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È tempo di gattopardi ma soprattutto di avvoltoi

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Secondo il presidente del Centro europeo di studi Sinergie, la crisi di Governo è uno schermo dietro il quale troppi padri nobili, o forse non proprio nobili, vogliono spartirsi la Pubblica amministrazione e i proventi che essa produce. Soprattutto alle viste della montagna di miliardi del Recovery Fund in arrivo dall’Europa, all’insegna dell’imperativo gattopardesco di cambiare tutto affinché nulla cambi veramente… è tempo di gattopardi ma soprattutto di avvoltoi
– Enzo Ciaraffa –

Visto che i frequentatori del nostro blog sembrano gradire particolarmente il tuo modo franco e sincero di raccontare la politica italiana, caro Generale Cosimato, sono di nuovo a strapparti un’intervista come presidente del Centro europeo di studi “Sinergie”. E, visto che la politica corre, a vuoto ma corre, vengo subito alla prima domanda: quali sono state, secondo te, le ragioni della crisi di governo in atto, posto che, assieme a milioni d’italiani, proprio non riesco ad individuarle.
L’apertura di una crisi non è mai un fatto casuale, quando un soggetto politico determina la fine di un governo, questo fatto deve essere analizzato sulla base di una semplice domanda: “A chi giova?”. Ciò perché anche la crisi più (apparentemente) incomprensibile, come quella attuale, risale alla responsabilità di elementi non palesi, che stanno dietro la politica e che hanno precisi interessi a mantenere il loro potere o ad acquisirne quote maggiori. In questo c’è una continuità culturale ed operativa tra le forze politiche del periodo monarchico e quelle del periodo repubblicano che ha attraversato la storia d’Italia dall’Unità ad oggi. Le Carbonerie di ieri, infatti, sono le antesignane delle lobby e dei club internazionali che pontificano oggi nei loro convegni, più o meno riservati. Ciò che i media mostrano sugli schermi dei nostri televisori o dei computer è solo il riflesso di un gioco sotterraneo col quale troppi padri nobili, o forse non proprio nobili, si spartiscono la pubblica amministrazione e i proventi che essa produce. Nell’era della montagna di miliardi del Recovery Fund in arrivo dall’Europa poi…

Ma anche un siffatto e poco edificante progetto, volente o nolente, necessiterebbe di una strategia politica che sia almeno di medio respiro.
Il governo attuale, messo in piedi per evitare le elezioni già nel 2019, ha progressivamente perduto il consenso della pubblica opinione, nonostante il favore con cui viene presentato dai media mainstream. Le varie tornate elettorali hanno dimostrato una rilevante perdita di consenso dei partiti della maggioranza. Mentre il PD ha un calo dei consensi che non è drammatico, diversa è la posizione del M5S e, soprattutto, di Italia Viva. Il M5S pare avviato ad un drastico ridimensionamento, ma la sua leadership non appare in grado di elaborare una strategia politica per farvi fronte. Matteo Renzi, invece, sa che alle prossime elezioni politiche rischia di non entrare in Parlamento, per cui ha la vitale necessità di sparigliare le carte dello scopone politico per entrare in un contenitore di Centro che gli consenta di fare almeno il “primus inter pares”. La crisi di governo potrebbe essere sentita come elemento del processo di ricostruzione di un’area che appaia di Centro e che, perciò, possa in una prima fase ridurre il consenso elettorale del Centrodestra, da tempo in crescita e, in una seconda fase, disporre nella prossima legislatura di un potere di condizionamento delle contrapposte ali politiche.

Al netto del fatto che intellettualmente non amo il Centro perché lo considero causa prima del declino della politica italiana, faccio fatica a compenetrare appieno il tuo ragionamento presidente. Allora te la metto così: tu che cosa faresti per ricostruire un Centro che, a quanto pare, è riuscito a sopravvivere a tutte le sventagliate di antipolitica e/o di rinnovamento che si sono susseguiti in Italia nell’ultimo quarto di secolo.
Al netto delle folcloristiche manifestazioni dei cosiddetti gilet gialli, possiamo definire sicuramente conclusa l’esperienza di quella che è stata definita “antipolitica”, ossia un abile processo di recupero del consenso perduto dalla Sinistra, e, successivamente, portato in dote al PD. Se fossi al posto di coloro che sono dietro la politica, e per fortuna non lo sono, avrei anche io pianificato un accorto processo di ricomposizione del quadro politico reinventando la politica di centro, quella dietro la quale meglio ci si nasconde per condurre affari e per far progredire lo squallore dell’ideologia radical progressista. A tale scopo farei nascere delle formazioni politiche che possano attirare il consenso di una parte degli elettori ora in quota al Centrodestra e degli elettori in fuga dal M5S. Non a caso caso, oltre ad Italia Viva, abbiamo in campo altri partitini come quello di Calenda, qualcuno di essi nato proprio in queste ore come quello degli “Europeisti Maie Centro democratico”. Insomma stanno nascendo formazioni di costruttori, di europeisti ed altre, forse, ne nasceranno ancora. In questo fervore di nuovi leader di antica scuola democristiana spiccano nomi “nuovissimi” come Mastella e Tabacci che anche Google fa fatica a recuperare dai suoi hard disk.

A sentire te, e vista la pochezza dei vari leader che si propongo oggi alla sua guida, sembra che il Centro stia nascendo da solo, quasi per germinazione spontanea … sarebbe davvero comico e tragico allo stesso tempo se a guidarlo dovesse essere colui che è riuscito a rottamare partiti, riforme, governi e anche se stesso. Intendo quel Renzi che ancora non è del tutto uscito dall’insondabile cuore innamorato di molti giornalisti nostrani.
Dietro la nostra politica si sta tranquilli e rilassati, l’Italia non è la Francia, o l’Olanda, o la Germania in cui vigorose proteste di piazza mostrano un corpo sociale che si ribella alla dittatura dolce. Gli italiani sono mansueti, divisi tra coloro che non si scollano dai reality show e quelli che hanno trovato la loro estasi in Youporn, ma non devi dimenticare neppure i progressisti intontiti dai talk show. I più vitali piazzaioli, al momento, sono i ristoratori ed i baristi che giustamente protestano contro una gestione della pandemia improponibile. Il rapporto tra i media e Renzi è uno dei problemi dell’informazione italiana la quale, se vorrà continuare a coprire gli errori dell’esecutivo ed i propri, avrà un bel da fare per spiegarci, ad esempio, la mancata narrazione del perché il governo abbia puntato tutto su di un piano vaccini che si sgonfia sempre di più ogni giorno che passa.

Come finisce secondo te.
Salvo stravolgimenti sociali che a questo punto non sono soltanto ipotetici, una volta che il Centro post demo-catto-progressista ci avrà completamente avviluppati nelle spire delle sue illusioni, saremo tutti quanti imprigionati in un sistema oligarchico e antidemocratico. E sì, perché i riti gattopardeschi che si stanno svolgendo in queste ore, oltre ad essere oggettivamente indecenti, hanno, come sempre, lo scopo di cambiare tutto perché nulla cambi.

Soltanto adesso, alla fine dell’intervista, mi rendo conto che non abbiamo mai nominato Conte. Perché secondo te?
Probabilmente è stato per un autoriferimento inconscio.

Ehhhh?
Vedi, non lo abbiamo citato perché inconsciamente sappiamo che, politicamente parlando, Conte è un morto che cammina.

Anche se dovesse ottenere il terzo incarico?
Soprattutto se dovesse ottenere il terzo incarico… con gli avvoltoi e i problemi che lo attendono al varco.

***

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