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La Rai, da bizzocchera della Costituzione ai filosofi eversori

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Un atto di propaganda sovversiva/eversiva si è compiuto in Rai, sotto i nostri occhi, nella striscia quotidiana di Marco Damilano che sul terzo canale ospitava il filosofo francese Bernard Henry Levy. Quest’ultimo, nel corso del collegamento, ha affermato con veemenza che in Italia siamo sull’orlo di un regime fascista e che il voto del suffragio universale non va rispettato se favorisce partiti che non sono di sinistra

– Enzo Ciaraffa –

Nel 1962 la cantante Mina fu esiliata dalla Rai perché aspettava un figlio senza essere sposata, ciò perché l’ente televisivo pubblico che era nelle mani del democristianissimo Ettore Bernabei intendeva, con quel provvedimento, tenere alta la morale pubblica degli italiani (impresa peraltro impossibile) e rendere, a modo suo, testimonianza dell’articolo 29 della Costituzione, secondo il quale “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.

Ergo, Mina, che non aveva contratto matrimonio, andava cacciata!

Per quanto antidiluviano e ingerente nella vita privata dei cittadini, la messa al bando della bella e brava cantante di Busto Arsizio che per fortuna durò solo qualche anno, rispondeva a una logica perversa e codina quanto si vuole ma era pur sempre una logica: la Rai si assegnava il ruolo di arcigna bizzocchera dei dettami costituzionali. E siccome in Rai al peggio non v’è mai fine grazie alle coperture politiche delle quali gode ogni canale, a distanza di sessant’anni esatti dall’esilio di Mina l’azienda del servizio pubblico (e ribadisco pubblico) si è trasformata da bizzocchera della Costituzione in organizzazione fiancheggiatrice dell’eversione, posto che per la Treccani è eversore chi tende a rovesciare, a sconvolgere l’assetto sociale e statale, anche mediante atti rivoluzionari o terroristici.  

Ebbene, un atto d’incitamento sovversivo/eversivo si è avuto ieri in Rai, sotto i nostri occhi, nel corso della puntata “Il cavallo e la torre”, nella striscia quotidiana curata da Marco Damilano che ospitava il filosofo francese Bernard Henry Levy. Quest’ultimo, in buona sostanza, nel corso del collegamento ha affermato che in Italia siamo nell’anticamera di un regime fascista e che il voto del suffragio universale non va rispettato se favorisce partiti che non sono di sinistra. Come dire che il responso elettorale del prossimo 25 settembre sarà valido soltanto se vincerà il Pd e i satelliti di sinistra. 

La Destra potrebbe vincere democratiche elezioni?

Giammai!

Orsù Centri sociali, estremisti di sinistra, sindacati e informazione schierata, adesso avete anche il filosofo di riferimento per continuare a sfasciare la democrazia e lo stato di diritto.

Con un bel calcio in culo alla Costituzione e a coloro che l’hanno scritta col proprio sangue.  

E questo incitamento subliminale è avvenuto in assenza di controparte, sotto lo sguardo acquoso e atarassico di un giornalista, Damilano, che percepisce la bellezza di 200.000 euro l’anno per la sua “grande” professionalità, il quale ha preso flebilmente le distanze da Levy soltanto dopo che sono insorti il Comitato di Vigilanza Rai, il sindacato Usigrai e il mondo politico di Centrodestra.

Quali che saranno le conseguenze delle polemiche e prese di posizione che sta ancora sollevando la pessima performance di Marco Damilano, che immagino si guarderà bene dal dimettersi per andare più proficuamente a zappare la terra, ho deciso di mettermi alla ricerca di un mezzo legale per non finanziare più un’organizzazione, la Rai, che invece di mantenersi sopra le parti, veicola le farneticazioni eversive di un coglione di filosofo d’oltralpe che è convinto di vivere in piena Rivoluzione d’Ottobre.

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