LOADING

Type to search

Top News

Ogni operaio morto sul lavoro è un martire della Repubblica

Share
Stando ad un certo tipo di esposizione mediatica, il triplice incidente mortale avvenuto ieri sul lavoro sembra quasi quello di uno scivolone e non, invece, un evento che ha tolto la vita a tre uomini, come dire a tre padri, a tre mariti, a tre figli, a tre fratelli, a tre generi, a tre amici di chissà quanti altri amici. Ma è stato proprio così che la maggior parte delle agenzie ha battuto la notizia
– Enzo Ciaraffa –

Fino alla metà degli anni Settanta quando moriva un operaio per un incidente sul lavoro, si mobilitavano puntualmente i sindacati per protestare sulle inadempienze del padrone in materia di sicurezza aziendale, poi iniziavano i picchetti operai e, infine, arrivava il giorno dei funerali ai quali, di solito, partecipavano migliaia di persone tant’è che qualche volta si fermava addirittura la catena di montaggio. Insomma a quell’epoca la morte sul lavoro di un operaio diventava un lutto collettivo, un momento di riflessione e di dolore per tutto il Paese.

Ieri, più o meno alla stessa ora, a Pieve Emanuele ed a Brentino Bellunese, tre anziani operai rispondenti al nome di Salvatore Palumbo, Salvatore Borriello e Mariano Guidorizzi sono morti per un incidente sul lavoro: i primi due mentre operavano a latere della linea ferroviaria Milano – Tortona sono stati schiacciati da un lastrone di metallo; il terzo operaio, invece, è stato travolto da una betoniera a Brentino. In ambedue gli incidenti i soccorsi sono stati tempestivi ma purtroppo inutili. Come d’obbligo, la Magistratura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico d’ignoti.

Messo così, il racconto del triplice mortale incidente sembra quello della caduta di un cornicione e non, invece, un evento che ha tolto la vita a tre uomini, come dire a tre padri, a tre mariti, a tre figli, a tre fratelli, a tre generi, a tre amici di chissà quanti altri amici: ma è così che la maggior parte delle agenzie ha battuto la pur tremenda notizia! Informandoci nel contempo che a Liverpool i bus a due piani vanno a idrogeno e sui maltrattamenti subiti da un cagnolino a Sassari.

Siamo andati anche a raspare sul web sperando di trovarvi qualche pensiero di circostanza del papa, o della Conferenza episcopale italiana (Cei), o del Quirinale per le nuove vittime sul lavoro… niente, ieri tre uomini sono morti mentre tentavano di guadagnare onestamente il loro pezzo di pane ed è stato come se non fosse accaduto niente.

Eppure a Pieve Emanuele ed a Brentino sono venute a mancare tre figure sulle quali è imperniata la nostra Costituzione! Sì, perché i tre operai morti sul lavoro erano – come lo è ogni prestatore d’opera italiano – tre figure costituzionali. È un’esagerazione? Mica tanto.

È vero o non è vero che la nostra carta costituzionale esordisce affermando che «L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro»? Se così è – ed è così fino a prova contraria – vuol dire che ogni operaio morto sul lavoro è un martire della Costituzione e quindi della Repubblica Italiana.

Presidente Mattarella, se c’è batta un colpo.

Tags:

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *