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Lettera aperta

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Lettera aperta all’avvocato Sebastiano Francesco Secci presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e portavoce del Roma Pride

Caro avvocato Secci,

nel corso del Roma Pride che ieri ha sfilato per le vie di Roma lei, in veste di portavoce, ha dichiarato alla stampa che «Siamo mezzo milione ma nell’Italia nel 2018 è ancora in dubbio la nostra esistenza. Se i partigiani sono oggi con noi, vuol dire che siamo dalla parte giusta della storia» (Lancio Ansa delle ore 20,25 del 9.6.2018).

Eh, no, caro Secci, lei non è il Padreterno e, quindi, non può decidere in quale parte della storia collocare chi condivide o meno le sue preferenze sessuali e il modo – spesso sopra le righe – di ostentarle! E poi di quale storia parla? Di quella naturale? E nel caso sarebbe lei ad essere fuori da una logica evolutiva eterosessuale che in 4 miliardi di anni non ha mai fallato. In natura, infatti, non esiste nessun organismo vivente omosessuale eccetto l’uomo che lo diviene per deliberata scelta.

D’altronde se l’omosessualità fosse un’inclinazione naturale, un gay dovrebbe possedere gli strumenti idonei a soddisfare questo tipo di attrazione.

Ma i rapporti carnali omosessuali non sono idonei a soddisfare un fine naturale del rapporto sessuale, cioè la nascita della vita. Sarebbe come sostenere che esista un’inclinazione naturale omosessuale al cospetto di una Madre Natura che, paradossalmente, rifiuta alla persona di soddisfarla compiutamente.

Si riferisce, invece, alla storia delle vicende umane? E anche in tal caso sarebbe lei ad essere fuori dal contesto perché anche gli antichi greci, piuttosto tolleranti in fatto di omosessualità, arruolavano gli amanti gay nel Battaglione Sacro Tebano e, poi, li mandavano a scannarsi in guerra, nelle prime linee.

Perciò, caro Secci, non si avventuri su improponibili sentieri storici, assegnando a chi è “diverso” da lei (ma guarda un po’ la coerenza…) una collocazione antistorica e quasi subumana. Peraltro, la invito ad essere più prudente nelle sue dichiarazioni perché – come lei – anche i nazisti credevano di stare dalla parte giusta della storia, e ne erano così convinti che chiamarono addirittura Dio a spalleggiarli nelle loro nefande imprese, facendo incidere sulla placca dei cinturoni dei loro soldati un granitico convincimento: «Gott Mit Uns/Dio è con noi». Dove poi, tutto questo, ci condusse è storia recente perché debba rinfrescarle la memoria. In proposito, se non crede a me che sono un miserabile eterosessuale, chieda lumi ai suoi amici partigiani che, avendoli combattuti, dovrebbero conoscere bene i nazisti, i loro dogmi, i loro metodi.

Il triangolo rosa che i nazisti mettevano in petto agli omosessuali prima di avviarli nei campi di concentramento.

Il triangolo rosa che i nazisti mettevano in petto agli omosessuali prima di avviarli nei campi di concentramento

Si goda, caro Secci, i diritti che – anche grazie a libertari come me – gli ordinamenti le garantiscono. E, soprattutto, ringrazi il Padreterno di vivere in un Paese dove deve difendersi soltanto dalle opinioni contrarie alle sue, di gente che – badi bene – non si ritiene né dalla parte giusta, né dalla parte sbagliata della storia, ma semplicemente dalla parte della natura. O è omofoba anche la natura?

Abbia i miei decurtisiani “indistinti” saluti.

Enzo Ciaraffa

Nella foto grande: Placca del cinturone di soldato prussiano e di soldato della Germania imperiale e nazista

 

 

 

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