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Lasciamo perdere Cupido e innamoriamoci di persone reali

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Vivere bene insieme ed amarsi significa soprattutto sapersi relazionare con una “persona reale” e accettarla per ciò che è e non perché si sforza di diventare simile allo stereotipo di partner che avevamo in mente noi. Bisogna essere capaci di accettare le differenze, di essere disposti a tollerare i difetti, essere consapevoli di dovere instaurare con lei quel clima di fiducia che, di solito, accompagna una coppia bene assortita sulle contorte strade del mondo per tutta la vita, rendendo la vita meno dura e complicata
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Tra qualche giorno ricorderemo San Valentino, il santo protettore degli innamorati, o che pensano di esserlo, e la ricorrenza – a seconda delle possibilità economiche e dell’età degli interessati – verrà solennizzata con regali più o meno costosi, più o meno di gusto, per la gioia di gioiellieri, cioccolatai, pasticcieri e con la crisi economica che ancora incombe sul nostro Paese non è detto che ciò sia un male. Resta, però, il fatto che tutto questo è business che con l’amore – quello vero – non è che abbia molto a che vedere.

Stiano tranquilli gli amici che ci seguono, non abbiamo nessuna intenzione di metterci a pontificare, senza averne titolo peraltro, su di un sentimento che di più complessi e complicati non ne esistono. Tra l’altro, oggi per saperne di più sull’argomento basta andare su Internet dove, con un paio di click si trovano legioni di “esperti” pronti ad erudirci, tra una pubblicità e l’altra, su di una materia che un tempo era competenza degli dei e oggi, invece, pare lo sia diventata di psicologi e psichiatri. In effetti, l’unica pretesa che abbiamo è, quella di misurarci con qualche osservazione scaturente da alcune osservazioni sulle nuove costumanze amorose, partendo da due domande: il giorno di San Valentino, noi esseri “civilizzati”, festeggiamo l’amore o l’innamoramento dell’amore? In quest’era di parossismo relativista, ci prendono ancora il cuore le persone reali o non, invece, quelle costruite dagli stereotipi?

A dire il vero propendiamo per la seconda ipotesi perché la nostra vita, snodandosi in una realtà che per buona parte è ormai virtuale e globale insieme, ovvero pubblica e priva di qualsiasi ancoraggio a tradizioni che siano religiose, culturali, ideali, o morali, non consente lo sviluppo di un sentimento che è solido e duraturo solo se nasce e cresce in tale brodo di cultura. Insomma, ciò che a noi sembra amore spesso è soltanto un suo surrogato intriso di narcisistica compiacenza, di esibizionismo e, soprattutto, di acritica obbedienza agli stereotipi, sicché perfino la liturgia amorosa non proviene più dalla tradizione o dal cuore ma dalle mode del momento… basta andare sui social per rendersene conto. La giornata di San Valentino – ci dispiace doverlo costatare – è diventata una di queste mode.

A proposito delle nuove liturgie amorose, da qualche tempo sta prendendo piede anche da noi la moda di dichiararsi all’americana, con pubblico inginocchiamento al cospetto dell’amata, nei posti più impensabili, dalla platea delle Olimpiadi alla pista da ballo della discoteca, dall’area arrivi degli aeroporti ad un campo di basket.

Per carità, non saremo certo noi stagionati romanticoni a dolerci della riscoperta dell’amor cortese, solo che i conti non ci tornano. Sì, perché a fronte di questa che parrebbe una ritrovata predisposizione romantica, l’Istat ci informa che in Italia il numero dei matrimoni è diminuito del 17,4%, che il numero dei divorzi cresciuto del 57% e le separazioni sono cresciute del 2,7% mentre, secondo il Rapporto Eures 2016, i femminicidi sono aumentati del 30%. Ebbene, pur se tali dati – ne siamo consapevoli – andrebbero messi in sistema tra loro in modo più scientifico, riteniamo che essi siano comunque indicativi del fatto che nell’amore a due non va proprio tutto bene di questi tempi, in specie quando una coppia va a vivere stabilmente insieme e le paradisiache frecce di Cupido tendono a spuntarsi.

Ciò perché, durante la fase di coabitazione e di frequentazione costante e quotidiana, vengono fuori com’è naturale le “persone reali”, con il loro vissuto alle spalle, con il loro sedimentato carattere, con le loro abitudini che non sempre sono compatibili con quelle nostre. Nel corso della vita a due, infatti, inizia ad avanzare la realtà per ricordarci che la vita non è una favola ma che può diventar tale se siamo capaci di accettare le differenze, se siamo disposti a tollerare i difetti del partner, e se siamo consapevoli di dovere instaurare con lui quel clima di fiducia che accompagna una coppia bene assortita per tutta la vita, per quanto dura e complicata la vita possa essere. In altre parole, vivere bene insieme ed amarsi significa soprattutto sapersi relazionare con una “persona reale” e accettarla per ciò che è e non perché si sforza di diventare simile allo stereotipo di partner che avevamo in mente noi. Bisogna essere capaci di accettare le differenze, di essere disposti a tollerare i difetti, essere consapevoli di dovere instaurare con lei/lui quel clima di fiducia che, di solito, accompagna una coppia bene assortita sulle contorte strade del mondo per tutta la vita, rendendo la vita meno dura e complicata

Ecco, secondo noi a San Valentino, invece di lasciarci sommergere dalla marea di melassa consumista cercando di stupire il nostro partner con la frase ad effetto o con il regalo strabiliante, dovremmo dedicarci anche un po’ a scoprire che cosa sia veramente per noi il partner e, soprattutto, quanto egli sia importante per noi, perché alla fine sono questi interrogativi la cartina di tornasole dell’amore. A San Valentino e in qualsiasi altro giorno della vita.

Siamo perfino convinti che per i veri innamorati, per quelli che coltivano e vivono un amore solido e reale, il 14 febbraio sia un giorno uguale agli altri… per loro è San Valentino tutti i giorni.

Vignetta di Mario Tesauro
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