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Primavera, sposi, sponsali e antichi profumini

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Le donne dell’antica Grecia utilizzavano la pasta di spremitura delle olive come cosmetico, mentre gli uomini l’olio come tonico dei muscoli. E se consideriamo che la loro dieta era costituita prevalentemente da olive, cipolle, aglio e formaggio, si capisce quale potesse essere il profumino degli sposi

– Enzo Ciaraffa –

Nella società umana primordiale non esisteva qualcosa di simile al matrimonio perché gli individui erano soliti accoppiarsi quando ne avevano voglia e opportunità, con ogni femmina disponibile, come gli animali e senza nessun coinvolgimento affettivo.

A un certo punto della loro evoluzione, però, accadde qualcosa che indusse maschi e femmine della specie umana a “farlo in modo diverso” e cioè accoppiarsi vis a vis: fu in quel preciso momento che riteniamo siano nati il sentimento ed il senso della coppia, come dire una situazione nuova e foriera di nuovi problemi per la società primordiale. Sì, perché, per quanto inedita potesse essere la nuova situazione dei rapporti tra i membri di sesso diverso del clan, essa andava disciplinata con regole e riti, per evitare che avvenisse tra i maschi umani ciò che avveniva nei maschi animali, e cioè lottare per il possesso delle femmine e mettendo a soqquadro l’assetto del gruppo. Ecco, crediamo che così sia nata l’usanza del matrimonio e dei riti connessi tra gli esseri umani anche se, nel tempo, essa si è adeguata ai costumi emergenti ed al livello di cultura dei popoli, come dimostrano i rituali matrimoniali presso le due civiltà che hanno avuto il potere d’improntare la storia dell’Occidente: quella greca e quella romana.

Il matrimonio, presso gli antichi greci, avveniva così: era steso un contratto tra il padre della sposa e il futuro genero, contratto che, però, diventava valido soltanto quando i due nubendi iniziavano a vivere sotto lo stesso tetto. La parte rituale delle nozze dei greci antichi nacque, in effetti, soltanto per comunicare ai membri della propria fratria (tribù) il consenso paterno a quell’unione. Come si capisce, eccetto i riti propiziatori celebrati dai genitori degli sposi e il lavacro purificatorio di questi ultimi presso una fonte ritenuta sacra, il rituale delle nozze presso i greci era piuttosto semplice ma, in verità, anche privo di pathos.

A proposito del bagno purificatorio, a noi viene il sospetto che esso dovesse essere soltanto un’accurata strigliata con acqua e sapone degli sposi prima di giacere insieme. Infatti, sia le donne che gli uomini dell’antica Grecia non emanavano un buon odore: perché le une usavano la pasta di spremitura delle olive come cosmetico per il corpo, mentre gli uomini utilizzavano l’olio di oliva come tonico per i muscoli. Se aggiungiamo che la dieta-base dei greci era costituita da olive, cipolle, aglio e formaggio, si capisce che il nostro sospetto sul loro “profumino” ha una qualche fondatezza. Per farla breve, presso gli antichi greci la cerimonia delle nozze si riduceva a un semplice contratto tra le parti, contratto in cui la sposa non aveva nessuna voce in capitolo.

«Ubi tu Gaius, ego Gaia», come dire «Ovunque tu sia, lì io sarò». Questa era la formula rituale con cui gli sposi dell’antica Roma contraevano matrimonio davanti a un sacerdote, e non crediamo esista al mondo una formula matrimoniale più bella, più romantica e profonda di questa.

Dai rituali ufficiali parrebbe che la morale matrimoniale e familiare presso la società greca e romana fosse molto rigida ma, in realtà, non era così. Gli antichi greci nel campo della morale erano piuttosto elastici, tant’è che s’inventarono divinità che lo erano ancora di più: se essi concupivano una fanciulla, o rapivano la moglie di un altro, state tranquilli che lo aveva già fatto qualche dio del loro affollato Pantheon. Non deve, perciò, meravigliare il fatto che, nonostante la rigorosa morale (ufficiale) vigente nelle Poleis greche e nella caput mundi, fiorissero riti orgiastici collettivi come i Baccanali e i Misteri Eleusini.

Con l’affermarsi del Cristianesimo il clima si fece più pesante per crapuloni e fornicatori i quali, oltre alla morte in questo mondo, da quel momento rischiarono anche l’inferno in quell’altro: potevano sì aspirare ai piaceri della carne, ma con una sola donna e non prima di averla sposata. Fino a quel punto pazienza, gli uomini divennero monogami e non pensarono più alle antiche ed allegre costumanze sessuali; ma il guaio fu che le nozze dovevano essere testimoniate alla comunità cristiana della quale gli sposi facevano parte, una moltitudine di persone che bisognava anche ospitare e nutrire.

Ebbene, se gli sposi delle evangeliche nozze di Cana poterono contare sull’intervento miracoloso del Redentore che trasformò l’acqua in ottimo vino, quelli di oggi, se vogliono offrire ai loro invitati almeno un bicchiere di Bardolino, devono mettere mano al portafogli. Il vino, però, deve poggiare su qualcosa di solido, e questo ha dato origine alla tradizione del pranzo di nozze, croce e delizia di sposi, invitati e genitori.

Tralasciando l’aspetto mangereccio dello sponsale, passiamo ad una delle usanze più romantiche dell’antica Roma, quella dell’abito nuziale. I genitori romani, infatti, regalavano alla figlia una tunica bianca che essa avrebbe indossato il giorno delle nozze e un velo che le avrebbe ricoperto i capelli. Quanto più era impreziosita da ricami e ornamenti la tunica, quanto più il velo della sposa era lungo, tanto più ricca e importante era o appariva la sua famiglia.

La tradizione degli abiti nuziali degli appartenenti ai ceti dominanti proseguì fino al periodo della Rivoluzione Francese che abbatté la monarchia e, per ironia della sorte, chiamò quella moda “Stile Impero”. Si trattava di abiti che mettevano in risalto la femminilità grazie a un bustino corto che arrivava fin sotto il seno da cui, morbida, scendeva una gonna di tessuto leggero. Ma fu soltanto dopo il matrimonio della regina inglese Vittoria, celebrato nel 1840 con una enorme eco sui giornali del tempo che diffusero bozzetti e approssimative fotografie dei regali sposi, che l’abito nuziale divenne corrente per tutti i ceti. Peccato che “correnti” non diventarono anche i prezzi, considerato che, in fondo, trattasi di un abito che s’indossa una volta soltanto nella vita.

Ma che cosa volete farci, è primavera ragazzi, inseguite l’amore e non pensate al resto. Tanto provvederanno a tutto mamma e papà.

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