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La falce e martello s’imparentò con la svastica

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La stranezza che tutti discettino sulle dittature di destra e quasi nessuno su quelle comuniste è dovuta al fatto che questa ideologia ebbe una propria bibbia, il “Das Kapital” di Marx, le dittature nazifasciste no. Non parliamo poi della buona stampa della quale continua a godere il comunismo che con le sue istanze di emancipazione sociale, puntualmente tradite, riesce ancora a far sembrare politicamente corretti coloro che non lo sono mai stati
– Silvio Cortina Bascetto –

Un viaggiatore che avesse visitato l’Estremo Oriente negli anni Trenta del secolo scorso avrebbe notato che le ambulanze erano contraddistinte da una svastica rossa. A quelle latitudini, infatti, la svastica era un simbolo esoterico benevolo perché rappresentante il cammino del sole ed era, perciò, simbolo di vita e di soccorrevole benevolenza, come la nostra Croce Rossa.

A nessuno oggi, penso, verrebbe in mente di utilizzare la svastica per questo od altri usi dopo quanto fatto alla sua ombra dal bestiale regime nazista perché, per quanto si possa dire che tale simbolo esisteva millenni prima del Reich hitleriano, esso suscita comunque tanto orrore. Ciò soprattutto per il fatto che è stato simbolo di uno scientifico genocidio, anche se oggi qualche squilibrato fanatico ancora non vuol capirlo.

Quando gli antichi governanti romani decretavano la damnatio memoriae (condanna della memoria) veniva cancellato ogni ricordo del malcapitato, come ritratti, statue ed epigrafi. Ebbene, alla medesima damnatio si dovrebbe condannare la bandiera rossa recante la falce e martello. I massacri perpetrati all’ombra di quel simbolo, infatti, non furono meno efferati di quelli nazisti e, pertanto, dovrebbero farci inorridire come di fronte alla svastica. Questo duplice trasalimento di orrore però non avviene quasi mai, perché tutti discettano sulle dittature di destra e quasi nessuno su quelle di sinistra: come mai? La risposta a questa domanda sarebbe complessa da darsi in poche righe e, perciò, mi riprometto di articolarla la prossima volta blog permettendo; al momento riesco soltanto ad anticiparvi che la letteratura favorevole sul comunismo rispetto alle dittature di destra è dovuta al fatto che il comunismo ebbe una propria bibbia, il “Das Kapital” di Marx, le dittature nazifasciste no.

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Ma veniamo a noi. Non può valere l’obiezione che gli 85 milioni di morti fatti dal comunismo in tutto il mondo non siano stati fatti in nome del “vero” comunismo perché, quale che fosse la loro ideologia, coloro che operarono tali massacri lo fecero proprio in nome di quel simbolo lordandolo così di sangue e sofferenze per sempre.

Altre amenità irrazionale è stata quella di qualche nostro connazionale che affermò di avere le mani e la coscienza pulite perché era un comunista nostrano e in Italia i comunisti non hanno fatto massacri. In realtà non è così perché i comunisti italiani, fecero il loro bel numero di massacri addirittura da quando non si chiamavano ancora comunisti ma soltanto socialisti rivoluzionari, morti che fecero durante il cosiddetto biennio rosso 1919-1921 come fu chiamata la sommatoria dei disordini sociali con i quali essi tentarono di prendere il potere.  L’episodio più trucido di quel periodo avvenne quando la cosiddetta Guardia Rossa di Empoli assaltò un camion carico di marinai in libera uscita provenienti da Livorno e li massacrò senza pietà.

E che cosa dire di ciò che accadde dopo l’8 settembre del 1943 alla frontiera orientale? Furono quindicimila gli istriani assassinati nelle foibe dai loro amici comunisti titini soltanto perché erano italiani. Non paghi di tanto sangue versato, anche a guerra finita i comunisti nostrani fecero un tale numero di eccidi di “fascisti” che l’allora ministro di grazia e giustizia (un comunista) Palmiro Togliatti dovette far approvare un’amnistia in fretta e furia per gli ex fascisti allo scopo di fermarne il massacro e … anche perché molti comunisti del momento era stati fascisti. Basti pensare che con Mussolini a Dongo fu fucilato addirittura uno dei fondatori del comunismo italiano, Nicola Bombacci.

Ancora più patetici sono i tentativi di coloro che oggi cercano di rivestire il comunismo con una patina di democraticità e di modernità, dimenticando che si basava sul Manifesto di Karl Marx e che in esso di democrazia proprio non vi è traccia. Vi si afferma, oltre alla condivisione dei beni, anche quella delle donne come se queste fossero dei semplici oggetti di piacere (eppure oggi essi si dichiarano arci femministi!) e l’eliminazione fisica di un’intera classe sociale.

Il partito comunista che dal “Das Kapital” di Marx venne fuori, dunque, fu un partito dogmatico come non riuscirono ad essere, per nostra fortuna, il fascismo e il nazionalsocialismo i quali, per di più, persero anche la II Guerra Mondiale e perciò scomparvero senza lasciare nessun “patrimonio culturale”. I comunisti, invece, sì tant’è che, pur essendo quasi del tutto scomparsi, sopravvive ancora la loro bibbia e la buona letteratura della quale hanno sempre goduto.

Ma di questo parleremo la prossima volta

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