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Tre strani tipi su di uno strano treno a parlar d’amore

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Molti anni della nostra vita li trascorriamo in viaggio sul treno della fantasia, il guaio è che prima o poi bisogna scendere nella stazione della realtà dove, con riluttanza, siamo costretti a realizzare che le follie d’amore e l’imbecillità hanno la scadenza scritta sulla scatola come le medicine che per gli esseri umani scadono dopo i vent’anni

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Su di un treno, lungo una tratta che non conosciamo, giorno, mese e anno che non ci interessano, troviamo seduti nello stesso scompartimento tre insoliti viaggiatori. Essi sono la Communis Opinio, l’Amore Giovane e l’Innamorato Vecchio, i quali, non sappiamo come e neppure perché, come spesso accade durante un lungo viaggio, iniziano a discutere su di un tema piuttosto insolito in una società incentrata sul giovanilismo: l’innamoramento in età avanzata. Man mano che il treno procede al ritmo cadenzato delle rotaie che incontrano le giunture dei binari, il discorso dei tre viaggiatori diviene più serrato ed interessante perché ognuno di essi ha l’età giusta per rappresentare le diverse fasi e condizioni della vita e dell’amore, come dire la sussiegosa Communis Opinio, signora d’indefinibile età, Innamorato Vecchio, piuttosto avanti negli anni, e Amore Giovane che è poco più che ventenne.

Signora Communis Opinio: … come dicevo, gli uomini che s’innamorano in vecchiaia sono patetici e, per certi aspetti, ritornano anche un po’ bambini. 

Innamorato Vecchio: Bambini? Ma nooo.

Signora Communis Opinio: Perché no?

Innamorato Vecchio: Vede, signora, io sono innamorato e mi sento pieno di proponimenti per il futuro, laddove mio padre, poveretto, dovette smettere di sognare a quarant’anni. Posso dire, dunque, di essere più felice di un giovinotto felice.

Amore Giovane: Che assurdità!

Innamorato Vecchio: Perché assurdo mai giovane amico? Non vedo niente di assurdo in ciò.

Amore Giovane: Vede, amare è come la primavera alla quale deve per forza seguire l’estate: non si può invertire il fluire delle stagioni della vita. Tentarlo non porta bene e, poi, il suo tempo è passato… su, diciamo la verità, è giunto al novembre della vita.

Innamorato Vecchio: È senz’altro così, ma con la saggezza della vecchiaia, magari, si riesce a far vivere all’amore una serena estate di San Martino che cade a proprio a novembre… no?

Amore Giovane: Ma è saggia la vecchiezza che s’innamora?

Innamorato Vecchio: Perché no. Amare ci migliora a tutte le età, ci fa star bene con gli altri e ci rende amici del mondo… che cosa ci vede di male in tutto ciò proprio non lo capisco.

Signora Communis Opinio: C’è di male che i vecchi innamorati inclinano a commettere le stesse imbecillità di quando giovanotti lo erano per davvero.

Innamorato Vecchio: Massì, signora, un po’ di follia rende più gustosa la vita… non trova?

Amore Giovane: No, la complica, perché l’imbecillità ha la scadenza scritta sulla scatola come le medicine. E la sua – mi creda – è scaduta quando aveva vent’anni.

Innamorato Vecchio: Ma…

Poi l’annuncio dell’altoparlante mette a tacere ogni discussione: «Si avvertono i signori viaggiatori che il treno della fantasia sta per arrivare nella stazione della realtà».

Ma quando il treno arriva in stazione nessuno ne scende.

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