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La Sinistra italiana tra Chico Forti e Öcalan

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Chico Forti
La Sinistra italiana, essendo figlia di un partito-chiesa come quello Comunista, sente ancora il richiamo di quella religione politica perché, anche se ha eliminato la falce e il martello dai suoi simboli, non è riuscita a estruderli dal suo cuore che continua a battere per Mosca, per l’Ue quando bacchetta l’Italia, per i movimenti antisistema e addirittura per i terroristi filo marxisti o filopalestinesi che spesso sono la medesima cosa

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Mentre era a Washington per incontrare, in veste di presidente del G7, il presidente Joe Biden alla Casa Bianca, Giorgia Meloni ha annunciato una notizia che la dice lunga sui rapporti bilaterali che sta intessendo in giro per il mondo: dopo un quarto di secolo trascorso in un carcere di massima sicurezza della Florida, Chico Forti a breve sarà riportato a scontare la pena in Italia. Prima di andare avanti è utile spiegare che Chico Forti è un sessantacinquenne imprenditore, ex velista, produttore televisivo e campione di windsurf trentino, che nel 1998 fu condannato all’ergastolo da un tribunale della Florida perché ritenuto autore dell’omicidio di un giovane australiano, Dale Pike, figlio della persona che egli avrebbe avuto intenzione di truffare.  Fin dal primo momento, però, Forti si è dichiarato innocente e, in verità, le prove a suo carico non erano per niente schiaccianti.

Se pensiamo che appena un mese fa la Sinistra italiana ha messo in croce il governo a proposito della vicenda di Ilaria Salis, detenuta in Ungheria con l’accusa di aver deliberatamente provocato delle lesioni ad alcuni manifestanti di destra, colpisce il tono soft con il quale stavolta essa ha accolto la notizia del trasferimento in Italia di Chico Forti, eccetto Giuseppe Conte che, ovviamente, lo ha fatto alla maniera di Conte, cioè in modo spudorato. Il leader dei Cinque Stelle, infatti, mentre si complimentava con Giorgia Meloni e col personale diplomatico per Chico Forti, attaccava la premier accusandola di essere andata negli Usa per mettersi sull’attenti d’avanti a Biden, ben sapendo che un leader “subordinato” difficilmente ottiene qualcosa dal sovraordinato.

E lui, in veste di presidente del Consiglio del primo governo Conte, non era andato a prendere ordini a Washington il 30 luglio del 2018? E non era sempre lui quel Giuseppi al quale, nel 2019, il presidente Donald Trump (una schifezza di uomo e di politico secondo la Sinistra) dedicò perfino un endorsement nel pieno della crisi di governo innescata da quell’altro campione di Salvini? Ma chiedere un minimo di coerenza a un signore che, a distanza di pochi mesi, ebbe lo stomaco di fare un governo con i suprematisti della Lega e l’anno dopo con gli anti suprematisti della Sinistra, è tempo perso.

Cerchiamo, piuttosto, di comprendere le ragioni della tiepidezza con la quale la Sinistra ha accolto la notizia del prossimo trasferimento in Italia di Chico Forti, una tiepidezza che, secondo noi, non scaturisce soltanto dall’invidia per la Meloni alla quale sembra che pure i galli facciano le uova, ma da un preciso riflesso storico. La Sinistra, infatti, essendo discendente da un partito-chiesa come quello Comunista, sente ancora fortissimo il richiamo di quella religione politica perché, anche se ha eliminato la falce e il martello dai suoi simboli, non è riuscita a estruderli dal suo cuore che continua a battere per Mosca, per l’Ue quando bacchetta l’Italia, per i movimenti antisistema e per i terroristi filo marxisti o filopalestinesi che spesso sono la stessa cosa. Stiamo esagerando? Mica tanto, v’è un episodio risalente al governo di sinistra di Massimo D’Alema del 1998 che riteniamo dia sostanza ai nostri convincimenti.

All’epoca il capo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan – Pkk, Abdullah Öcalan, accusato di terrorismo per i suoi truci metodi di lotta e di traffico internazionale di stupefacenti, era ricercato in tutto il mondo dalla Turchia, sicché per non inimicarsi la quale i Paesi dove egli si rifugiava lo mettevano gentilmente alla porta dopo alcuni giorni di ospitalità.

Che cosa fece nella circostanza il governo D’Alema? Scelse un comunista duro e puro come Ramon Mantovani (co-fondatore di Rifondazione Comunista) da mandare in Russia a prendersi Abdullah Öcalan per portarlo in Italia dove volevano conferirgli le stimmate e lo status di esiliato politico. Ma quando si accorse in che casino internazionale era andato a ficcarsi, il governo D’Alema “convinse”, in qualche modo, il capo terrorista a partire per il Kenya dove erano ad attenderlo gli agenti dei servizi segreti turchi. Insomma, se lo vendette sottobanco per evitare le ritorsioni della Turchia sulle nostre aziende colà operanti, pensando di salvare la faccia non estradandolo direttamente… comunisti e pure vigliacconi quando sono costretti a misurarsi con la realtà.

Che volete, bisogna avere comprensione per dei poveri illusi che, dopo un secolo di cocenti fallimenti, continuano a credere nel sogno del paradiso socialcomunista dal quale, però, i ricchi come Chico Forti sono esclusi: mica è un terrorista come Abdullah Öcalan o un anarchico come Ilaria Salis! È soltanto un maledetto ricco che forse l’ergastolo in America se l’era pure meritato.

PS: nel caso la Sinistra volesse fare qualche dimostrazioncella anche per i maltrattamenti subiti dai detenuti non appartenenti alla sua area politica, ricordiamo che in America a molti carcerati viene messa la catena alle caviglie o una pesante palla di ferro al piede. Senza parlare della Russia.

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