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Razzismo, a tu per tu con un’immigrata

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Non potrei sostenere che in Italia vi sia razzismo nonostante qualche isolato episodio di larvata intolleranza e tante polemiche, in fondo siete un popolo generoso e di cuore. Sono certamente razzisti quelli che pensano di appartenere a una razza superiore e voi italiani, invece, sono duemila anni che vi mischiate assieme agli altri, che andate “verso” gli altri… voler disciplinare l’immigrazione non è razzismo e, alla fine, conviene agli stessi immigrati
– Enzo Ciaraffa –

Come si sarà accorta anche lei, cara signora Nancy, da un po’ di tempo in Italia non si fa altro che parlare di razzismo, anzi, proprio qualche settimana fa, a Milano, si è svolta una manifestazione che voleva essere antirazzista. A noi, però, non pare di cogliere in giro nessun segnale di sedimentato razzismo se non, in qualche caso isolato, alcuni gesti di patente imbecillità. Quella nostra è, però, una visione da “dentro” il sistema Italia e, pertanto, influenzabile da diversi preconcetti, perciò abbiamo voluto intervistare lei che è una cittadina peruviana perché se c’è, o meno, razzismo in Italia nessuno potrebbe saperlo meglio di lei! E veniamo alla prima domanda: quando è arrivata nel nostro Paese.

Sono arrivata in Italia nel 2004, proveniente dal Perù come ha ricordato lei, esattamente dalla città di Huancayo che si trova nella parte centrale del Paese.

Nancy Lazo Baltazar da bambina

Che titolo di studio possiede e quale lavoro svolgeva in Perù.

Per ragionare con i parametri italiani, il mio titolo di studio si trova a metà strada tra il diploma e la vostra specializzazione universitaria. Ero infermiera professionale presso la scuola di Polizia di Lima.

Perché Nancy Lazo Baltazar decise di partirsene dal Perù e di stabilirsi proprio in Italia.

Vede, la morte di mia mamma che se ne andò all’improvviso, fu per me motivo di grande dolore e d’incolmabile vuoto esistenziale, sicché i luoghi dove vivevo, ogni oggetto di casa a lei caro me la ricordava in modo insopportabilmente lancinante, perciò decisi di partirmene e riorganizzare la mia vita in un luogo diverso da Huancayo o da Lima.

Perché scelse di venire in Italia e non, ad esempio, andare negli Usa, in Germania o in Inghilterra.

Avevo un’amica a Milano che si offrì di darmi ospitalità.

Una volta arrivata nel nostro Paese, trovò tutte le cose che cercava, rimase soddisfatta oppure delusa.

In un primo momento ne rimasi molto delusa perché non era come mi aspettavo, l’Italia non era il Paese del latte e del miele ma si stava certamente meglio che in tanti altri posti. Rimasi delusa soprattutto per l’impossibilità di trovare un lavoro adeguato ai miei studi e progetti, rimasi spaventata, infine, dalla vita frenetica e quasi disumanizzante che si svolgeva a Milano.

Ecco, in un momento di “passaggio” così importante per la sua vita, in una grande città oggettivamente difficile e sperequata come Milano, è mai stata fatto oggetto di episodi di razzismo.

Di episodi di chiaro razzismo no, ma di comportamenti ad esso riconducibile sì, qualche volta, come quando sulla corriera cittadina una signora staccò platealmente la sua mano dal corrimano perché vi avevo poggiato la mia. Classificai l’episodio come un atto di ordinaria grettezza e, in qualche misura, me ne attribuii la causa: forse ero io per prima a sentire estranei gli altri, a starmene chiusa in me stessa, ad essere troppo diffidente.

Che lavoro svolge adesso in Italia.

Sono impegnata nel Social marketing.

Avendo nel frattempo sposato un italiano, come vive la sua condizione di straniera e, allo stesso tempo, di cittadina italiana.

La mia condizione è certamente cambiata, e con essa anche alcune percezioni perciò, grazie anche a Renato ed a nostra figlia, vivo la mia vita con maggiore serenità ed equilibrio, assorbita come sono dai compiti di mamma e dalla realizzazione dei miei obiettivi professionali.

Lei è oggettivamente una donna affascinante… questo l’ha aiutata ad inserirsi in un Paese di “galletti” come il nostro.

Credo di sì.

Ha mai ricevuto proposte disdicevoli.

Sì, più di una volta ho ricevuto delle “proposte”, credo che oggi avvenga un po’ dappertutto ma, come penso debbano fare tutte le donne, dove occorreva ho utilizzato la mia arma segreta: un sonoro NO! E devo dire che ha sempre funzionato.

Nancy Lazo Baltazar col marito Renato

Dopo quindici anni di permanenza nel nostro Paese, dopo qualche proposta sconveniente e dopo l’episodio della schifiltosa signora della corriera, pensa che in Italia vi sia razzismo sedimentato e diffuso.

No, questo non potrei proprio sostenerlo, soprattutto perché ho imparato a conoscervi bene (non per niente ho sposato uno di voi…) ed a capire che, nonostante qualche isolato episodio di larvata intolleranza e tante polemiche, in fondo siete un popolo generoso e di cuore. Sono certamente razzisti quelli che pensano di appartenere a una razza superiore e voi italiani, invece, sono duemila anni che vi mischiate assieme agli altri, che andate “verso” gli altri… volere disciplinare l’immigrazione non è razzismo e, alla fine, conviene agli stessi immigrati.

Interessante riflessione… lei sta dando una lezione di storia e di politica a molte persone.

Non credo proprio, i fatti sono fatti e quando occorre parlano da soli. Agitare, senza ragione, lo spauracchio del razzismo fa male alla convivenza ed alla stessa integrazione degli stranieri che vogliono lavorare e vivere in Italia.

Consiglierebbe ad una sua connazionale di venire in Italia.

Sì, in vacanza…

Immagine in evidenza: Nancy Lazo Baltazar durante l’intervista
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