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La cultura, i diritti e i doveri secondo Gramsci

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la cultura

Un aforisma al giorno toglie il medico di torno

Quello della cultura è un concetto universale e non è certo circoscrivibile come i confini di uno Stato o di una regione. La cultura è come il “mare” del manzoniano Fra’ Galdino, che prende acqua dai fiumi e ad essi la restituisce mediante la pioggia, un mare di intuizioni, d’ideazioni, di creazioni, come dire di quelle cose che danno vita e sostanza a una civiltà. Il guaio è che, in fatto di cultura, molti italiani tutto sommato sono più avanti della politica che, se possedesse un minimo di capacità e di autocritica, avrebbe realizzato da un pezzo che voler fare della cultura un’espressione ideologica è una battaglia di retroguardia e persa in partenza, perché la cultura non la fermi, non la ingabbi a tuo piacimento e, prima o poi, passa sotto le porte sbarrate dai facinorosi. A chi volesse accusarci di qualunquismo culturale, per queste affermazioni oggi poco condivise dagli schieramenti politici, consiglieremmo di riflettere sul pensiero di Gramsci e sui tre punti che ne derivano.  

Primo punto. Coloro che si battono per affermare un concetto universale della cultura, difficilmente si lasciano ingabbiare da quelle che ne rappresentano la morte, e cioè le ideologie.

Secondo punto. Il recupero del retaggio culturale nazionale costituisce sicuramente un’eccellente base di partenza per costruirvi il futuro etico, morale e spirituale di un popolo, ma volerlo recuperare soltanto per farne il battistrada di un’ideologia è confondere lo scavo per mettere a dimora una pianta con quello per la riesumazione di un cadavere.

Terzo punto. La cultura, per sua natura, non può essere né di destra, né di sinistra, e la riprova di quanto affermiamo è pervenuta proprio dalla patria di tutte le dittature proletarie esistenti al mondo fino al 1989, l’Urss. E sì, perché la Russia comunista mandava i suoi proletari a deliziarsi con i borghesissimi balletti del teatro Bolshoi, con le incomparabili opere d’arte del museo dell’Ermitage e perfino con le poesie non allineate di Evgenij Evtushenko, non certo con i vaffa alla grillina, con le barzellette scollacciate alla Berlusconi, o con i tornei di scopone e il tiro alla fune sul Ticino alla maniera della Lega prima maniera. Anche il materialismo marxista, pertanto, comprese che la cultura, essendo organizzazione e disciplina del proprio “io”, come sosteneva Gramsci, porta inevitabilmente con sé l’accresciuta percezione dei diritti e l’accettazione dei doveri da parte dei cittadini. Eppure quello della cultura è l’ultimo pensiero della politica.

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