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Bergoglio, una svista dello Spirito Santo?

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Stando alla risposta che l’allora cardinale Joseph Ratzinger diede al giornalista che gli aveva domandato se lo Spirito Santo fosse responsabile dell’elezione dei pontefici, dobbiamo dedurre che lo spirito divino può darci soltanto la sicurezza che la Chiesa non esca completamente rovinata da un brutto papato perché circolano troppi esempi di pontefici che, secondo Ratzinger, lo Spirito Santo non avrebbe mai scelto
Enzo Ciaraffa

Da come si comporta, Papa Bergoglio sembra affetto dalla sindrome di Korsakov, ovvero quel deficit di memoria che impedisce a chi ne è affetto di recepire situazioni nuove e che cancella dalla mente eventi avvenuti nel passato o anche soltanto il giorno prima: egli si vede nello specchio ogni mattina e ogni mattina si domanda di chi sia la faccia che vi compare; è sullo scranno di Pietro da sette anni e non riesce a spiegarsi perché si trovi lì, anzi quando qualche fedele glielo vuole ricordare, baciandogli magari un po’ energicamente la mano, lo prende pure a schiaffi e non riesce a trattenere nessuno di quegli impulsi che la sua posizione sconsiglierebbe di seguire. Questa sul papa è certamente un’iperbole per introdurre l’argomento, però…

Nel 1978, quello che sarebbe diventato il 266° pontefice della Chiesa, stando a quanto da lui stesso dichiarato nel libro – colloquio di Dominique Wolton, “Politique et société”, fu in cura presso una psicologa ebrea per un non meglio precisato disequilibrio interiore. Credo che Bergoglio in quel libro si sia soffermato sul fatto che la psicologa era di una religione diversa dalla sua per mandare a dire ai suoi sempre più numerosi detrattori «Vedete, non è mica vero che sono filo-islamico… mi sono fatto analizzare perfino da un’ebrea».

Maliziose supposizioni a parte, devo confessare che proprio non è riuscito a conquistarmi questo papa che, come sostenne Marcello Veneziani, sembra il presidente di una Ong più che il capo della Chiesa Universale, e che peraltro non mi pare neppure un gigante della teologia cristiana, un “trascinatore spirituale”, visto che le chiese continuano a svuotarsi, le vocazioni a latitare e oltre un milione di fedeli ha smesso di versarle l’otto per mille per una forma di silente dissenso.

Dopo alcuni mesi di feeling, quelli che seguirono la sua elezione, il mio sconcerto per questo papa si è dilatato a dismisura perché da figlio dell’Illuminismo non sopporto per niente che egli continui a bacchettare il potere civile, in verità mediocrissimo, pur senza imbroccarne una nel governo del suo Stato terreno. Non v’è stata una sola scelta, un solo atto di politica interna del Vaticano che egli abbia azzeccato! Per una questione di spazio, ricordo soltanto alcune topiche di papa Bergoglio, come il “Vatileaks” ovvero quella boccaccesca vicenda di monsignor Lucio Vallejo Balda e Immacolata Chaouqui collocati dal papa nella commissione Cosea (Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa); l’Abate di Montecassino, altro pupillo bergogliano, indagato perché fregava i soldi provenienti dalle offerte dei fedeli  per acquistare beni immobili e droghe per sé; l’entrata a gamba tesa nella prima campagna elettorale di Trump; il suo rivelato pensiero sullo Ius soli che dovrebbe essere regolamentato dallo Stato (laico) italiano e non dalla Chiesa; infine l’endorsement del monsignore e omosessuale polacco Krzysztof Charamsa posto dal papa nella Commissione Teologica Internazionale.

Benedetto XVI e l'allora cardinale Bergoglio
Il papa con Lucio Vallejo Balda e Immacolata Chaouqui
Sui tetti del Vaticano il 27 aprile 2014 - Sacra particola nel bicchiere del vino
Monsignor Krzysztof Charamsa presenta il suo fidanzato
Manifesto apparso a Roma il 4 febbraio 2017
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E che cosa dire delle epurazioni dei prelati legati al papa emerito Joseph Ratzinger, di quelle dei sospetti pedofili e nondimeno, assurti alle alte cariche vaticane come il cardinale Kevin Farrell, del cardinale George Pell prima accusato di essere un predatore sessuale e poi scagionato. Che cosa dire, infine, dei prelati ridotti allo stato laicale, delle accuse di peculato e delle incarcerazioni nelle prigioni vaticane di funzionari infedeli, del defenestramento del cardinale di fiducia del papa, Angelo Becciu che è stato addirittura “scardinalizzato” per un uso improprio dell’obolo di San Pietro, delle elemosine dei fedeli in altre parole.

Che cosa stia veramente accadendo di là delle mura leonine, che cosa abbia veramente in testa questo papa così vendicativo e poco ieratico nessuno può dirlo con certezza, certo è che la “sua” Chiesa non sta dando un bello spettacolo di sé, tant’è che qualcuno in questi giorni ha paragonato il Vaticano alla Lubjanka, l’edificio moscovita dove venivano interrogati e torturati gli avversari del comunismo prima di avviarli ai gulag. Non voglio, ovviamente, sostenere che la Chiesa sia diventata un’organizzazione dittatoriale (anche se in punta di diritto forse lo è, dato che il papa è capo di Stato, giudice e accusatore nel suo regno) ma una sentina di comportamenti anticristiani sì. Come quel ricevimento dato sul tetto della Prefettura vaticana il 27 aprile del 2014 per assistere alla cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, nel corso del quale ricevimento proprio monsignor Balda somministrò la Comunione prendendo la sacra particola da un bicchiere del vino. No, decisamente non riesce a piacermi la Chiesa di papa Bergoglio perché, eccetto che per il disinvolto utilizzo del veleno e dei sicari, per il resto è troppo simile a quella dei Borgia.

Peraltro, questo papa così naif è un accidente della storia, perché è comparso sulla scena in uno dei momenti di peggior crisi dell’identità nazionale delle società occidentali e dei loro governi, un’identità che lui sta contribuendo a rendere sempre più grave perché demolitore – senza però avere sottomano i mattoni e la malta di riserva – della costruzione sulla quale esse hanno fondato la loro legittimità morale per oltre duemila anni: la Chiesa. Ma dopo Bergoglio che pure dovrebbe essere guidato dallo Spirito Santo, ci sarà ancora una Chiesa da salvare o con lui finirà il magnifico sogno nato in una stalla di Betlemme?

Giunti a questo punto, credo s’imponga di terminare questo contributo con la risposta che l’allora cardinale Joseph Ratzinger diede al giornalista che gli domandò se lo Spirito Santo fosse responsabile dell’elezione dei pontefici: «L’unica sicurezza che egli offre [lo Spirito Santo] è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto».

 

 

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