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Non lasciamo andare la mano del Bambino del nostro presepio

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presepio
Sarebbe interessante capire dove vadano a finire durante le festività natalizie quelli che si professano cristiani a 24 carati e perché si sottraggono alla tradizione del presepio, tradizione dei loro padri e della loro Chiesa che, d’accordo, è una rappresentazione della Natività inventata da frate Francesco d’Assisi nel 1223, ma è stato pur sempre la poesia, il mistero della loro infanzia

– Enzo Ciaraffa –

Il nostro è davvero un Paese che va al contrario, se uno dei pochi blog che ogni anno dedica un articolo al Natale o al presepio è diretto da una persona che non crede nella divinità di Cristo: chi scrive. Il non credere, però, non deve necessariamente volgersi contro la tradizione di un popolo, e quella mia resta intrisa di cristianesimo, perché ho ricevuto un’educazione cristiana, perché i miei genitori erano cristiani e perché i miei figli sono cristiani e hanno frequentato istituti e istituzioni cristiane.

Fatta la premessa, mi domando dove vadano a finire a Natale quelli che si professano cristiani a 24 carati e perché si sottraggono alla tradizione del presepio dei loro padri e della tradizione della loro Chiesa che, d’accordo, è una rappresentazione della Natività inventata da frate Francesco d’Assisi nel 1223, ma è stato pur sempre la poesia, l’insondabile mistero della loro infanzia. E, invece, non v’è una pubblicità che rappresenti le festività natalizie col presepio, non v’è una casa dove esso non sia stato sostituto da un piccolo abete, vero o posticcio che sia, oppure da un’orgia di lucine colorate che incorniciano stipiti e ringhiere.

Eppure, anche per un non cristiano il presepio resta una “poesia” perché rappresenta il tepore della famiglia, i ricordi dell’infanzia lontana e l’inizio di una nuova era per il genere umano, non soltanto per i cristiani ma per tutto il genere umano. A riguardo, contrariamente a quanto sostengono gli ignoranti santoni del politicamente corretto ad ogni costo, il presepio non è per niente divisivo perché incentrato su figure rispettate anche dai fedeli della seconda più grande religione al mondo, quella islamica, a partire proprio da Gesù.

Diciamo la verità, il presepio è scomodo perché è pedagogico e, in quanto tale, va organizzato, coralmente approntato e con pazienza spiegato ai più piccoli. Per far pedagogia, però, ci vorrebbero quegli insostituibili “presepari” che un tempo erano i padri e i nostri nonni, i quali oggi inclinano a impegnare il loro tempo libero smanettando con i giochini dello smartphone, salvo essere i primi a cadere dal pero quando gli adolescenti non riescono a uscire dal piattume esistenziale al quale li ha condannati l’evanescenza dei legami intrafamiliari.

Nonostante il miscredente che scrive, sicuramente troveremo modo di dedicare qualche lavoro alle festività di Natale anche quest’anno e, giusto per essere coerenti con il nostro modo d’intendere questa bella festività, da oggi al 7 gennaio, la testata del blog sarà arricchita di simboli natalizi che ci hanno fatto tanto fantasticare da bambini: il presepio e la stella cometa.

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