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L’intervista di ferragosto alla dottoressa Buttiglieri

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Dottoressa Buttiglieri
Gli stessi utenti che lodavano il lavoro dei sanitari durante la pandemia oggi non esitano ad aggredirli, in quanto, secondo la dottoressa Buttiglieri, simbolo di una Sanità che non funziona. Per rendersi conto del rapido deteriorarsi di questo rapporto, basta scorrere la cronaca delle aggressioni subite sul lavoro da medici e paramedici soltanto negli ultimi mesi, un fenomeno che si sta pericolosamente diffondendo, tanto che in alcuni ospedali è stato istituito il servizio di vigilanza

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Dottoressa Buttiglieri, in qualità di medico pluri-specializzato anche se dedito alla medicina generale, a pochi mesi dalla (quasi) fine dello stato di emergenza pandemico durante il quale i sanitari e parasanitari erano considerati addirittura degli eroi, la gente pare aver dimenticato il vostro impegno e le centinaia di medici e infermieri morti sul lavoro. Come mai.

Vedete amici, è un po’ come il Bruto scespiriano: pugnalando Cesare, Bruto non voleva tanto colpire un uomo, che pure amava, ma un simbolo. Cosi sta accadendo oggi, dove quella stessa gente che lodava il servizio dei sanitari durante la pandemia, poi non esita a dar loro addosso, in quanto simbolo di una Sanità che non funziona.  E per rendersi conto del deteriorarsi di questo rapporto, basta scorrere la cronaca delle aggressioni subite sul lavoro da medici e paramedici soltanto negli ultimi mesi, un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più tanto che in alcuni ospedali è stata istituita la vigilanza delle guardie.

Ma si può guarire la gente, si possono salvare vite umane sotto la pressione emotiva della violenza? 

Certo che no, il paziente (e taluni facinorosi parenti di pazienti) deve capire che il suo nemico non è il medico o l’infermiere, ma la malattia!

Giusto. Ma, ci dica, perché si sta avendo proprio adesso la recrudescenza delle aggressioni contro il personale ospedaliero posto che la Sanità funzionava maluccio anche prima della pandemia.

La risposta è breve e semplice: perché non sono state mantenute le promesse che il governo e le Regioni hanno fatto ai cittadini i quali, disciplinati e pazienti, se ne sono stati reclusi in casa durante il confinamento imposto dalla pandemia e che, in buona sostanza, suonavano così: «Stavolta la Sanità si è lasciata cogliere impreparata ma vedrete che, una volta passata la bufera, vi organizzeremo un bel servizio». E invece non è andata così, perché le prestazioni sanitarie sul terreno, come ricoveri, tempi di attesa, cure, esami e terapie sono peggiorate, invece di migliorare.

Sta dicendo che non è cambiato niente?

Come lei sa, sono solita esprimermi per fatti e con numeri. Dopo la tragedia della pandemia che soltanto in Italia ha fatto all’incirca 173.000 morti (Fonte: Gimbe del 4 agosto 2022), gli utenti-cittadini speravano che il sistema sanitario nazionale ne uscisse, se non rigenerato, almeno migliorato, grazie alla drammatica esperienza maturata, fidando che anche la classe politica e dirigente potesse trarre insegnamenti dalle proprie inefficienze, sottovalutazioni e ritardi.

E, invece, come siamo messi in questo momento?

Verrebbe da dire peggio di prima, perché la paura delle malattie si è ormai insinuata della mente dei pazienti come un tarlo, favorendo indirettamente un’aggressività verso i sanitari ritenuti responsabili di limiti che – ripeto! –  sono del sistema sanitario e non loro.

È soltanto questa la causa?

Purtroppo no, perché il tutto si va ad assommare alla cronica carenza di medici  aggravatasi con le famigerate spending review del recente passato, sicché non potendosela prendere fisicamente con un governo sordo ed immobile,  gli utenti se la prendono con il personale sanitario che, a sua volta, si sta facendo una guerra intestina: i medici ospedalieri guardano con sospetto  le ore di lavoro, la diversità di stipendio  e le mansioni dei medici territoriali e viceversa, perdendo di vista, entrambe le categorie, il vero problema della Sanità che è quello di aumentare il numero dei medici in tutti i  settori.

E come farlo?

Eliminando il numero chiuso all’università e aumentando gli ingressi nelle scuole di specializzazione.

Agevolando gli ingressi non aumenterebbe il numero dei medici mediocri?

Se dovessi condividere questo timore, dovrei pensare che la medicina non sappia più selezionare i propri Quadri e non è così. Perciò, smettiamola con gli atteggiamenti corporativi e ritorniamo al grande obiettivo della nostra professione: GUARIRE!

Eccellente proposito, ma da soli, senza l’aiuto del Parlamento rischiate di non andare da nessuna parte.

Avdete ragione e, tuttavia, dobbiamo smetterla di essere proni alla politica sennò le riforme della Sanità continueranno ad essere figlie di ogni opposizione e orfane di ogni governo.

In che senso.

Nel senso che le forze politiche quando sono all’opposizione vorrebbero cambiare il mondo, compresa la Sanità malfunzionante, quando, poi, vanno al governo non riescono a cambiarsi nemmeno i pedalini.

Come lo vede il futuro per la Sanità.

Non vorrei spargere pessimismo e malumore proprio a ferragosto, perciò mi limito a rispondervi che se la Sanità fosse una casa, bisognerebbe rifare il tetto, gli impianti e gli infissi.

E meno male che non voleva spargere pessimismo!

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