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Smart working e porcelloni

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Una società russa che si occupa di software per la sicurezza informatica ha rilevato che il 51% di coloro che lavorano da casa, a causa dell’emergenza dovuta al Covid-19, ha ammesso di passare parte del tempo lavorativo a collegarsi con il sito web di Pornhub, peraltro sugli stessi dispositivi informatici utilizzati, o almeno da utilizzare, per lavorare. A riguardo, bisogna ricordare che le modalità di lavoro saranno pure nuove però il rischio di licenziamento è esattamente uguale a prima
– Patrizia Kopsch* –

Siamo ormai entrati a pieno titolo nella cosiddetta Fase 2 e la riconquistata libertà, seppure condizionata ancora da misure anti-contagio, mi predispone a parlare di argomenti più lievi rispetto a quelli dei giorni scorsi. In particolare voglio parlare di una recente ricerca che mi ha molto incuriosita, quella della “Kaspersky Lab ZAO”, una società russa che si occupa di software per la sicurezza informatica, sul modo in cui l’emergenza dovuta al Covid-19 ha cambiato il modo di lavorare e… non solo.

Ebbene, da questa indagine è emerso che il 51% di coloro che lavorano da casa e che, perciò, ha potuto guardare senza compromettersi più contenuti “per adulti” sul computer, ha ammesso di averlo fatto sugli stessi dispositivi utilizzati per lavorare. Evidentemente è davvero l’occasione a fare l’uomo ladro, come vuole un noto adagio nostrano, se anche in questa greve contingenza viene fuori la naturale predisposizione umana alla pigrizia, al voyerismo o, se volete, all’eccitamento sessuale per altre vie.

«Ecco perché – mi sono detta – dall’indagine della Kaspersky emerge il dato che quasi un terzo di questi indefessi lavoratori dedica più tempo al lavoro rispetto a prima!». Ho apprezzato, in verità, di più quel 46% che ha ammesso, molto più onestamente, di aver sì aumentato il tempo trascorso davanti al computer ma per attività personali. Hanno dimenticato però, gli incauti, che un computer con relativa connessione può attirare diversi utilizzatori come moglie e/o figli, che desiderano magari approfittare a loro volta del computer e delle immense risorse della Rete per far ricerche, passare il tempo o soltanto per giocare ai videogame. E già, perché i famigerati cookie e la cronologia delle attività online pregresse possono riservare davvero amare sorprese ai furbetti del filmino hard aum –  aum. Infatti, quando si visita un sito web i file cookie memorizzano informazioni che vengono successivamente utilizzate per proporvi contenuti simili a quelli già guardati … il computer non può sapere che, magari, colui/colei che lo sta utilizzando dopo il filmino sono altri soggetti. Ciò può avvenire perché, anche se Google e gli altri giganti del web non mostreranno mai banner con contenuti pornografici, alcune reti pubblicitarie potrebbero farlo. E che cosa dire della cronologia del browser che suggerisce parole di ricerca in base a quelle inserite? Se per esempio moglie o figli digitando la lettera “P” per iniziare, mettiamo, delle ricerche su Parigi vedessero apparire come suggerimento “Pornhub” … non voglio neanche immaginare il seguito della storia!

Comunque stiano contriti ma tranquilli i porcelloni, si può ovviare a questi inconvenienti scegliendo la modalità in incognito, che consente di non lasciar tracce di navigazione e, al termine delle attività online, sarà sufficiente cancellare i cookie e la cronologia del browser. Trovate queste funzioni nelle impostazioni del browser, in alcuni casi nel menu principale, in altri accedendo invece alla scheda “privacy e sicurezza”. Inoltre, vi sono dei browser come DuckDuckGo e Startpage che non memorizzano la cronologia, mentre Firefox non solo non tiene traccia delle vostre ricerche ma blocca anche gli strumenti di tracking o tracciamento altrui.

Fatte queste operazioncelle, si può pensare che è tutto a posto e che, una volta cancellate tutte le tracce dei pruriginosi collegamenti, si possa poi tornare alle normali attività quotidiane con la reputazione immacolata: mi dispiace deludere, ma non è finita qui.

Infatti, si può sempre incappare negli scammer del porno, quei truffatori che tramite e-mail affermano di avervi beccato mentre guardavate contenuti sconci e di avere, pertanto, infranto la legge, un’infrazione cancellabile col pagamento di una multa che, di solito, si aggira intorno ai 100-150 euro, una cifra a portata di ogni adolescente, i più impauriti e vergognosi  di fronte al raggiro. Per aumentare la loro credibilità e i vostri sensi di colpa, gli scammer fanno in modo che nella stessa e-mail di richiesta di ablazione della multa compaia anche qualche pubblicità e/o simbolo (ovviamente falsi) riconducibili alle forze dell’ordine, come Carabinieri e Polizia.

In questo caso non bisogna abboccare assolutamente, non si deve pagare niente: è sufficiente inviare la e-mail alla Polizia Postale e spostare la richiesta simil-ricattatoria nella casella spam e dimenticarsene. Non bisognerebbe, invece, dimenticare che mettersi a guardare filmini pornografici, o altro, in orario di lavoro, e mediante strumenti di lavoro, potrebbe comportare anche il licenziamento per giusta causa, come peraltro riconosciuto dalla Corte di Cassazione nel 2019 a proposito dell’uso improprio dei Social Network sul luogo di lavoro.

* Giornalista freelance, blogger, formatrice digitale
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