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La disfunzione di cui nessuno parla

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La disfunzione erettile può comparire a tutte le età e per alcuni maschi può essere un disturbo occasionale, per altri, invece, un problema di una certa portanza. Tale disfunzione è una condizione da non sottovalutare poiché spesso rappresenta un campanello d’allarme per altre gravi patologie
– Enzo Ciaraffa –

Vuoi per millenari tabù, vuoi per retaggio culturale, in Italia soltanto negli ultimi cinquant’anni si è iniziato a parlare pubblicamente di alcune terapie connesse ai vari disturbi della sessualità femminile e maschile. Mentre, però, per le donne è stato facile perché è universalmente accettato che le loro ghiandole sessuali smettano di funzionare col climaterio, per i maschi questo pacifico approccio non è mai esistito a causa del machismo latino che li vuole inesauribili amatori per tutta la loro vita. Figuriamoci se con tali caratteristiche psicosomatiche un maschio nostrano si reca volentieri dallo specialista per parlargli della sua eventuale disfunzione erettile. Perché?

Questa è la prima domanda che faccio al dottor Francesco Gaeta, l’urologo che sono andato ad intervistare nel suo studio a Milano.

Fino a non molti anni fa le possibilità d’intervenire su tali patologie si riducevano alla sfera chirurgica e/o psicologica, almeno fino all’avvento di un composto chimico come il Sildenafil nelle sue diverse versioni commerciali.

Ma quanti sono i maschi italiani affetti da disfunzione erettile e quando tale patologia si manifesta?

A soffrirne almeno in parte è il 13% della popolazione maschile, ossia circa tre milioni di individui. La patologia può comparire a tutte le età e se per alcuni può essere un disturbo occasionale, per altri, invece, diventa un problema di grande portanza. Tale disfunzione, tra l’altro, rappresenta un campanello d’allarme per altre patologie, talvolta anche gravi.

Quali sono le fasce di età maggiormente interessate?

L’incidenza di questo disturbo aumenta con l’aumentare dell’età, passando dal 1,7% nei pazienti di età inferiore ai cinquanta anni, al 48,3% nei pazienti di età superiore a settanta anni.

Quali malattie incidono sulla disfunzione erettile?

Nei pazienti che sono fumatori e diabetici le percentuali aumentano esponenzialmente.

La psicologia c’entra qualcosa nel determinismo della disfunzione?

È possibile intervenire sul disturbo? Con quale terapia?

Il trattamento della disfunzione erettile prevede diverse soluzioni che, però, dipendono dalle cause del disturbo. La più comune forma di trattamento è quella di individuare, modificare o rimuovere, tutte le condizioni a rischio, siano esse rappresentate da errate abitudini di vita, da eccessi alimentari o dall’assunzione di droghe e medicinali che abbiano effetti collaterali deprimenti l’erezione. Quando, invece, il disturbo ha una base psicologica è necessario intervenire con una terapia psico-sessuologica, cui sottoporsi eventualmente con la partner.

Esiste anche una terapia farmacologica…

La terapia di prima scelta è quella orale che è costituita dagli inibitori della 5 fosfodiesterasi, come dire degli enzimi presenti nella muscolatura liscia dei corpi cavernosi del pene. Questa classe di farmaci comprende varie sostanze (Sildenafil, Tadalafil, Vardenafil, Avanafil) ognuna con una diversa durata d’azione, che agiscono inibendo il suddetto enzima, potenziando l’effetto dell’ossido nitrico e garantendo un’erezione più rigida e duratura. Nel 20-30% dei pazienti che non rispondono a tale terapia esiste una seconda opzione che è la terapia iniettiva consistente nell’iniettare un farmaco (la prostaglandina E) direttamente in uno dei corpi cavernosi con un ago piccolissimo, allo scopo d’indurre una erezione in 10-30 minuti. Questo farmaco ultimamente è stato immesso in commercio anche sotto forma di crema intra-uretrale.

Ago e siringa… ma allora siamo ancora all’Ottocento!

Ma no, anzi. A fronte di opzioni terapeutiche sintomatiche, cioè che funzionano solo per il periodo di azione del farmaco assunto, sulla scena è comparsa una nuova opzione terapeutica con possibilità curative e quindi di ripristino della funzione erettile: la tecnologia delle onde d’urto.

Veramente ne avevo sentito parlare già anni fa a proposito della frantumazione dei calcoli renali e della cistifellea…

In effetti quella delle onde d’urto è una terapia sviluppata in Israele alcuni anni fa e, come lei ricordava, viene utilizzata già da tempo per altri distretti corporei.

Come si chiama questa terapia e come funzionano le onde d’urto applicate alla terapia clinica?

La terapia si chiama Eswt Storz, ovvero onde acustiche ad alta energia che, nella fattispecie, vengono applicate a bassa intensità e focalizzate sul pene nel corso di sedute che durano circa quindici minuti, e che vanno ripetute per un totale di sei trattamenti complessivi nel corso di cinque settimane. Da non sottovalutarsi il fatto che la Eswt Storz è riconosciuta dalla Società italiana di andrologia.

Quale effetto hanno le onde sulla disfunzione erettile?

Le onde d’urto stimolano un fenomeno chiamato “neo-angiogenesi”, cioè il graduale sviluppo dei vasi sanguigni che potenziano la circolazione sanguigna nel pene e che, poi, è la causa meccanica del suo inturgidimento.

Come si chiama l’accrocco che utilizza per questa terapia?

Accrocco? Lo Storz Duolith SD1 è una sofisticatissima macchina!

Cosa vuole, sembra tutto così semplice…

In effetti lo è. Vede, il trattamento è assolutamente non invasivo, non richiede anestesia locale, non comporta rischi, dolore od effetti collaterali.

E funziona anche.

In base ai numerosi studi che sono stati effettuati sull’argomento, nel 75-80% dei casi la patologia si è ridotta, o del tutto sparita, sicché i pazienti sono riusciti ad ottenere erezioni soddisfacenti senza ricorrere ad altre terapie. Perfino quei pazienti che non rispondevano alla terapia farmacologica sono ritornati ad avere soddisfacenti risultati con l’ausilio di farmaci che prima risultavano inefficaci.

Possiamo dire allora che i maschi affetti dalle diverse patologie peniene potranno ritornare ad avere ad una soddisfacente vita intima senza far neppure un minuto di ospedale?

Sì, attenzione però a non far apparire taumaturgica quella che, in realtà, è soltanto una terapia clinica ottenuta mediante l’utilizzo di una macchina all’avanguardia.

Il suo è certamente un lavoro delicato… se dovesse condensarlo con uno slogan quale sceglierebbe?

Quello mio ovviamente: «Se la salute si colloca al primo posto l’amore viene subito dopo». Perché rinunciarvi?

Effettivamente…

*Nella foto grande: La reception del poliambulatorio di corso Magenta a Milano

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