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Sono i democratici in giacca, cravatta e stivali, non il vitalizio il pericolo per la democrazia

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vitalizio
Non dovremmo preoccuparci per il ripristino del vitalizio agli ex parlamentari ma, semmai, per l’ennesima riprova dell’efficienza del sistema di potere che, sotto i nostri occhi, sta evolvendo in cleptocrazia perché teso al furto, tra le altre cose, della volontà popolare dal momento che i Cinque Stelle e la Lega, che si erano espressi a favore del taglio dei vitalizi, a luglio del 2018, rappresentavano appunto la maggioranza di quella volontà popolare della quale tutti parlano e nessuno rispetta
– Enzo Ciaraffa –

Se non ricordo male, sia nell’accezione greca che latina il termine democrazia significa la medesima cosa: il popolo che comanda. Come dire che se la maggioranza del popolo decide di fare alcune scelte riguardanti il governo del Paese, i suoi rappresentanti in Parlamento vi si dovrebbero fedelmente attenere. Ebbene, se questo è il significato di democrazia, posso ragionevolmente sostenere che in Italia vige un regime che si trova a metà strada tra la dittatura del “sistema” e la cleptocrazia! Come dire un apparato statale che oltre ad alimentare esclusivamente se stesso con tasse e balzelli tra i più esosi d’Europa, è teso alla sistematica vanificazione della volontà dei cittadini e alla depredazione dei loro diritti.

È di queste ore la polemica sul ritorno del vitalizio per gli ex parlamentari della nostra malmessa repubblica. Ebbene, prima di andare avanti mi corre l’obbligo di dire che, secondo me, il vero problema della democrazia italiana non sono i vitalizi degli ex parlamentari o gli emolumenti di quelli in servizio ma, semmai, la loro resa in termini di costi/efficacia. Come dire che non mi scandalizzerei per niente degli alti stipendi dei nostri parlamentari se, in cambio, essi sapessero restituire dignità al Parlamento e costruire un futuro migliore per noi cittadini che li abbiamo votati. A preoccuparmi, semmai, è un altro aspetto della questione e che spero di ben sintetizzare in un solo interrogativo: perché in Italia, dove la sovranità appartiene al popolo per dettame costituzionale, il volere del popolo non conta niente? Questo, in fondo, è il padre di tutti i problemi italiani, e non gli emolumenti o i vitalizi dei parlamentari.

Ma andiamo a vedere da dove parte lo “scandalissimo” di queste ore. Il 12 luglio del 2018, ai tempi del governo gialloverde, Di Maio si presentò raggiante agli italiani per fare, secondo lui, uno storico annuncio: «Abbiamo abolito il vitalizio agli ex parlamentari della repubblica». In realtà le cose non stavano proprio così perché la delibera con la quale l’Ufficio di Presidenza aveva ridimensionato i vitalizi, non essendo una legge, era soggetta ad impugnabilità presso la Commissione Contenzioso del Senato che, due giorni fa, ha annullato il taglio dei vitalizi prematuramente annunciato dall’allora vice premier. Chissà perché non sono meravigliato dell’accaduto, preoccupato invece sì, e molto anche, per l’ennesima riprova della “efficienza” del sistema di potere che, sotto i nostri occhi, sta evolvendo in cleptocrazia perché teso sistematicamente al furto, tra le altre cose, della volontà popolare: i Cinque Stelle e la Lega, che si erano espressi a favore del taglio dei vitalizi, a luglio del 2018 rappresentavano la maggioranza di quella volontà popolare.

Pertanto, non mi vedono per niente d’accordo coloro i quali, difettando di memoria, ritengono eccessivo parlare di cleptocrazia laddove per loro si tratterebbe soltanto di alcune ingenuità del Di Maio. Insomma, secondo costoro, il ripristino del vitalizio non sarebbe uno scippo di volontà della maggioranza popolare ma un banale incidente di percorso dei Grillini.  Un incidente di percorso? È una costante, inarrestabile, marcia verso una nuova forma di dittatura, di quelle con gli stivali sotto la giacca e cravatta! Ancora non siete convinti? Seguitemi nel discorso allora.

Con il referendum del 1993 e con una schiacciante maggioranza, gli italiani si espressero entusiasticamente per la soppressione del Ministero dell’Agricoltura e per l’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti, che dopo le ruberie scoperte da Mani Pulite era diventato un vero oltraggio per i contribuenti. E che cosa accadde dopo un messaggio così chiaro? Niente, perché il Ministero dell’Agricoltura si riciclò in Ministero delle Risorse Agricole e il finanziamento pubblico si trasformò in contributo per le spese elettorali, peggiorando perfino le cose perché, ormai, potevano accedere al contributo anche i partitini dell’1% e, allegramente, tutti insieme potevano incassare l’intera somma, anche con la fine anticipata della legislatura. Che capolavoro di sovvertimento della volontà popolare! Ma mica finì qui.

Con il referendum di giugno 1995 la maggioranza degli italiani si espresse per l’uscita della politica dalla RAI. Effetti? Nessuno, perché oggi la politica è presente più che mai nell’ente televisivo pubblico ed è molto più faziosa e devastante di prima.

La diatriba, poi, su chi affidare la gestione dell’acqua, tra privato e pubblico, sfociò nel giugno del 2011 in un altro referendum con il quale la maggioranza degli italiani optò per la gestione pubblica del prezioso liquido che, manco a dirlo, è oggi in mano a privati o in mano ad aziende pseudo pubbliche le quali, tra i loro primi provvedimenti, adottarono quello di aumentare la bolletta dell’acqua.

Ma tutto questo non sta accadendo sulla luna. Colpevoli di tutto questo sono anche il presidente della repubblica, i governi, il parlamento, la magistratura, i sindacati, le redazioni dei giornali, le opposizioni politiche al governo e la Corte Costituzionale. È ovvio che, se non si metterà in movimento la base popolare del Paese, essi non faranno niente per cambiare questo stato di cose e dal loro punto di vista posso perfino capirlo: se dovesse cambiare la musica i primi ad essere spazzati via sarebbero tutti loro!

Non mi dolgo, quindi, non sono spaventato dal ripristino del vitalizio per gli ex parlamentari ma per l’insussistenza, per l’acquiescenza delle istituzioni di controllo sul buon funzionamento della nostra democrazia di fronte ai continui, pericolosi sfregi alla Costituzione e al progressivo esautoramento del popolo dalla gestione dello Stato e della democrazia.

(Vignetta: Donato Tesauro)
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