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Pescecani e pesciolini

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Cercare di screditare i populisti con ogni mezzo, mettere Salvini addirittura in sistema con l’uccisione del sindaco di Danzica, il mea culpa di Juncker e la scomparsa dai radar delle manifestazioni popolari di Francia, sono il brutto segnale di un sistema di potere che sta tentando di correre ai ripari per poter continuare a soddisfare la sua insaziabile fame. E temiamo che non desisterà neppure di fronte alla montante marea di popoli piuttosto arrabbiati
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Ieri il TgCom24 (Mediaset) ha dato notizia della morte del sindaco di Danzica, Pawel Adamowicz, deceduto dopo che un attentatore lo aveva accoltellato nel corso di una manifestazione. Tra le cose riportate nella notizia ve n’era una che ci ha lasciati veramente sconcertati: «Il sindaco di Danzica era tra i più noti oppositori politici del governo populista guidato da Andrzej Duda, “alleato” di Matteo Salvini nell’ambito del fronte sovranista lanciato dal ministro italiano in occasione delle elezioni europee».

Come dire che l’uccisione del sindaco era avvenuta anch’essa per colpa del Satana italiano, sotto le mentite spoglie di ministro degli Interni. Ovviamente neppure una riga sul fatto che l’assassino fosse un ventisettenne pluripregiudicato e mentalmente disturbato, come hanno riferito i media polacchi un po’ più seri di quelli nostrani.

Oggi a Strasburgo, dove si sono celebrati i vent’anni dell’adozione dell’euro, il presidente del parlamento europeo, Juncker, si è cosparso il capo di cenere dichiarando che durante la crisi del debito «…v’è stata austerità avventata, non siamo stati sufficientemente solidali con la Grecia e con i greci». Non sufficientemente solidali? Stiamo parlando di un Paese portato alla povertà dalla dissennatezza della sua classe dirigente e addirittura alla fame dalle politiche di austerità imposte dall’Unione europea! Ma tant’è… un po’ di mea culpa strumentale – avrà pensato – aiuterà a far da argine all’ondata di marea populista delle prossime elezioni europee.

E dei gilet gialli di Francia che per il nono sabato consecutivo hanno manifestato in piazza contro le politiche di uno dei bardi dell’Ue, il presidente Emmanuel Macron? Niente, le manifestazioni dei gilet gialli sono scomparse dal radar, su molte agenzie non si trova una notizia a tal riguardo, neppure a pagarla a peso d’oro. Che cosa sta succedendo ai media, si sono allineati fino a questo punto col sistema di potere? E chi rappresenta la cupola di questo sistema?

Non sappiamo con certezza se il famigerato Gruppo Bilderberg sia davvero la mente operativa, e segreta, della più sfrenata ortodossia liberista, tesa al controllo planetario dell’economia, della produzione ed al progressivo abbassamento del costo del lavoro, per il tramite della gestione surrettizia dei nuovi schiavi portati in Occidente dai flussi migratori e, tuttavia, molte cose sembrano accreditarlo anche se siamo restii a sposare teorie complottiste

Oggettivamente parlando, del Gruppo Bilderberg fa parte il fior fiore dei banchieri internazionali, i rappresentanti dei grandi cartelli industriali, docenti universitari, giornalisti, ex direttori di agenzie di spionaggio e, tra gli altri pescecani, il presidente della più grande banca d’affari del mondo, la Goldman Sachs Group, Josè Manuel Barroso che è stato presidente della Commissione europea fino al 2014. È lecito, senza essere tacciati di complottismo, pensare che Barroso, durante la presidenza dell’Ue, fece gli interessi del suo prossimo datore di lavoro e non dei popoli dell’Unione europea?

Indipendentemente dalla reale esistenza o meno di un fosco progetto Bildeberg, è comunque scontato che i suoi frequentatori, mirando al controllo economico e finanziario del mondo, abbiano sulle scatole i cosiddetti populisti, poiché essi vogliono restituire ai popoli la sovranità economica dei Paesi nei quali vivono.

Il cercare di screditare i populisti, il mettere Salvini addirittura in sistema con l’uccisione del sindaco di Danzica, il mea culpa di Juncker a Strasburgo e la scomparsa dai radar delle manifestazioni popolari di Francia sono il segnale che il sistema di potere – chiamatelo pure Bildeberg se vi piace – ha un’insaziabile fame di profitti e, perciò, neppure di fronte alla montante marea di popoli europei sempre più arrabbiati, i suoi pescecani vi rinunceranno. Magari cercando di darsi un’immagine più rassicurante e facendo finta di cospargersi il capo di cenere.

Chi pare averlo captato, se non altro a livello inconscio, nonostante alcune uscite infelici sul social e la sua adolescenziale mise, è proprio Matteo Salvini che – roba difficile da far digerire ai grillini – ha dovuto realizzare che, se non lancia dei bocconi di carne ai suddetti pescecani, il governo potrebbe non arrivare neppure al prossimo mese di maggio.

Di quali bocconi stiamo parlando?

Qualcuno li chiama referendum per lo sblocco della Tav, altri flat tax, altri ancora “ragionevolezza” sul taglio delle pensioni d’oro.

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