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Storia di democratici a corrente alternata

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A favore della risoluzione del Parlamento Europeo che equiparò il comunismo al nazismo votò, tra gli altri, il gruppo compatto del PD con una benevola astensione dei Cinque Stelle. Sicché i membri di questo governo, mentre a Bruxelles si dissero favorevoli alla damnatio memoriae del partito comunista in Italia vorrebbero spendere una mezza milionata di euro per celebrarlo
– Silvio Cortina Bascetto –

Il governo giallorosso che, tra le tante inventatesi, ha messo una tassa pure sulle merendine dei bambini per racimolare un po’ di soldi, ha inserito nella propria agenda lo stanziamento di 400.000 euro per le celebrazioni del centenario della fondazione del Partito Comunista Italiano. Eppure prima di mettere le mani nelle tasche degli italiani, il governo avrebbe dovuto ricordare che un partito politico è, in sostanza, un’associazione privata e che comunque – se esistente e riconosciuto dallo Stato –  gode del finanziamento pubblico camuffato da rimborso elettorale.  Nel caso, tra l’altro, viene da domandarsi che cosa vi sia di particolare da celebrare. Ricordiamo forse la nascita del Partito Nazionale Fascista, o della Democrazia Cristiana, o di altri partiti politici? Forse che il Partito Comunista Italiano ha avuto particolari meriti verso la nazione? Non ci pare proprio, anzi.

Il Partito Comunista d’Italia come allora si chiamava, nacque nel 1921 da una costola del Partito Socialista (anche il fascismo…) ed ebbe tra i suoi principali fondatori Nicola Bombacci che alle fine diverrà più mussoliniano dello stesso Mussolini e che, per tale conversione ad U, fu fucilato con i fascisti in fuga, a Dongo nel 1945.

Appena nato il Partito Comunista, si diede subito da fare, assieme ai socialisti massimalisti, a scimmiottare i compagni russi con una serie di sommosse, intimidazioni e di aggressioni a danno degli agrari e degli industriali, instaurando un clima di terrore, impadronendosi con la violenza di fabbriche e di possedimenti terrieri con l’intento di autogestirli, insomma con l’obiettivo d’instaurare un regime come quello che si era appena insediatosi in Russia con la violenza dei soviet. Tale periodo che, grosso modo, riguardò i comunisti soltanto dal 1921 al 1922, spaventò a tal punto la borghesia, ma anche il popolo proletario anelante la pace sociale dopo una guerra tremenda che era durata 41 mesi, che questi si buttarono nelle braccia del nascente fascismo.

Dopo la caduta di Mussolini i comunisti iniziarono la Resistenza contro i nazifascisti distinguendosi, in molti casi, per l’inutilità di attentati militarmente irrilevanti e, tuttavia, capaci di far scattare la rappresaglia come quella delle Fosse Ardeatine sulla popolazione inerme come, purtroppo, prevedevano i trattati internazionali del tempo. Ed essi lo sapevano! Senza soffermarci poi sul fatto che, a guerra ormai terminata, i comunisti italiani si resero responsabili dell’efferata esecuzione di persone di ogni età e sesso, anche soltanto per sospetto fascismo, tant’è che il loro capo, Palmiro Togliatti, fece varare un’apposita amnistia… oggi si direbbe amnistia ad personam.

Nel dopoguerra il PCI fu al soldo di Mosca (dossier Mitrokhin docet) per creare problemi politici alla neonata repubblica italiana alleata degli USA, mentre in tutte le questioni internazionali si fece campione della causa non dell’Italia ma del patto di Varsavia capeggiato dalla Russia sovietica. Non si colgono, dunque, quelle particolari ragioni storiche, o politiche, o morali per le quali lo Stato italiano dovrebbe prendere 400.000 euro dalle tasche dei cittadini e destinarli a ricordare un partito che nacque e si mantenne, in Italia soltanto per pochi anni per fortuna, col metodo della violenza in tutto il resto del mondo.

Peraltro, lo scorso 19 settembre il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione con la quale ha equiparato il comunismo al nazismo, sicché il governo Conte – bis, così caro all’establishment dell’Unione Europea, ha in animo di finanziare la celebrazione di un partito che la stessa Unione Europea ha bollato come essere uguale al nazismo. A tal proposito, v’è un fatto sul quale i media amici della Sinistra, e anche le stesse opposizioni in verità, non si sono soffermate abbastanza, anzi per niente: a favore della risoluzione del Parlamento Europeo che a settembre scorso equiparò il comunismo al nazismo   votò, tra gli altri, il gruppo compatto del PD con una benevola astensione dei Cinque Stelle. Sicché i membri di questo governo, mentre a Bruxelles votarono la damnatio memoriae del partito comunista in Italia vorrebbero spendere una mezza milionata di euro per celebrarlo!

A tal proposito, ricordate quella regoletta matematica che ci insegnarono alle elementari? Si chiamava proprietà transitiva, una cosa secondo la quale se A è uguale a B e B è uguale a C, allora anche A è uguale a C. Come dire che se il nazismo è uguale al comunismo e questo governo celebra il comunismo, questo governo è da ritenersi filonazista.

E la cosa non mi piace per niente perché, a sua differenza, mi ripugna finanziare i partiti che si ispirarono alle dittature.

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