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Vaccinazioni, tra esagerazioni, pavidità e assenza di strategia

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L’assenza di strategia e la gestione disordinata e totalitaria del Covid-19 ha allungato la via crucis dei malati oncologici che si sono visti rimandare le visite già programmate per mancanza di agende aperte. Insomma la gestione di questa emergenza sanitaria sta salvando gli infetti da coronavirus a danno di tutte le altre patologie. E purtroppo questa grave anomalia non durerà poco perché, nonostante le buone assicurazioni del commissario all’emergenza che pensava di poter vaccinare sessanta milioni di italiani sotto i gazebi in quattro e quattr’otto, a conti fatti ne avremo ancora per tre anni ad essere ottimisti
– *Maria Angela Buttiglieri –

Ogni anno, di questi tempi, viene da tirare le somme della nostra vita personale, professionale ed anche di semplici cittadini, specialmente in un periodo della storia come questo che stiamo vivendo ormai da un anno e che definire “folle” non è per niente iperbolico. E sì, credo che nessuno all’estero definirebbe sani di mente i membri di un governo che – dopo averla inizialmente negata – hanno affrontato un’epidemia globale, come questa del Covid-19, non con un piano sanitario nazionale, magari superato, ma scaricando semplicemente su degli altri soggetti istituzionali le loro incombenze e responsabilità. Il risultato sul terreno di cotanto modo di fare non poteva che essere il caos e 76.329 morti al momento che scrivo, un caos accresciuto dai guru delle diverse branche della medicina e della ricerca, sempre più presenti in televisione dove, fino ad oggi, sul coronavirus hanno detto tutto e il contrario di tutto. In altri tempi avrei perfino invidiato questi signori per il tempo libero che hanno a disposizione, mentre io come tanti altri colleghi non posso, e neppure lo voglio in fondo, fare a meno di recarmi nel gabinetto medico per non lasciare i miei pazienti soli con se stessi in un momento così difficile per loro e anche per la medicina di base.

E sono state proprio delle situazioni evidenziatesi in alcuni miei pazienti ad indurmi a due angoscianti interrogativi: che fine hanno fatto tutte le altre patologie? Possibile che da un anno in Italia si muoia soltanto di Covid-19? Tali domande sono, ovviamente, retoriche perché dalle risposte scontate per qualsiasi persona di normale buonsenso, ma io sono un medico e, pertanto, ho il sacrosanto dovere di parlare né col buonsenso, né col cattivo senso ma, semmai, con dei dati verificabili alla mano.

Ebbene, secondo l’Aiom-Associazione Italiana Oncologia Medica, nel 2019 i morti di cancro in Italia sono stati la seconda causa di morte dopo le malattie cardio-circolatorie, con un aumento dei tumori ai polmoni. A questi numeri già di per sé angoscianti, va aggiunto quel 40% di popolazione affetta da malattie croniche, e parliamo di circa 24 milioni di soggetti, dei quali 12,5 milioni affetti da multi-cronicità.

La gestione tardiva, disordinata e totalitaria del virus cinese ha, purtroppo, allungato la via crucis di questi pazienti che si sono visti rimandare, il più delle volte, le visite da tempo programmate per mancanza di agende aperte. Insomma la gestione di questa emergenza sanitaria da Covid-19 sta avvenendo a danno di tutte le altre patologie. E purtroppo questa grave anomalia non durerà poco perché, nonostante le assicurazioni del commissario all’emergenza Domenico Arcuri che pensava di poter vaccinare sessanta milioni di italiani sotto i gazebi in quattro e quattr’otto, a conti fatti, credo che ne avremo fino al 2023 ed oltre. E fa di certo abbia vedere che mentre la politica parla, parla, il governo d’Israele ha già vaccinato più di un sesto della sua popolazione e la Gran Bretagna segue a ruota nonostante il montare del numero dei positivi e la gestione del dopo Brexit.

Assodate le nostre incongruenze sul piano operativo, dove peraltro siamo tra i primi al mondo per numero di morti da Covid-19 e ultimi tra Paesi vaccinanti efficienti, sul piano clinico non mi metterò ad imitare i noti guru elaborando tesi od indimostrate teorie perché, al contrario di molti di essi, sono consapevole di non essere né biochimica, né virologa. Sicché, quando occorre, e adesso occorre, mi limito a pormi quei dubbi senza preconcetti che dovrebbero essere il sale di ogni scoperta scientifica in generale e, in modo particolare, della medicina.

In un articolo dello scorso 19 dicembre, pur dichiarandomi disponibile a vaccinarmi per coerenza e per amore del mio lavoro e dei miei pazienti perché nemmeno in ipotesi remota potrei assumere comportamenti dannosi per la loro salute, palesai alcune perplessità sulla ricerca che ha portato ai vaccini anti Covid-19 a mio parere troppo repentinamente approntati. Nel lavoro di dicembre scorso, però, mi fermai ai dubbi per non ingenerare equivoci e mettere, così, in moto i tanti cacciatori dei negazionisti che, di solito, sono gli stessi che un anno fa negavano la pericolosità del coronavirus: basta riavvolgere il nastro e riascoltare che cosa dicevano ieri e che cosa dicono oggi i vari Zingaretti, Gori, Sala, Speranza, eccetera.

Colgo, però, che coloro i quali oggi sono diventati certissimi di tutto, i pasdaran della vaccinazione senza se e senza ma, hanno pensato bene di mettere il loro fondoschiena al sicuro facendo inserire nel modulo di consenso che il vaccinando deve firmare prima della inoculazione del vaccino Pfizer-BioNTech, un punto che – piuttosto nascosto tra le dieci pagine del modulo – fa ri-materializzare tutti i dubbi di noi medici territoriali: «Non è possibile prevedere al momento danni a lunga distanza». Non è possibile? Ma se perfino nelle scatole di pastiglie per la gola, da vendersi anche senza ricetta medica peraltro, troviamo il foglietto illustrativo dove con una chilometrica lista la casa produttrice del farmaco spiega tutto sugli effetti collaterali!

E invece sugli effetti di un antidoto che, almeno in teoria, dovrebbe essere somministrato ad oltre sette miliardi di persone, non sappiamo praticamente niente, nonostante che il ministro della salute (che non è un medico) abbia scritto un libro sulla sconfitta del Covid-19 addirittura prima della creazione dello specifico vaccino.

Con questi precedenti allora che cosa facciamo, ci affidiamo al buon Dio e speriamo? Per me cristiana l’Onnipotente è certamente guida ed ispirazione quotidiana e, tuttavia, nel mio lavoro di medico vorrei continuare ad affidarmi alle certezze della scienza e non all’acritica compiacenza emotiva della medicina, dettata, e questo posso pure capirlo ma non giustificarlo, dalla voglia di vedere al più presto sconfitto un nemico che sta facendo centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo.

Ma prima d’ingaggiare una lunga guerra contro un nemico subdolo e spietato come il Covid-19, non ci vorrebbe una strategia?

* Specialista in anestesia, rianimazione e medicina preventiva; responsabile di FdI del dipartimento salute della Lombardia e consigliere comunale a Busto Arsizio

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