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Tra Coronavirus e sterilità maschile nessun legame accertato

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Il presidente della Società Italiana di Andrologia – SIA sostiene che se da un lato la quarantena anti virus può causare un calo della libido, dall’altro le performances sessuali possono sostituire in parte le palestre chiuse per il lockdown perché, sostiene il presidente, il letto può diventare il sostituto della palestra. Egli ritiene, infatti, che avere rapporti sessali è una delle cose migliori di farsi in sostituzione dell’attività fisica classica, senza strafare però, continuando ad avere il numero di rapporti pre-quarantena, anche perché l’organo sessuale in allenamento non solo migliora il cervello con la gratificazione, ma ha anche un benefico effetto sul sistema vascolare
– Francesco Gaeta* –

Il Covid-19, più conosciuto come coronavirus, può avere degli effetti deleteri sulla fertilità maschile oppure no? Ma procediamo per gradi nel rispondere a un tale interrogativo, curando di semplificare i concetti fin dove è possibile e accettabile, a partire proprio dalla semantica. Il coronavirus, così chiamato per la sua rappresentazione grafica a picchi sotto forma di corona circolare, è un virus a RNA-Ribo Nucleic Acid, ovvero è una molecola definita “polimerica” poiché composta da numerosi gruppi molecolari svolgenti funzioni di codificazione, decodificazione e regolazione dell’espressione dei geni.

Ebbene, alla fine dello scorso anno, nella città di Wuhan nella Cina Centrale, un gruppo di casi di polmonite è stato identificato come causato da un inedito beta-coronavirus, inizialmente chiamato nuovo coronavirus 2019 oppure indicato come coronavirus di Wuhan. Soltanto successivamente la derivante patologia è stata definita malattia del Covid-19 e sono stati pubblicati dei reports sulla sua presentazione clinica, sull’epidemiologia e sulle strategie di trattamento. In particolare, tali studi hanno evidenziato che il Covid-19 è un patogeno che si lega con elevata affinità all’ACE2, una glicoproteina della membrana coinvolta nella regolazione della pressione sanguigna ma presente anche nelle cellule dell’epitelio polmonare, dei reni, dell’intestino, del cuore e di altri tessuti. In altre parole, l’ACE2 è un recettore di ingresso (un cavallo di Troia?) per invadere le cellule bersaglio. Il polmone è indubbiamente un obiettivo assai facile per il virus perché questo vi entra attraverso il respiro, ma le vie di accesso all’organismo umano sono legate anche ad una trasmissione oro-fecale.

Ritornando all’interrogativo con il quale abbiamo aperto questo excursus sull’incidenza del Covid-19 sulla fertilità maschile, bisogna dire che il tutto nasce da un report pubblicato, e poi rimosso, sul sito web del governatorato della provincia dell’Hubei da un team medico del Reproductive Medicine Center presso il Tongji Hospital di Wuhan, suggerente che il virus potrebbe portare ad alterazioni della fertilità maschile: «I medici dovrebbero prestare attenzione al rischio di lesioni ai testicoli nei pazienti durante il ricovero e in seguito durante il follow-up clinico, considerando in particolare la valutazione e l’intervento appropriato per salvaguardare la fertilità dei giovani pazienti. Gli uomini guariti dalla malattia dovrebbero consultare un medico per determinare se il virus abbia influenzato la loro fertilità».

Probabilmente la rimozione del report è stata pretesa dal fatto che il team pubblicante non aveva eseguito uno studio di ricerca per valutare la fertilità maschile nei pazienti che erano stati infettati dal coronavirus, poiché il lavoro non contiene dati attendibili sulla fertilità di coloro che hanno contratto l’infezione, né sono state esibite prove che suggeriscano che il virus sia stato trovato nei testicoli dei maschi guariti. Da quello che sappiamo in Occidente, i ricercatori cinesi hanno esaminato i dati preesistenti dimostranti soltanto che il recettore ACE2 è altamente espresso nelle cellule dei testicoli e dei reni… da questo a lasciarsi andare – come essi hanno fatto – a conclusioni speculative e deduttive senza una reale casistica clinica, è antiscientifico. Peraltro, il report in questione è stato pubblicato su MedRxiv, un sito web di scienza della salute in cui i ricercatori condividono anche dati che non sono stati sottoposti ancora a revisione paritaria, al vaglio della comunità scientifica internazionale, al fine di avviare discussioni con altri ricercatori, come dire che il report non è stato mai pubblicato da una rivista scientifica seria.

Tutto questo non poteva che scatenare, in particolare, le critiche della comunità scientifica andrologica che ha considerato il documento dei ricercatori del Tongji Hospital di Wuhan come una breve discussione di valore altamente teorico, redatto con lo scopo di avvisare la comunità medica e scientifica del possibile impatto che il Covid-19 può avere sul sistema riproduttivo maschile. Allo stato attuale della ricerca, infatti, è prematuro concludere che il Covid-19 possa certamente influenzare la fertilità maschile e, tuttavia, ritengo sia stato lo stesso utile che gli autori abbiano sollevato questa preoccupazione in modo che i ricercatori possano, a tempo debito e con studi validati, dare un’occhiata alla fertilità di quelli che sono stati infettati dal virus proveniente dalla Cina.

Il condivisibile suggerimento, che comunque emerge dal report in predicato, è che coloro i quali sono risultati positivi al coronavirus dovrebbero discuterne con un andrologo che valuterà poi se far loro effettuare un’analisi dello sperma dopo l’infezione. Sicché le risultanze dei derivanti test potrebbero essere preziose per gli esperti che, su basi inconfutabilmente scientifiche, potrebbero valutare il legame realmente esistente tra coronavirus e fertilità maschile.

Ovviamente non bisogna confondere un’ipotetica infertilità con l’impotenza, tant’è che il presidente della Società Italiana di Andrologia – SIA, il professore Alessandro Palmieri, sostiene, in una recente intervista pubblicata sul “Il Messagero Salute”, che se da un lato la quarantena può causare un calo della libido, dall’altro le performances sessuali a letto possono sostituire in parte le palestre chiuse per il lockdown: «Oggi non possiamo andare in palestra, ma il letto può diventarlo. Avere rapporti, infatti, è una delle cose migliori in sostituzione della palestra. Con ciò non voglio dire che bisogna avere cinque rapporti in un giorno. Bisogna continuare ad avere il numero di rapporti pre-quarantena. Mantenere il pene in allenamento non solo migliora il cervello, con la gratificazione, ma ha un effetto dal punto di vista vascolare: aumenta l’afflusso di sangue».

Peraltro la SIA della quale è presidente il professor Palmieri, ha lanciato un’iniziativa tesa, in un certo qual modo, a “capitalizzare” nell’interesse della popolazione, la prima quarantena dell’era moderna con una ricerca tesa a capire quali siano le conseguenze sulla popolazione del confinamento in casa, sotto l’aspetto fisico, psicologico, sessuale ed esistenziale; cliccare per il link d’interesse. Approfittando di questo periodo d’inattività forzata, è auspicabile che, da casa, aderiscano all’iniziativa della SIA anche le diverse migliaia di visitatori di questo blog per capire come, nel suo articolato complesso, sta reagendo il nostro organismo al cospetto di un avvenimento che mai avremmo immaginato di dover vivere.

Il Tenente Colonnello Medico Francesco Gaeta, già impegnato con la Sanità Militare nelle operazioni di contrasto al coronavirus e nel ricovero post contagio dei colpiti, si trova a sua volta ricoverato presso una struttura sanitaria militare milanese perché risultato positivo asintomatico.
Purtuttavia, il dottor Gaeta non ha perso la proverbiale grinta e combattività (immaginiamo ci voglia ben altro) e dal suo luogo di quarantena ci ha inviato il soprastante contributo all’insegna di una hashtag – #stay-positive! – che la dice lunga sulle motivazioni ideali del medico, dell’uomo e del militare.

Il responsabile

*Specialista in urologia – Andrologo
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