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Riflessi & Riflessioni

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La fine di un’era, come quella di un anno che va, è sempre triste e anche un po’ patetica, ciò perché la maggior parte dei suoi attori e comparse non se ne rende conto e, così, finisce che ognuno di essi diventi una grottesca marionetta sul palcoscenico della storia dove, quasi sempre, alla farsa, al teatro dei pupi, segue la tragedia
***

Sosteniamo da tempo che il periodo nel quale stiamo vivendo non sia altro che l’atto finale della caduta dell’Impero romano d’Occidente. A chi obietta che la storia assegna tale fine all’anno 476 d.C., quando Odoacre depose Romolo Augustolo ultimo imperatore, rispondiamo che allora iniziò ma non terminò la caduta, se non altro perché quell’impero politico lasciò il posto a un altro di natura religiosa e che oggi è anch’esso in crisi: la Chiesa.

La Chiesa, in verità, si dibatte in una crisi che parte da lontano, da quando i turchi conquistarono Costantinopoli e con essa ciò che restava dell’impero latino d’Oriente, anche se pochi ne colsero le implicazioni e tra questi vi fu certamente l’allora Papa, Pio II: «Padroni dell’universo furono già gli itali, ora ha inizio l’impero dei turchi».

Nella composizione di questa ballata Enzo Ciaraffa si è riallacciato agli ultimi undici imperatori di Roma, includendo tra essi anche quello del Colle Quirinale il quale, grazie alla totale irrilevanza di un Parlamento mediocrissimo, si è dovuto ritagliare un ruolo che non gli appartiene e che, comunque, coinciderà con quello di liquidatore finale dell’Impero romano. Come, ancora una volta, avremo la possibilità di renderci conto stasera, sulle reti unificate della Rai.

La ballata della fine

I barbari alle porte/Ma il mar è sempre nostro
Anche se più non mostra/Di Duilio il rostro
Di Milazzo la battaglia.
Sta Petronio/A Roma Imperatore>
E i barbari combatte/Senza fede e poco ardore
E l’uccide il popolo infuriato.
Sta Avito il barbaro/A Roma imperatore
Non guerra ai barbari fratelli/Ma salmi al Redentore
E il popolo lo manda vescovo a Piacenza.
(Per te canto o Alma Mater)
Sta Maggioriano/A Roma imperatore
E i barbari combatte/Col generale traditore
E l’uccide Ricimero.
Sta Serpenzio/A Roma imperatore
E i barbari combattono/Orbo d’eroico furore
E anco lui uccide Ricimero.
Sta Antemio/A Roma imperatore
E scaccia Ricimero/ Barbaro impostore
Ma l’uccide Gundobado.
(Per te canto o Alma Mater)
Sta Olibrio/A Roma imperatore
E l’Urbe saccheggia/Il Vandalo proditore
E di crepacuore Olibrio muore.
Sta Glicerio/A Roma imperatore
E da Ostia Nepote/Novello usurpatore
Lo manda vescovo a Milano.
Sta Nepote/A Roma imperatore
E a Ravenna/Oreste il tramatore
Manda a ucciderlo a Salona.
(Per te canto o Alma Mater)
Sta Romolo il piccolo/A Roma imperatore
Mentre l’Urbe tramonta/E Odoacre il tramatore
Lo manda a Napoli a morir.
Non ebbe Roma/Più patrizi e senatori
Né vestali/O sul colle veri imperatori
Ma torvi plebei/di orbace vestiti.
Repubblica s’assise/E canuti senatori
E laidi cortigiani/Rapaci e mentitori
Accorsero all’Urbe/Di secoli morente.
(Per te canto o Alma Mater)
Non vola più/Di Roma l’aquila invincibile
Né solcano i mari/Trireme di fama inestinguibile
Solo iene s’aggirano per l’Urbe.
Ancora i barbari/ Arrivano dal mare
E gli antichi torti/Vogliono saldare
Ma è morto Dulio/Invitto duce marino.
Sta Sergio a Roma/Ignavo imperatore
Non i barbari ei combatte/ Ma l’amore
Dei fratelli per la Patria grande e bella.
(Per te canto o Alma Mater)
Sono alla marina/I barbari invasori
Sprangate gli usci/Celati gli ori!
Vi hanno sconfitto i barbari di Roma.
(Per te piango o Alma Mater)
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