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Zavorrata da milioni di immigrati, l’Italia si manterrà a galla?

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Immigrati
Sono ancora molti gli egoismi nazionali dalle parti di Bruxelles, perciò se Giorgia Meloni vorrà affrontare con successo la tempesta in arrivo dal saliente Nordafricano dovrà vedersela da sola o, più intelligentemente, dovrà coinvolgere la Sinistra nella sua gestione, almeno quella del Terzo Polo, perché l’esodo dei migranti ( a questo punto tanto vale chiamrli profughi) è diventato, ormai, un grandissimo problema nazionale, cioè riguarda tutti. Anche qualche moral suasion di Mattarella sull’Europa potrebbe dare una mano al governo

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Neppure il governo di Giorgia Meloni è sfuggito alla regola del contrappasso, laddove si pensi che nato anche per eliminare la piaga dell’immigrazione irregolare, si troverà a gestire, probabilmente, la più grande ondata migratoria avvenuta nel Mediterraneo dal tempo dei “protoindoeuropei” 5000 anni fa.

Ma per capire quel che sta succedendo e, soprattutto, che cosa succederà nel prossimo futuro, bisognerebbe fare un’analisi seria del fenomeno, di là delle contingenze che stavolta potrebbero essere l’instabilità della Libia e della Tunisia.

Intanto partiamo col dire che si vanno sempre più aggravando cause quali fame, desertificazione e guerre interetniche, quelle che spingono le popolazioni del cosiddetto Terzo Mondo ad emigrare verso Occidente, migrazioni che, per quanto riguarda l’Italia, proprio in queste ore stanno toccando livelli da esodo biblico. Troppo spesso, però, l’attenzione di noi occidentali si concentra sulle differenze religiose e culturali dei migranti, invece di soffermarsi su quei fattori che ruotano intorno agli equilibri economici e sociali del nostro emisfero. Perché è chiaro che i flussi migratori sono, in buona parte, funzionali alle nostre esigenze produttive (intendiamo dell’Occidente…) ed è per questa ragione che anche l’immigrazione clandestina e gli immigrati vanno inseriti nella logica strutturale del mercato del lavoro occidentale. Poiché tali flussi stanno diventando un fenomeno ingestibile con i mezzi ordinari, sarebbe saggio cercare di governarli tutti insieme come “sistema Unione Europea” e non, come sempre è accaduto, tentare di scaricare il problema sul vicino. Ma, partendo dalla sponda del Mediterraneo, andiamo a vedere quali sono i punti che caratterizzano il problema:

  • Gli immigrati tendono a insediarsi sempre più a Nord dell’Europa;
  • tale insediamento pone il problema dalla coabitazione con le popolazioni autoctone, la cui identità viene sentita minacciata dall’accentuata percezione religiosa dei nuovi arrivati (questa è stata la vera ragione per la quale la maggioranza degli svizzeri – con un referendum – si è opposta alla costruzione di nuove moschee);
  • si tratta di un’immigrazione che, teoricamente, non dovrebbe essere necessaria stante l’aumento dei disoccupati nei Paesi del Nord, a meno che essa non risponda, com’è lecito sospettare, a esigenze di mero profitto, come assunzioni in nero, mano d’opera a bassissimo costo, eccetera;
  • dopo il trattato di Schengen, il flusso di immigrati verso i Paesi del Centro e Nord Europa è divenuto incontrollabile, sfuggente a qualsiasi censimento;
  • l’emigrazione verso i paesi del Nord costituisce una di valvola di sfogo dell’equilibrio sociale dei Paesi che la originano;
  • l’emigrazione è divenuta un processo irreversibile che sollecita un nuovo tipo di rapporti internazionali.

Quali che siano i diversi punti di vista dei vari Stati europei sul tema, sarebbe auspicabile almeno una loro convergenza visto che i processi migratori sono destinati a continuare, qualunque cosa si faccia per bloccarli, perché l’Occidente funziona come una calamita per le popolazioni provenienti, in massima parte, dall’Africa sub sahariana e dal Medio Oriente. D’altronde, l’allora presidente del Sénégal, Abdou Diouf, in proposito fu molto chiaro: «Rischiate di essere invasi prestissimo da moltitudini di africani che spinti dalla miseria si rovesceranno a ondate sui Paesi del Nord. E non vi servirà a nulla creare delle disposizioni di legge contro l’emigrazione, non riuscirete ad arrestare questa valanga come non è possibile arrestare il mare con le braccia. Il Mediterraneo non li potrà fermare. Sarà un fenomeno simile a quello delle orde barbariche che hanno invaso l’Europa durante il Medioevo».

La visione di Abdou Diouf prefigura delle prospettive che andrebbero attentamente considerate, anche per evitare future follie xenofobe. Sarebbe pagante per tutti se l’Europa e i Paesi che originano le migrazioni decidessero di regolamentare insieme il problema, ma esiste un interlocutore affidabile in Africa e Medioriente, soprattutto, quali sono oggi i poli di riferimento politico di quel mondo? La problematica dei rapporti Oriente – Occidente non è la stessa che, fino al 1989, opponeva l’Est all’Ovest perché se prima il centro di quella contrapposizione era individuabile nel binomio Mosca Washington, oggi è davvero difficile intravedere un credibile centro dominante con il quale confrontarsi e fare patti.

Ma pure noi in fatto di affidabilità … qual è stato, per esempio, il progetto politico dei governi italiani per il Medio Oriente e per l’antemurale dell’Italia nel Mediterraneo, quel Nord Africa i cui tanti problemi interni si stanno scaricando direttamente sul nostro Paese che è a un tiro di schioppo? Abbiamo almeno un’idea di che fine stia fa­cendo in Libia e in Tunisia la prospettiva politica mediterranea?

E invece noi europei, abbacinati dalle cosiddette “primavere arabe”, partimmo in quarta appoggiando militarmente la conservazione, col risultato che adesso la Libia e la Tunisia sono senza un governo condiviso dalla maggioranza dei cittadini, oltre che essere in pieno marasma politico, sociale ed economico.

La verità è che noi occidentali, mossi da interessi non sempre limpidi, non vogliamo capire che nella galassia musulmana, perchè è di questa che stiamo parlando, non esiste una classe cuscinetto come il ceto medio, per cui la sua im­palcatura di sistema si regge sul binomio formato da una corrotta autocrazia e da una “plebe” fanatizzata che, in pratica, vive fuori dal XXI secolo. A questa plebe è concesso soltanto di offrire il bracciantato alla classe di potere che, nei momenti di difficoltà interna, ne dirotta all’esterno le rivendicazioni e, spesso, le ammanta di uno spirito di revanche e/o di crociata contro l’Occidente. Ed è questa plebe di milioni d’individui che sta mettendo in mare anche le vasche da bagno per raggiungere il nostro Paese.

Che cosa succederà nei prossimi giorni? Dove metteremo tutta questa gente? Chi pagherà? Come affronteremo il cambiamento strutturale della nostra società dopo l’immissione di centinaia di migliaia di immigrati che, in pratica, provengono dal Medioevo? Reggeremo come Paese o ci dissolveremo come avvenne per l’Impero Romano?

Una classe politica e dirigente passabilmente accorta dovrebbe incominciare a porsele queste domande perché, per coloro che non lo avessero ancora capito, il Paese sta affondando e, quel che è peggio, è solo perché l’Europa sulla questione fa orecchie da mercante, cioè finge di non capire che se dovesse dissolversi l’Italia sotto il peso dell’invasione di milioni di immigrati, si dissolverà anche la costruzione comunitaria.

Purtroppo, sono ancora molti gli egoismi nazionali dalle parti di Bruxelles, perciò se Giorgia Meloni vorrà affrontare con successo la tempesta in arrivo dal saliente Nordafricano dovrà vedersela da sola o, più intelligentemente, dovrà coinvolgere la Sinistra nella sua gestione, almeno quella che ruota intorno al Terzo Polo, perché l’immigrazione è diventata, ormai, un grande problema nazionale, cioè riguarda tutti, Destra e Sinistra. Anche qualche moral suasion di Mattarella sull’Europa potrebbe darle una mano.

E, invece, temiamo che non andrà così, perché le due signore della politica italiana non hanno in testa due progetti politici per la medesima Italia, ma due progetti per due Italie che probabilmente non s’incontreranno mai.

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