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Contro il regime iraniano una lunga catena di baci

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regime iraniano
Come tutti i regimi inquisitori e sclerotizzati che anche in Europa abbiamo conosciuto in passato, quello iraniano non cederà facilmente alla democrazia dell’autodeterminazione e delle libertà personali, provocherà ancora molti bagni di sangue prima di arrendersi alla volontà popolare, ma alla fine sarà costretto a fare i conti con due armi che gli ayatollah non avevano messo in conto: la dolcezza e l’amore in tutte le loro accezioni

– Enzo Ciaraffa –

Esistono delle foto che sono entrate nell’immaginario universale perché simbolo di un’epoca e, allo stesso tempo, della sua fine. Una di queste è sicuramente la foto nota come V-J day in Times Square scattata dal fotografo Alfred Eisenstaedt il 15 agosto del 1945 a New York: rappresenta un marinaio americano che, nella festosa baraonda creatasi alla notizia della resa del Giappone, abbraccia una sconosciuta infermiera e la bacia per la gioia. La fotografia, scattata con una macchina fotografica Leica senza pretese, ancora oggi rappresenta, in modo plastico, la gioia, la spontaneità e la voglia di vivere.

In effetti le due persone immortalate non si erano mai conosciute prima e dopo quel bacio, privo di sottintesi sensuali, non avrebbero saputo nulla l’uno dell’altra per altri sessantadue anni, fino a quando nel 2007 uno specialista d’indagini forensi riuscì a stabilire che essi erano l’infermiera Edith Shain e il marinaio Glenn Mc Diffie.

C’è un altro bacio che in questi giorni sta facendo il giro del mondo via web, col titolo de Il bacio di Shiraz, che probabilmente segna l’inizio della fine del regime iraniano degli ayatollah. Si tratta di due giovani che nel bel mezzo del traffico della città di Shiraz si danno un tenero bacio tenendosi per mano.

E dov’è la novità, potrebbe domandarsi qualcuno poco informato, visto che alle nostre latitudini fatti del genere accadono ogni giorno? Beh, la novità è che l’episodio è avvenuto in una popolosa città dell’Iran Centrale quando, per molto meno, da quelle parti è previsto l’intervento della cosiddetta Polizia Morale con manganellate e arresti, se non fa molto peggio come nel caso della giovane ragazza curda, Mahsa Amini, arrestata e pestata a morte soltanto perché non aveva messo il velo sulla testa nel modo ritenuto corretto dai fanatici moralisti in gabbano nero.

La foto del bacio di Shiraz, della quale è sconosciuto l’autore, è stata scattata martedì scorso anticipando la protesta delle persone che dopo poche ore sarebbero scese in piazza in occasione dell’anniversario della morte di migliaia di iraniani uccisi durante le proteste del 2019.

Anche se gli ayatollah a settembre scorso hanno fatto bloccare internet, si sa lo stesso che in questi giorni in Iran si sono avute diverse forme di protesta da parte dei giovani che, con grande coraggio, hanno iniziato a compiere eclatanti gesti pacifici ma piuttosto dirompenti per un regime retrogrado e bacchettone che teme soprattutto di essere messo in ridicolo da gesti che stanno a metà strada tra la pernacchia eduardiana e la corbellatura. Parliamo dello schiaffo del turbante con il quale i ragazzi e le ragazze iraniane fanno saltare il turbante dalla testa dei religiosi che incontrano per strada, il che da quelle parti è un atto piuttosto pericoloso, e scappano.

E non soltanto da quelle parti. Pensate che nel 2016 postai su facebook una mia foto col capo coperto da un foulard per unirmi ad alcuni iraniani che, per protestare contro il velo imposto alle loro donne, lo avevano indossato anche loro. Ebbene, da due account aperti un’ora prima (da qualche ambasciata o consolato iraniani sospettai …) mi beccai un “buffone” e altri similari epiteti.

Ma come tutti i regimi inquisitori e sclerotizzati, quello iraniano non cederà facilmente alla democrazia dell’autodeterminazione e delle libertà personali, e provocherà ancora molti bagni di sangue, ma alla fine sarà costretto a cedere, a fare i conti con due nemici che gli ayatollah non avevano messo in conto: la dolcezza e l’amore in ogni sua accezione.  

E poi, le teocrazie che ritengono di avere un filo diretto con l’Onnipotente, quelle che si vogliono intromettere nell’animo delle persone, quelle che ti entrano perfino nella stanza da letto, non hanno mai avuto una vita lunga nelle società giovani come quella iraniana dove il 40% della popolazione è composto da individui dai 25 anni in su.

A conculcare i sani istinti degli esseri umani, in passato, ci provarono già la Chiesa con l’Inquisizione, Girolamo Savonarola con i piagnoni fiorentini, Calvino e tanti altri “riformatori” che, però, fallirono tutti perché la vita sulla terra non può essere priva di gioie materiali, un eterno e cupo viaggio verso mete ultraterrene: anche la gioia, il sano divertimento e l’amore carnale sono doni di Dio!

E poi, la religione, qualunque essa sia, ha senso e ragione d’essere soltanto se va incontro, non contro i fedeli che la professano. Pertanto, è inutile fare violenza ai giovani iraniani anelanti di normalità perché contro di essi le pene, anche le peggiori, non possono funzionare a lungo perché se vi è una cosa che ha di bello la globalizzazione è che diffonde in pochi secondi quella conoscenza sulla quale, poi, vanno a formarsi le coscienze e le identità delle generazioni giovanili. Già, la coscienza, un’altra delle entità che, come l’amore, le polizie degli ayatollah non riusciranno mai ad arrestare.

Sicché Il bacio di Shiraz è la giusta risposta di due giovani iraniani al regime degli ayatollah, che minacciano pene tremende sulla terra e l’inferno nell’aldilà per chi scende in piazza contro di loro, per la solita, vecchia ragione addotta dai dittatori dei regimi islamisti: loro governano per volontà divina, perciò se attacchi loro attacchi Dio e diventi pure blasfemo.

Il guaio dei feroci bacchettoni con mantello nero è che essi non conoscono Shakespeare: «Se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci».

Sì, perché i due giovani innamorati bacianti, immortalati nel traffico serale di Shiraz, sono avanti anni-luce non soltanto rispetto alla teocrazia che governa il loro Paese ma anche rispetto a noi occidentali benpensanti che, prendendo esempio da loro, dovremmo imparare a baciare più spesso la donna amata in pubblico e, in loro ricordo, ripeterle che è il paradiso per noi.

E se, come forma di protesta contro il feroce regime iraniano facessimo una lunga catena di coppie baciantisi in ogni città italiana? Pensateci. Lo hanno fatto due ignoti ragazzi di Shiraz rischiando le frustrate e la galera, a maggior ragione possiamo farlo noi.

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