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Il Quirinale vale bene una conversione…

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Quirinale
Se al coup de théâtre che gli suggeriamo il premier Draghi aggiungerà, Manuale Cencelli alla mano, una “equilibrata” spartizione dei fondi del Pnrr, allora sì che la sua rincorsa terminerà al Quirinale o in qualsiasi altro posto che lui volesse occupare in Europa. Se invece, come temiamo, dovesse decidere di usare la bomba atomica della soppressione di libertà e diritti costituzionalmente sanciti per combattere alla solita maniera il virus, beh, forse al Quirinale ci entrerà lo stesso ma non certo da presidente di una repubblica parlamentare

– Enzo Ciaraffa –

In queste ore le Regioni e il governo stanno discutendo il da farsi per frenare la quarta ondata del Covid, prevedibilissima peraltro, e i provvedimenti che s’intende varare, almeno quelli preannunciati dai quotidiani solitamente bene informati, ci inquietano alquanto perché puzzano di zolfo totalitario. Proibire è il verbo più ricorrente nella discussione assieme a proponimenti quali l’esclusione dalla società civile dei non vaccinati, la riduzione della validità del green pass che sarà addirittura sospeso a chi non farà la terza dose o non farà vaccinare i bambini, sospensione dal lavoro, soppressione di diritti sanitari. Sono angosciato da queste anticipazioni, credetemi, è come se una terribile sciagura stesse per abbattersi su di noi e non credo sia il Covid che, secondo me, possiamo contenere anche in regime sanitario ordinario. Forse sono angosciato perché mi ritorna alla mente un passato che, per fortuna, non ho vissuto, quando la negazione dell’uomo e della sua umanità iniziò, più o meno, allo stesso modo e per le stesse ragioni: la tutela della specie umana, una specie umana in particolare.

Posto che, secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani, i diritti fondamentali dei cittadini sono inalienabili, andiamo a vederne alcuni tra i più importanti: il diritto alla vita (anche se essere tra i propugnatori dell’aborto e dell’eutanasia oggi è ritenuto progressista…), il diritto alla libertà individuale, il diritto all’autodeterminazione, il sacrosanto diritto al voto e via discorrendo. Ebbene, dallo scoppio della pandemia ad oggi, non v’è stato uno solo di questi accennati diritti che non sia stato brutalizzato o sospeso dallo Stato in nome della Salus populi suprema lex, trascurando il fatto che lo Stato è soltanto la struttura operativa mediante la quale il popolo sceglie di essere amministrato, non governato, perché il governo è del popolo medesimo che lo esercita (sic!) attraverso il Parlamento. Sicché, come principio base della nostra disamina poniamo il presupposto che il potere debba essere nelle mani del popolo e non dello Stato che, secondo noi, può considerarsi alla stregua di uno strumento, complesso quanto si vuole ma pur sempre strumento. Cotanta premessa per dire che, se fossimo noi ad utilizzare questo strumento, come minimo ci soffermeremmo seriamente a riflettere se una parte per quanto piccola del popolo-decisore ci si rivolterebbe contro come sta avvenendo in questi giorni.

Per quanto artatamente ridotta ad un fenomeno folclorico-oscurantista pieno di isti come negazionisti, sovranisti e fascisti da coloro che, incapaci di confrontarsi con le idee, inclinano a rifugiarsi nella criminalizzazione delle ragioni altrui quali che siano, in Europa e in Italia l’ostilità di una parte della popolazione nei confronti della vaccinazione obbligatoria, del green pass obbligatorio e, in genere, contro il congelamento di taluni diritti imposto dai governi perdura e continua: un paio di giorni fa, a Rotterdam, la Polizia ha addirittura sparato sulla folla che protestava contro il lockdown, facendo una ventina di feriti. Ma è ragionevolmente immaginabile che questo conflitto tra Stato-strumento e una parte del popolo-decisore possa risolversi in punta di fucili? Peraltro, tra le tante ragioni che il politically correct ha posto alla base di questo inedito conflitto ne manca una, quella che a nostro avviso è la più probabile ma anche la più umana e inconfessata: la paura della morte. E, come spesso ripetiamo, aver paura è un diritto del cittadino il quale è proprio per la paura di non farcela da solo di fronte ai pericoli che si è dotato (e che paga profumatamente) di un apparato statale il più delle volte invadente, esoso e talvolta anche corrotto in alcune delle sue diverse propaggini.

E poi siamo sicuri che il manovratore della macchina statale, nel caso gli ultimi due governi, non abbia colpe per quel 7,5% di italiani che rifiuta la vaccinazione anti Covid e per il 9,9% di perplessi? A riguardo non ci metteremo a sciorinare il lungo elenco di dati, fatti, personaggi e circostanze che ci hanno portato a questo punto, altrimenti dovremmo scrivere un trattato sul come non andrebbe gestita un’emergenza sanitaria ma, per farvene fare quantomeno un’idea prima di andare avanti nella lettura, vi suggeriamo un nostro  link al riguardo: https://www.vincenzociaraffa.it/covid19-tutti-i-volteggi-dei-politici-sullemergenza-coronavirus-dagli-abbracci-e-gli-aperitivi-sui-navigli-al-chiudiamo-tutto/.

A questo punto, dopo che il pilota dello Stato, ovvero il governo, ha compresso il diritto di manifestare dei cittadini e sta imponendo loro surrettiziamente un trattamento sanitario obbligatorio in assenza di una legge che lo preveda, dopo che in preda ad un’allucinazione giuridica si è inventato il Daspo preventivo contro i renitenti al green pass, dopo avere stabilito chi può scendere in pazza e chi no, cosa farà adesso? Porterà i carri armati nelle strade e decreterà il totalitarismo vaccinale? Perché per piegare le resistenze di coloro che non vogliono vaccinarsi e che sono contrari a qualsiasi patente di bravo cittadino concessa dallo Stato per poter circolare, non resta che la dittatura sanitaria. Ma a quel punto perfino la nostra poco senziente Corte costituzionale sarebbe costretta ad intervenire. E, tuttavia, non escludiamo che, nella sostanza, ciò possa realmente accadere perché, giusto per non farci mancare niente, l’Italia è in piena convulsione politica per decidere chi dovrà essere il prossimo inquilino del Quirinale e per che cosa accadrà dopo ad una banda di scappati da casa che, essendosi tagliati le palle da soli con la legge elettorale, si sono accorti che difficilmente rivedranno il Parlamento e gli stipendi stratosferici dopo le prossime elezioni. Purtroppo, il più papabile per il Quirinale è l’attuale capo del governo (le cariche istituzionali sono ormai intercambiabili…) il quale non vorrà presentarsi all’appuntamento nel pieno di una recrudescenza epidemiologica, con una campagna vaccinale e un Piano nazionale di ripresa e resilienza – Pnrr ancora incompleti, con le piazze in fermento, e rimanere vittima dei traccheggi sotterranei dei partiti che oggi lo appoggiano. Non è un caso che da un po’ di tempo a questa parte Matteo Salvini ed Enrico Letta non si beccano più, che Renzi abbia scoperto il Centro aggregante e che uno dei più acerrimi nemici del reddito di cittadinanza, Berlusconi, si sia all’improvviso scoperto un suo estimatore. Come dire che il Quirinale vale bene una conversione e… i voti dei Cinque Stelle che sono stati i facitori del controverso reddito.

Per neutralizzare i competitor, porre al sicuro le sue chance per il Quirinale, mettere in equilibrio i diritti dei pro vax e dei no vax ma, soprattutto, per convincere questi ultimi a vaccinarsi senza dover ricorrere a coercizioni da Stato totalitario, un’idea da suggerire a Draghi ce l’avremmo: faccia la terza dose di vaccino a reti televisive unificate, in presenza di un notaio e di un medico. Così riceverà anche la benedizione di Giorgetti, che sta facendo un pensierino per poterlo sostituire a Palazzo Chigi, e di Luciana Lamorgese che non vede l’ora che qualcuno le tolga dai piedi quegli orribili sub umani dei no vax che le guastano tutti i weekend con le loro proteste di piazza.

Perché Draghi dovrebbe fare la punturina sul braccio in televisione?

Adesso ci arriviamo.

Quali sono le motivazioni che i no vax pongono alla base della loro renitenza al vaccino anti Covid? Sono essenzialmente tre e qualcuna a mia avviso pure di tipo fantapolitico: il vaccino è stato poco sperimentato, può produrre delle reazioni allergiche mortali (il che è vero come per tutti i farmaci, sebbene rarissimamente nel caso del vaccino in questione), coloro che incarnano il potere fingono di vaccinarsi perché, in realtà, si farebbero iniettare acqua distillata nel braccio per non rischiare la pelle. Ciò è assurdo, ne siamo più che convinti, ma si può pensare di condurre alla ragionevolezza a suon di fucilate quei cittadini che coltivano idee assurde?  Ecco, allora, il nostro suggerimento per il premier, se avrà il coraggio di abbandonare per qualche ora il pallottoliere dei conti e metterci la faccia: vada a farsi la terza dose di vaccino in diretta televisiva, alla presenza di un medico e di un notaio che attestino la provenienza ed integrità del farmaco.

Se il premier lo facesse (ma ci contiamo poco perché Draghi ci sembra un baciapile conformista) resterebbero poche frecce nell’arco dei no vax e lui, senza colpo ferire, raggiungerebbe lo scopo di indurre alla vaccinazione buona parte dei renitenti che, da quel momento, saranno molto meno impauriti, perché avranno negli occhi e nella mente l’immagine di un “potente” che si vaccina esattamente come chiede a loro di fare.

E se a questo coup de théâtre il premier aggiungerà, Manuale Cencelli alla mano, una “equilibrata” spartizione dei fondi del Pnrr, allora sì che la sua rincorsa, senza sì e senza ma, terminerà al Quirinale o in qualsiasi altro posto che lui volesse occupare in Europa. Se invece, come temiamo, dovesse decidere di usare la bomba atomica della soppressione di libertà e diritti costituzionalmente sanciti per combattere il virus, beh, forse al Quirinale ci entrerà lo stesso ma non certo da presidente di una repubblica parlamentare.

E, comunque, ci entrerebbe non come mio presidente che, lo ricordo a scanso di equivoci , sono tra gli individui più vaccinati d’Italia.

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