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Nonostante le sue cinque lingue Conte riuscirà a farsi capire?

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La prova di Conte nella sua prima uscita internazionale non è stata fino a questo momento ignominiosa e la sensazione generale è che egli possa essere ascoltato dagli altri leder del G7 con più attenzione dei suoi predecessori a Palazzo Chigi

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Era pressoché scontato che al G7 in corso in Canada venissero fuori tutte le contraddizioni che, già all’indomani dalla caduta del muro di Berlino, presero ad agitare la Nato e l’Unione europea in materia di difesa militare integrata, di difesa dell’ambiente e di difesa dei dazi sulle merci importate. Anche se oggi fa comodo un po’ a tutti i Paesi del G7 attribuire a Donald Trump il fatto che certi nodi siano venuti al pettine. Quelle agitate dal presidente Usa ancora prima della sua elezione alla Casa Bianca sono, in effetti, questioni annose e delicate perché vanno a toccare l’economia delle nazioni ed il concetto stesso di difesa nella Nato, ragion per cui Trump cerca realisticamente di ricostruire l’antica polarizzazione di governo del mondo MoscaWashington. In più il fronte europeo non è più tanto compatto sulle sanzioni contro la Russia di Putin, a partire dall’Italia la cui posizione è stata anticipata con un tweet dal nostro premier Giuseppe Conte: «Sono d’accordo col presidente Donald Trump, la Russia dovrebbe rientrare nel G8».

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Vignetta di Donato Tesauro

La prova di Conte nella sua prima uscita internazionale non è stata fino a questo momento ignominiosa e la sensazione generale è che egli possa essere ascoltato dagli altri leader con più attenzione dei suoi predecessori a Palazzo Chigi. Il che è comprensibile: con i Paesi euroscettici è meglio trattare che far loro la guerra, per evitare che si aggreghino tra di loro e vadano a costituire un fronte anti establishment europeo ancora più forte di quello di oggi.

Infatti, in Canada il premier italiano è riuscito a catalizzare molta più attenzione dei suoi predecessori a Palazzo Chigi, un’attenzione che si è tradotta in colloqui bilaterali col presidente francese Macron e con la cancelliera tedesca Angela Merkel che gli ha fatto un’apertura di credito sul problema dei migranti. E non crediamo sia finita qui.

 

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