchico, o grazie al suo omesso controllo, vogliamo dare un consiglio non richiesto a quello che sarebbe stato il prolifico dispensatore di dati riservati della Dia.

Vede, tenente Striano, nessuno in Italia pensa che lei abbia potuto fare tutto da solo, come nessuno crede che fosse lei personalmente ad avercela col Centrodestra. Adesso, però, con l’arroganza delle sue dichiarazioni non cerchi di convincerci di avere le spalle ben protette in alto loco, anche perché più in alto è l’eventuale suo protettore, più lei corre il rischio d’incappare nel perverso meccanismo che da secoli caratterizza le inchieste sulla Pubblica amministrazione, sulla Magistratura e, in particolare, quelle sui militari, dove un colpevole lo si trova sempre: in genere è l’ultimo in fondo a destra. Perciò, vuoti il sacco, dica agli inquirenti tutto quello che sa sulla fuga di dati riservati dalla Dia e non si faccia illusioni sulle eventuali coperture. A riguardo, le segnalo che è di queste ore la conclusione della torbida vicenda penale Consip con la quale si voleva colpire l’allora premier Matteo Renzi, i cui protagonisti sono stati tutti assolti eccetto un ex maggiore e un colonnello dei Carabinieri… gli ennesimi ultimi in fondo a destra.

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