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Mauro Arnò: come vorrei la nostra Milano

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Mauro Arnò
Molto interessanti le dichiarazioni e i proponimenti politici del candidato consigliere al Comune di Milano, Mauro Arnò, il quale, pur mettendo al servizio dei milanesi il multiforme bagaglio di esperienze derivanti dalla sua preparazione professionale di Generale dell’Esercito, ritiene che i militari in servizio non devono entrare in politica perché essi, come pure dovrebbero fare la magistratura e la pubblica amministrazione, non devono essere al servizio di una parte ma di tutto il Paese

– Enzo Ciaraffa –

L’estate non è – come s’inclina a credere – un periodo durante il quale le persone (specialmente se adulte) amano dedicarsi soltanto al dolce far niente e alle bisbocce ma, anzi, è un periodo che proprio perché lontano dalla routine e dai problemi del quotidiano, invita alla riflessione. E, in verità, di cose sulle quali riflettere in questi giorni di fuoco ve ne sarebbero tante, dall’obbligatorietà sostanziale del Green Pass al ritorno al potere dei talebani in Afghanistan dove l’Occidente non ha saputo portare a termine l’impegno di farvi nascere una passabile democrazia, senza parlare dell’immigrazione clandestina e del degrado delle nostre città. E quando parliamo di degrado metropolitano il pensiero – chissà perché –  corre automaticamente a Roma e a Milano, dove nella prima il degrado è materiale prima ancora che politico, mentre nella seconda il degrado riguarda soprattutto l’ordine pubblico e la qualità della vita in generale.  Ed è proprio per parlare di Milano che oggi ospitiamo il Generale a riposo Mauro Arnò il quale si presenta con la lista di Fratelli d’Italia come consigliere comunale nelle elezioni che, salvo imprevisti, si terranno il 3 e il 4 ottobre prossimi. E veniamo alla domanda di esordio. Generale, in un libro del 1970, I faraoni di Milano, il giornalista Angiolo Silvio Ori stimò in duecento le famiglie che avevano fatto di Milano il più importante centro di affari d’Italia: che fine hanno fatto quelle famiglie se la Milano da bere sta diventando, secondo molti osservatori, una Milano da compiangere?

In effetti Milano è sempre stata considerata come la nostra capitale economica, il motore trainante dell’economia di tutto il Paese essendo una città da sempre all’avanguardia nella ricerca, nella produzione industriale, nelle tendenze della moda e nell’organizzazione dei servizi – spiega Mauro Arnò -. Tutto ciò grazie all’intraprendenza di antiche dinastie industriali come i Lombardi, i Falk, i Borletti, i Pirelli, i Longo ed i Monzino per citarne soltanto alcune. Purtroppo, complici le avverse congiunture internazionali e Amministrazioni orgogliose di richiamarsi al marxismo, è da tempo che Milano sta segnando il passo.

In un’intervista rilasciata ad un quotidiano milanese lo scorso 13 agosto, il candidato sindaco del Centrodestra, Luca Bernardo, ha assicurato che se verrà eletto la prima cosa che farà sarà quella di assumere 600 nuovi agenti per andare a rimpolpare la Polizia municipale. Ritiene che la questione dell’ordine pubblico a Milano sia un problema di agenti oppure di mentalità?

Sicuramente la proposta del professor Bernardo non può che aiutare a migliorare il gigantesco lavoro di tutela dell’ordine pubblico che la Polizia municipale, in stretto coordinamento con gli altri corpi operanti sul territorio metropolitano svolge ogni giorno con grande dedizione. Purtroppo – spiega il generale Mauro Arnò -, la gestione politica della Polizia municipale è stata, negli ultimi anni, piegata a logiche populiste (quelle sì) che poco hanno a che vedere con un capillare controllo del territorio e con l’ordine pubblico: se un soggetto delinque deve essere perseguibile indipendentemente dal colore della sua pelle o dall’etnia di appartenenza! E, poi, diciamolo francamente, sono molte le persone che circolano nelle nostre città e delle quali non sappiamo assolutamente niente perché clandestine… è accettabile in un Paese civile?

Che cosa dovrebbe fare di preciso la Polizia municipale?

Vede, la Polizia municipale è lo strumento di una volontà politica che ritiene reazionario sanzionare i delinquenti e, nonostante ciò, fa tantissimo. Ben venga, dunque, un arruolamento straordinario di vigili: in aggiunta si può auspicare che in futuro venga accresciuto il diretto contatto con i cittadini per conoscerne esigenze di sicurezza nei confronti di fenomeni di microcriminalità dilagante, in specie nei quartieri periferici, ormai da tempo orfani delle attenzioni del Comune.

A quali misure si riferisce?

Vogliamo parlare dello spot Milano non si ferma architettato dal sindaco Sala perché lo spauracchio dell’epidemia proveniente dalla Cina era – secondo lui e la sua parte politica –  un’invenzione dei populisti? Purtroppo, non si fermò neppure il morbo. Vogliamo parlare del fatto che Milano è al primo posto tra le città più pericolose d’Italia e per i reati che vi si commettono?

Da dove ha ricavato questi dati?

Basta andare sul sito del ministero degli Interni, o sui rilevamenti Istat. Nel mio caso ho attinto i dati citati da Money.it e sono riferiti al 1° gennaio 2020.

Però Sala ha anche organizzato l’Expo 2015...

A parte gli avvisi di garanzia e gli arresti che ruotarono intorno all’Expo mentre veniva organizzato, si provi ad indovinare chi propose (e strenuamente difese) la candidatura di Milano quale sede della kermesse internazionale?

Chi fu?

Il sindaco Letizia Moratti che non mi pare fosse di sinistra.

Se voi del Centrodestra verrete eletti alla guida della città, finiranno le sacche d’impunità come, ad esempio, quelle dei centri sociali e degli immigrati clandestini dediti ad attività malavitose?

Certamente. La lotta all’illegalità e all’impunità, che ormai da lungo tempo affligge tutti i Milanesi, è da sempre uno dei cardini del programma del Centrodestra ed in particolare di Fratelli d’Italia. Se i milanesi mi onoreranno della loro fiducia mi impegno, fin da subito, a portare in Consiglio comunale tutte le iniziative volte a contrastare l’illegalità.

Quando l’ho conosciuta, Generale, lei era comandato in missioni all’estero come, ad esempio, quella in Libano per conto dell’Onu dove, tra le molte fazioni in lotta ci volevano non comuni doti di fermezza e capacità di negoziazione per mantenere la pace. Pensa che in un futuro ruolo politico le servirà l’esperienza maturata nel Paese dei cedri per contribuire, assieme alla sua parte politica, a fare di Milano una città dove valga la pena vivere e, se possibile, restituirla all’antica vocazione di capitale economica dell’Italia?

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Ritengo che il bagaglio di esperienze derivanti dalla mia formazione professionale, dall’Accademia militare a oggi, possa essere quel quid in più che occorre oggi a una nuova classe politica. La gestione della campagna vaccinale concepita, organizzata e condotta dal Generale Figliuolo con indubbio, oggettivo successo, credo renda bene l’idea. Sia chiaro, però, sono contrario a che i militari in servizio entrino in politica. E ciò perché essi – come dovrebbe essere per la Magistratura e per la Pubblica amministrazione – non devono essere al servizio di una parte ma di tutto il Paese.

Davvero chiarificante quest’ultima precisazione. Lei abita a Milano, i suoi affetti sono milanesi, è stato comandante di reparto nelle Voloire e, infine, del Centro documentale di Milano… si direbbe che abbia sempre avuto un rapporto speciale con la città della Madonnina o sbaglio?

Milano è la città che mi ha conquistato fin da quando, sul finire degli anni Ottanta, fui assegnato quale Tenente ventitreenne al Reggimento Artiglieria a Cavallo, il Reggimento dei Milanesi come un tempo veniva chiamato. Da allora, sia che io abbia prestato servizio in città, sia che le esigenze operative mi abbiano portato in giro per il mondo, Milano è sempre rimasta la mia città di elezione, dove sono sempre ritornato.

Nell’intervista prima citata, il vostro candidato sindaco ha inserito nei suoi proponimenti anche il telesoccorso per gli anziani e il ritorno sul campo del sociale di quelle figure che fino ad oggi hanno telelavorato a causa della pandemia. Ottimi proponimenti, ma basteranno per rimarginare le ferite sociali di Milano?

Milano è una città che è stata duramente colpita dal morbo pandemico e ciò per una caratteristica che è il suo punto forte e, paradossalmente, anche il suo tallone di Achille.

A che cosa si riferisce di preciso.

Al fatto che la nostra città è il capoluogo di una regione di dieci milioni di abitanti (come dire la stessa popolazione della Repubblica Ceca…) e ha una delle più alte concentrazioni industriali d’Europa, il che la pone in quotidiano contatto con mezzo mondo Cina compresa. Questo, ovviamente, nessuno lo scrisse quando la Lombardia divenne la prima regione d’Italia per contagi.

Vede Generale, secondo me in democrazia il potere politico è più credibile e condiviso se chi lo esercita non solo lo fa in nome del popolo ma, soprattutto, in mezzo al popolo. Non credo di aver mai visto, fino ad oggi, l’assessore meneghino alla sicurezza in giro per zone come Quarto Oggiaro, o per la Barona, o per via Corvetto, o per San Siro dove, stando ad alcune ricerche di studenti del Politecnico, gli egiziani gestiscono il racket delle case abusive. Che cosa mi risponde in proposito?

Se oggi chiediamo alla maggior parte dei milanesi chi sia l’assessore alla Sicurezza, credo che nessuno sia in grado di dirlo o ricordare che faccia abbia. La sicurezza va coltivata, occorre avere tutta una serie di indicatori sul terreno in grado di cogliere i segnali della situazione che evolve. Parlo, per esempio, del vigile di quartiere.

Dopo la Milano da bere ne avremo, dunque, una da amare se vincerete voi?

È ad un tempo il mio fermo proponimento e grande sogno far sì che la nostra Milano torni ad essere il faro di un’Italia che riparte.

Per concludere, mi elenca almeno due ragioni per le quali i milanesi dovrebbero votare lei?

Perché posso mettere quotidianamente al loro servizio la mia professionalità e le mie esperienze maturate in Italia e all’estero. E poi… ma no, sennò sembra che io voglia fare il ruffiano.

Non abbia di queste ubbie Generale, conoscere il pensiero a tutto tondo di un candidato è l’obiettivo di questa intervista. Che cosa voleva aggiungere?

Volevo dire – se questo può servire a farsi un’idea di me – che amo veramente Milano e i milanesi: sono trascorsi oltre quarant’anni da quando io e Milano ci conoscemmo e non ci siamo mai più lasciati, figuriamoci adesso che ha bisogno di chi la protegga da quella sciagura che si chiama Sinistra – conclude Mauro Arnò -. Se non è una dichiarazione d’amore questa…

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