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Il Venezuela come la Libia?

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Tutto ad un tratto Nicolàs Maduro è diventato un mascalzone come se non lo fosse stato anche prima e, così, ubbidienti ad un’unica regia, quasi tutti i Paesi latino-americani, in compagnia di un altro mezzo pianeta, hanno riconosciuto come capo dello Stato Juan Guaidò. Anche l’Unione Europea lo avrebbe riconosciuto se in seno al suo consiglio l’Italia non si fosse messa di traverso
– Silvio Cortina Bascetto –

Nel 2011 (lo stesso anno in cui fu fatto fuori Berlusconi…) iniziò un’insurrezione in Libia che avrebbe portato alla caduta del regime del colonnello Muhammad Gheddafi, fino a pochi mesi prima osannato, corteggiato e riverito da tutti compreso quello che diventerà il suo più acerrimo nemico, il presidente francese Sarkozy. Strano peraltro, perché a quest’ultimo Gheddafi aveva finanziato la campagna elettorale. Eppure, nel giro di poche settimane sembrò che il colonnello fosse diventato il più bieco dittatore mai esistito sulla faccia della terra e che, perciò, bisognasse assolutamente sradicarlo dal potere, eliminarlo magari anche fisicamente.

Oggi sappiamo con certezza che l’operazione per eliminarlo partì dalla Francia, col determinante appoggio del presidente Usa, il “pacifista” Obama. Ma quali furono le ragioni? Le ragioni furono parecchie ma ve ne elenco soltanto qualcuna. Intanto i francesi eliminando Gheddafi avrebbero ridotto in carta straccia i contratti che l’Italia aveva firmato con lui per lo sfruttamento dei giacimenti di greggio e di gas, ma soprattutto avrebbero fatto fallire il progetto di moneta africana con la quale il colonnello libico voleva sostituire il redditizio (per la Francia…) franco coloniale. I Paesi della Nato, ovviamente, appoggiarono l’iniziativa.

Nella circostanza l’Italia fece una misera figura perché, dopo una flebile resistenza, Berlusconi cedette alle pressioni interne ed esterne e, in barba al trattato di amicizia e di cooperazione che proprio lui aveva sottoscritto con la Libia, concesse l’uso delle nostre basi ai bombardieri dell’inopinata coalizione anti-Gheddafi. Come andò a finire è oggi sotto gli occhi di tutti: la Libia è divisa in due parti in guerra tra loro e, nel frattempo, il suo incontrollato litorale è diventato punto di partenza dell’immigrazione clandestina nel Mediterraneo.

Si sta replicando lo stesso teatrino di nove anni fa con il Venezuela dove, tutto a un tratto, Nicolàs Maduro è diventato un mascalzone affamatore del popolo, come se mascalzone e affamatore non lo fosse anche prima. Ebbene, ubbidienti ad un’unica regia, dall’oggi al domani quasi tutti i Paesi latino-americani, in compagnia di un altro mezzo pianeta, hanno riconosciuto come capo dello Stato l’autoproclamatosi presidente Juan Guaidò: anche l’Ue lo avrebbe riconosciuto se in seno al consiglio d’Europa l’Italia non si fosse messa di traverso. Gli Usa, poi, hanno minacciato d’intervenire addirittura militarmente se qualcuno toccherà Guaidò.

Anche stavolta, però, la nostra politica estera è stata altalenante perché poi il ministro degli esteri ha dichiarato che le elezioni tenutesi in Venezuela a maggio scorso non sono valide e, pertanto, Nicolàs Maduro non è un presidente legittimato… insomma l’esecutivo sulla crisi in Venezuela parla a tre voci.

Ma chi vogliono prendere in giro gli interventisti? Si sono accorti dopo otto mesi che la elezione di Maduro non era legittima? E, poi, perché i convogli umanitari peraltro bloccati, a quanto sembra, dal governo venezuelano non sono stati inviati nei mesi o negli anni scorsi? O dovevano arrivare giusto in tempo per far vedere al mondo quanto fosse cattivo Maduro, l’affamatore del suo popolo? Si sapeva da anni che prima Chavez e poi Maduro stavano portando il loro Paese alla bancarotta.

Poiché il Venezuela ha enormi giacimenti di petrolio e dove c’è il petrolio gli Usa trovano sempre un pretesto per intervenire, non è neppure il caso di stare a porsi altre domande.

Caro Cortina, 
una qualche ragione oggettiva per eventualmente intervenire almeno gli Usa l’avrebbero: nel caso la situazione venezuelana dovesse ulteriormente deteriorarsi, una marea di diseredati provenienti da quel Paese prenderebbe a dirigere – come peraltro già ha iniziato a fare – verso il confine messicano degli Stati Uniti.
Anche perché nel continente latino-americano sta prendendo piede la stessa corrente di pensiero europea sull’immigrazione: tutti vogliono aiutare gli immigrati, purché a farsene carico siano gli altri.
Il responsabile del blog  
Immagine in evidenza: Il presidente del Venezuela Nicolàs Maduro
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