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Angeli dal fango

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Per i fatti di Cardito, dove un adulto ha massacrato di botte due bambini uccidendone uno, lo sdegno e la pietà non devono prendere il sopravvento sulle lucide valutazioni perché ciò agevolerebbe la mimetizzazione di colpe, omissioni, o inefficienze di coloro i quali alcune risposte alla pubblica coscienza, se non alla magistratura, dovrebbero pur darle. Anche perché sta per mettersi in moto, probabilmente, una tremenda “giustizia” parallela
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Tony Essebti Badre

Ieri a Cardito, in provincia di Napoli, un ventiquattrenne, tale Tony Essoubti Badre, nato in Italia da genitori tunisini, ha massacrato a calci, a pugni e anche con un bastone due dei tre figli della sua convivente con la quale aveva litigato qualche ora prima. Le vittime della sua furia omicida non erano dei giganti ma due scriccioli che, messi insieme, non arrivavano a sessanta chilogrammi di peso: Giuseppe di sette anni che è morto prima dell’arrivo dei soccorsi, e Naomi di otto che è stata ricoverata in gravi condizioni all’ospedale per i bambini Santobono di Napoli.

Non conosciamo la motivazione del gesto del ventiquattrenne italo-tunisino (ammesso che certi accadimenti possano averne una), né al momento la conosce la magistratura perché l’uomo ha cambiato la sua versione dei fatti già diverse volte, anche se alla fine ha ammesso di essere stato l’autore dell’infame pestaggio. Qualche cosina, però, possiamo dirla sull’ambiente e sul luogo dove si è consumata la tragedia.

La mamma dei due bambini

Cardito è un paesone di 22000 abitanti situato al centro di quello che qualcuno ha definito il “cerchio di fuoco” di Caivano, Frattamaggiore, Grumo Nevano, Afragola, Acerra, come dire in piena terra dei fuochi, una zona dove il confine tra legalità e illegalità non è facilmente percettibile a nessun livello. Basti pensare che, dal 1994 al 2015, il Comune è stato commissariato per ben cinque volte. In ogni caso l’assassino confesso ha a suo carico non pochi precedenti penali, in aggiunta al fatto che, da quanto affiora, pare che anche l’influenza educativa della mamma sui poveri bambini non fosse proprio da docente dell’istituto Montessori.

Insomma, i due adulti erano già attenzionati dai servizi sociali comunali ai quali vorremmo porre tre domande: possibile che nessuno si fosse accorto di ciò che avveniva in quella casa, posto che la piccola Naomi ha dichiarato che lei e il fratellino venivano continuamente picchiati dal convivente della madre? Gli insegnanti dei due ragazzini avevano mai fatto qualche segnalazione? Di un fatto del genere si dovevano accorgere i vicini di casa – che hanno chiamato i Carabinieri – e non coloro che, invece, sono proposti a vigilare sui minori di una famiglia a rischio?

Come sempre accade in questi casi, lo sdegno e la pietà prendono il sopravvento sulle lucide analisi e ciò, in genere, mimetizza le colpe, o le omissioni, o le inefficienze di coloro i quali qualche risposta alla pubblica coscienza, se non addirittura alla magistratura, dovrebbero pur darla. Anche perché temiamo stia per mettersi in moto una giustizia parallela come abbiamo captato da un’intervista fatta da un inviato della Rai ad un vicino di casa dei due bambini, il quale ha detto al cronista col microfono che il colpevole «Deve subire le conseguenze della legge per quello che ha fatto. E altro…».

Per i massacratori di bambini finiti in carcere “altro” può significare una sola cosa… ma è dalla legge del carcere che dobbiamo attendere giustizia per un fatto così esecrabile? È questo tipo di barbara giustizia che invocano quei due angioletti, uno dei quali strappato anch’esso barbaramente alla vita?

Foto in evidenza: La strada di Cardito dove si è consumata la follia
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