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La nuova Soumahoro della Sinistra italiana

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Soumahoro
Non si conoscono molti appartenenti alla Sinistra interpretata da Elly Schlein con i calli alle mani, né operai, impiegati, massaie e braccianti portati in Parlamento negli ultimi trent’anni dal suo partito. Chissà perché questo nuovo personaggio della Sinistra italiana fa venire in mente Aboubakar Soumahoro, quel sindacalista ivoriano con gli stivali che si era accreditato come difensore dei braccianti e che, dopo appena un mese dalle elezioni, si rivelò più farlocco di una cravatta di Marinella comprata al mercatino rionale di Abidjan

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Non possiamo dire di conoscere la signora Elena Ethel Schlein, in arte Elly, e siamo abbastanza giustificati dal fatto che fino all’altrieri non la conoscevano neppure tutti gli appartenenti al Pd del quale è diventata segretaria. Oddio, qualcheduno (L’istituto Noto per esempio) ha scritto e dimostrato che a votarla alle primarie sarebbero stati i grillini nella misura del 22%, allo scopo evidentemente d’inseguire nuovi programmi e alleanze con Giuseppe Conte che, ahi Elly, per adesso sembra essere inseguito dai giudici della Procura di Bergamo per ipotesi di reati piuttosto pesanti.

Ma veniamo alla nostra Ethel-Elly: fatta la tara sulle sue posizioni tardo-sessantottine, che coprono un vuoto programmatico e d’idee innovative, che cosa ha veramente di Sinistra la nuova segretaria del Pd? Secondo noi molto, basta dare uno sguardo alla sua biografia e curriculum politico e professionale per convincersene. A riguardo vi evitiamo le curiosità che potete trovare su Wikipedia, e vi diciamo soltanto che la nostra Elly ha preso il volo in una famiglia molto, davvero molto, ben piazzata economicamente, e in fatto di relazioni, un volo agevolato che milioni di giovani italiani non potranno mai permettersi poiché appartenenti a famiglie modeste, quelle sì proletarie.

Perché, è un peccato nascere in una famiglia ben piazzata? Certo che no, magari fosse successo a noi. Però, stante i suoi vantaggi iniziali nella lotta per la vita, la neo segretaria in questione dovrebbe almeno evitare di scassare la uallera al prossimo col solito refrain sulle disuguaglianze perché lei ne è un esempio perfetto, nonostante ostenti capelli poco curati e giacche due taglie più grandi della sua misura. Giacche firmate ovviamente.    

Qualcuno, però, potrebbe tacciarci d’incoerenza perché, appena qualche rigo fa, abbiamo detto che Elly Schlein ha molto di sinistra… ma, allora, è una privilegiata che è arrivata dov’è senza aver mai fatto un giorno di gavetta, oppure è un’autentica vindice dei proletari? In realtà è una privilegiata con tre nazionalità, che col suo radicalismo di sinistra cerca di far dimenticare di esserlo. E sotto questo aspetto ha molto della Sinistra in generale perché, come la maggior parte di coloro che vi appartengono, proviene dalla ricca borghesia e, tuttavia, ostenta tendenze politiche radicali, quelle che lo scrittore americano Thomas Clayton Wolfe definì, per la prima volta, “radical chic”.

E questo universo di finti radicali di sinistra ha anche una capitale: Capalbio, una cittadina toscana non proprio economica e sulle cui assolate spiagge – come le foche a Hvitanes – si ritrovano ogni anno i campioni di quel mondo.

E, poi, quanti appartenenti all’area politica della Schlein conoscete con i calli alle mani? Quanti operai, impiegati, massaie e braccianti la Sinistra ha portato in Parlamento negli ultimi trent’anni? Aveva provato a spacciare per scudo dei braccianti quel sindacalista ivoriano con gli stivali, Aboubakar Soumahoro, il quale dopo un mese dalle elezioni si rivelò più farlocco di una cravatta di Marinella comprata al mercatino rionale di Abidjan

E siate certi che anche con Elly Schlein alla segreteria del Pd questa situazione non cambierà perché la nuova segretaria, che non è meno demagogica di Conte o di Salvini, penserà a inseguire il momento, anzi, lo sta già facendo: ancora non è entrata ufficialmente a via del Nazareno è già ha chiesto le dimissioni di mezzo governo sulla questione dei migranti morti d’avanti a Crotone. Come se tutto ciò non bastasse, a caratterizzarla, è già iniziato il riflusso di ritorno della sinistra estrema dentro il Pd, v’è già stata l’ufficiale presa di contatto con i grillini di Conte, v’è già stata la dichiarazione di qualche transfuga di peso come Speranza, che ha annunciato di voler ritornare tra le truppe d’assalto lesbo-gay-bisessuali-transgender di Elly.

E la politica? Beh, per quella ci vuole una certa preparazione, altro che parole d’ordine.

Pertanto, è facile prevedere che, nonostante la divinizzazione di Elly da parte dei soliti giornali e reti televisive, sotto la sua ispirazione e guida la Sinistra italiana si dissolverà, anche se, secondo noi, si è già dissolta da tempo e a tenerla in vita, come un personaggio di Allan Poe, è il sistema di potere che ci campa sopra da quasi ottant’anni. Dunque, con la nuova segretaria a via del Nazareno continueremo a perder tempo dietro un’onirica visione di vizi spacciati per diritti, di istituti – quali l’ergastolo ostativo e il 42 bis – interpretati come travalicamenti costituzionali, di alleanze come la Nato messe in discussione.

A proposito del “nascere bene” della nuova paladina dei proletari italiani, ricordiamo che neppure l’ispiratore delle teorie socialiste e comuniste, il filosofo Karl Marx, era proprio un nullatenente. Però, da Marx a Elly Schlein, per la Sinistra italiana il salto ci sembra piuttosto azzardato in pieno XXI secolo, azzardato quasi come quello fatto con l’ineffabile e finto campgnolo Soumahoro.

Però l’ivoriano è un povero disgraziato e, perciò, è stato abbandonato da tutti, compresi coloro che lo hanno portato in Parlamento, mentre la nostra Elly può contare su molti appoggi trasversali, in Italia e all’estero. Perfino alla corte di Biden.

(La copertina è di Laura Zaroli)

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